A guardarlo bene però, il destino delle molte privilegiate di sangue blu che si sono succedute nella Storia, non appare così felice e dorato. Anche per loro la vita era subordinata al mondo maschile e i loro nomi sono ricordati perché figlie o mogli di qualcuno, più potente e autorevole.
Siamo tutte cresciute ascoltando fiabe che raccontavano di regine, principesse e principi azzurri, e poche sono quelle sfuggite al fascino di corone, diademi, castelli e cavalli bianchi.
A guardarlo bene però, il destino delle molte privilegiate di sangue blu che si sono succedute nella Storia, non appare così felice e dorato. Anche per loro la vita era subordinata al mondo maschile e i loro nomi sono ricordati perché figlie o mogli di qualcuno, più potente e autorevole.
E non dovevano essere contente le figlie, le nipoti e le sorelle dei sovrani quando erano usate come pedine nello scacchiere delle alleanze internazionali, date in sposa per espandere territori, perpetuare dinastie, consolidare ricchezze e potere. Comunque tra loro alcune hanno espresso carisma e forte personalità riuscendo in un certo senso, a liberarsi dalle prigioni dorate in cui dovevano restare rinchiuse. Ma uscire da quelle gabbie è stato sempre pericoloso e prendere in mano lo scettro spesso le ha costrette a passare alla storia come donne dure, insensibili e sanguinarie.
Altre invece hanno regnato per diritto e per merito, governando ampi territori con intelligenza, astuzia, coraggio e grande sensibilità. Ad alcune di loro è dedicato questo capitolo.
Nitocris è ufficialmente considerata la prima regina in Egitto, anche se è molto probabile che prima di lei altre donne avessero ricevuto tale titolo. Del resto, nell’Egitto faraonico, la donna occupava una posizione di alta considerazione. Nel papiro di Harris, il faraone Ramses III scriveva che la donna egizia poteva recarsi liberamente ovunque desiderasse, era dunque ben lontana dall’essere reclusa fra le pareti domestiche e sottomessa all’autorità di un padre o di un marito. I primi Greci che si recarono in Egitto rimasero sorpresi dall’autonomia di cui godevano le donne, tanto che Diodoro Siculo arrivò a sostenere che la moglie in Egitto aveva pieni poteri sul marito. In realtà nessuno dei due sessi predominava sull’altro, grazie ad uno straordinario sistema giuridico l’uomo e la donna erano uguali sia per legge che di fatto. Il nome di Nitocris lo troviamo in una antica lista reale, oggi nota come “Canone di Torino”. Insignita del titolo di “Re dell’Alto e del Basso Egitto”, salì al trono intorno al 2184 a.C., e per alcuni ricercatori il suo regno durò due anni, per altri dai sei ai dodici anni.
In un frammento giunto sino a noi così si legge: “Una donna, Nitocris, regnò; aveva più coraggio degli uomini della sua epoca ed era la più bella di tutte le donne, bionda con le gote rosa. Si dice che abbia fatto costruire la terza piramide”. Una leggenda narra che Nitocris fosse la moglie di un faraone assassinato e che alla sua morte salì al trono e preparò la vendetta: riunì gli assassini del suo consorte in una grande sala sotterranea e allestì per loro un banchetto. Mentre questi gozzovigliavano, fece deviare il corso del Nilo e tramite un condotto allagò la sala, facendoli annegare. Poi si suicidò gettandosi in una camera piena di cenere ardente. Il racconto non trova alcun riscontro storico e noi pensiamo che, come al solito, i posteri, per svilire la figura di una donna al potere, l’abbiano ritratta così malvagia. Ci piace invece pensare che fu una grande regnante che rese prospero e felice il suo popolo.
Irene di Bisanzio è stata la prima donna a sedere sul trono romano d’Oriente non come reggente ma come imperatrice. Originaria di Atene, nacque intorno al 752 d.C. Della sua giovinezza non si hanno notizie. Nel 796 arrivò a Costantinopoli e si sposò con l’erede al trono Leone IV. Andò a vivere nel Sacro Palazzo, una sfarzosa dimora dell’imperatore che aveva cinquecento sale e migliaia di servi ed eunuchi.
In quel periodo sul trono sedeva Costantino V Copronimo, odiato dalla Chiesa perché iconoclasta. Quando nel 775 morì, Leone gli succedette, ma cinque anni dopo morì a causa di una febbre improvvisa e violenta: i sospetti di quella morte caddero su Irene che fu accusata di averlo avvelenato. Il trono era destinato al figlio, Costantino VI, che aveva solo nove anni. La madre si proclamò subito reggente e fino al 791 fu la padrona assoluta dell’impero. Non tutti gradirono questa proclamazione ma Irene contrastò subito gli oppositori ed astutamente posizionò i suoi eunuchi in ruoli strategici del potere. Quando il figlio diventò maggiorenne avrebbe potuto accedere al trono, ma la madre tentò di escluderlo imprigionandolo. Stabilì così che il suo nome doveva sempre precedere quello del figlio e che l’esercito doveva giurare fedeltà solo a lei. Ma gran parte dell’esercito si ammutinò, Costantino VI fu rimesso in libertà dalla stessa Irene e fu proclamato unico sovrano legittimo. L’imperatrice fu così confinata nel palazzo di Eleutherios ma non venne destituita né il suo volto fu cancellato dalle monete. Ma Costantino non aveva il carattere per governare e durante un conflitto fuggì ignominiosamente dal campo di battaglia e restituì lo scettro alla madre. Irene, dopo alcuni anni, decise di farlo accecare e a causa di questa mutilazione morì a soli 26 anni. Irene così restava l’unica padrona dello stato, si fece chiamare “basileus” (re) e non “basilissa” (regina) e con questo titolo poté mantenere il ruolo di capo dell’esercito che, per tradizione, spettava all’imperatore. Tentò subito di ingraziarsi il popolo riducendo le tasse e distribuendo monete d’oro alla folla, ma ciò causò gravi danni all’erario. Fece costruire ospedali, ospizi e alloggi per i poveri, ma non bastò poiché in molti non gradivano per nulla che sul trono di Costantinopoli sedesse una donna. Irene iniziò a perseguitare i suoi nemici reali o presunti. Nel frattempo si verificò un altro evento: papa Leone X/Leone III doveva essere giudicato per simonia, adulterio e spergiuro e solo un imperatore avrebbe potuto fare da giudice nel processo. Poiché Irene era una donna non poteva assolvere a quel compito e così per tutto l’Occidente il trono di Bisanzio si considerò vacante. Nell’802 un gruppo di alti funzionari la dichiarò decaduta; fu arrestata ed esiliata a Lesbo dove morì l’anno dopo. La chiesa ortodossa decise comunque di dichiarala santa per il suo impegno a favore dei monasteri. Fu canonizzata nell’864 e la sua tomba fu distrutta dai turchi nel 1461.
Toda Aznarez fu la prima regina di Navarra dal 925 al 934. Quando morì il marito Sancho I Garcés, fu reggente del regno anche se insieme ai cognati. Solo alla loro morte, dal 933 al 934 guidò il regno da sola aspettando che il figlio raggiungesse la maggiore età per succederle al trono. Visse fino ad ottantacinque anni guidando figlio e nipoti nella conduzione del regno.
La regina Urraca I di León fu la prima donna sovrana, per diritto, regnante in Europa dal 1109 al 1114 e vantò anche il titolo di “imperatrice di tutte le Spagne”. Figlia del re di Castiglia e León, Alfonso VI il Valoroso, dopo la morte del padre e dei fratelli salì al trono. Si narra che soprattutto il ceto nobile non gradisse la regina in quanto avrebbe preferito un re combattivo e valoroso. Così Urraca, che nel frattempo era rimasta vedova, fu costretta a risposarsi con Alfonso I il Battagliero re di Aragona e di Navarra. Quel matrimonio forzato si rivelò un disastro e le forti incompatibilità fra i due coniugi fecero addirittura scoppiare una guerra civile. Tra litigi, dispetti, tradimenti ed intrighi gli abitanti del regno vissero sempre in una fase di instabilità fino a quando la regina Urraca, come raccontano le cronache, morì l’8 marzo del 1126 dando alla luce un figlio illegittimo.
La regina Elena di Gallura detta anche Elèna de Lacon fu la prima donna ad accedere ad un trono sardo per proprio diritto. Fu la prima giudicessa a salire sul trono, dal 1203 al 1218. Già a tredici anni aveva ereditato dal padre lo scettro di Gallura, una regione aspra e desolata abitata “da gente ribelle agitata da lotte, rivalità, violenze e congiure”. Però la Gallura era una terra strategica per il suo posizionamento geografico e infatti Guglielmo di Massima, giudice di Cagliari e di Arborea, andò all’attacco per conquistarla e imprigionò Elena e sua madre. Elena, purtroppo, era sì sovrana, ma non poteva esercitare il suo potere perché donna nubile e doveva necessariamente sposarsi. Lo fece con un cugino del pontefice a cui aveva chiesto protezione nel 1207, ma subito dopo morì di parto dando alla luce il figlio Ubaldo.
Per le regine, un anno importante fu il 1713 quando, Carlo VI d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, elaborò e fece approvare dalle altre monarchie europee, la cosiddetta “Prammatica Sanzione”, che stabiliva che in mancanza di un erede maschio, il diritto di successione al trono, poteva essere trasmesso alla prima figlia femmina. E fu grazie a ciò che Maria Teresa d’Asburgo, a ventitre anni, poté ereditare la corona d’Austria e regnare sui possedimenti della Casa d’Asburgo come arciduchessa regnante. Maria Teresa fu una sovrana illuminata che introdusse varie riforme strutturali per modernizzare l’Austria affrontando con buon senso questioni politiche ed economiche. Proprio in campo economico dimostrò competenze superiori ai monarchi degli altri stati nazionali e in una lettera indirizzata al suo cancelliere, all’età di ventisei anni, scrisse: “Più ci penso più mi sembra chiaro che in nessun luogo, nei domini, il commercio e l’industria hanno le cure necessarie; e tuttavia essi sono l’unico mezzo per creare benessere al paese e attirare denaro straniero”.
Soppresse dazi e pedaggi interni per dare slancio all’economia. Cancellò molte regole del rigido protocollo di corte e abolì la tortura. Diede impulso alla riforma del settore amministrativo e di quello giudiziario. Modificò anche l’istruzione scolastica fino ad allora nel dominio della chiesa e, contro il parere dei proprietari terrieri creò una scuola pubblica che garantiva l’istruzione a tutti. Ci sono anche delle ombre sul suo operato, come per esempio una riforma universitaria che mise in difficoltà scienziati e liberi pensatori. Anche in politica estera commise il grave errore di riconquistare la Slesia; l’impresa costò più di trentamila morti e lei, con dolore, si rese conto troppo tardi che era stata un’inutile carneficina. Morì nel 1780 dopo quarant’anni di regno. Fu l’unica donna sul trono asburgico ed è considerata tra le migliori teste coronate dell’Austria.
Guglielmina fu la prima regina dei Paesi Bassi. Nacque a L’Aia il 31 agosto del 1880 e salì sul trono a soli dieci anni con la reggenza della madre Emma. Suo marito, insofferente al ruolo di principe consorte, si sentì un elemento decorativo, sempre un passo dietro alla moglie per rispettare l’etichetta, ed in effetti, Guglielmina lo tenne sempre in disparte nell’esercizio del potere. Altera, fiera e un po’ ribelle, mal sopportava chi tentava di imporle altrui idee o poteri. Governò il suo Paese rispettosa dei limiti imposti dalla Costituzione, nelle scelte non si fece mai influenzare da alcuno e dimostrò un’ottima capacità nella gestione delle sue finanze e dei suoi investimenti, tanto da divenire una delle donne più ricche del mondo. Quando nel 1940 i tedeschi tentarono di imprigionarla, si esiliò a Londra con il suo governo e da lì, tramite numerosi appelli via radio, incitò il popolo olandese alla resistenza contro l’occupazione nazista. Contrastò i piani finanziari dei tedeschi che tentavano di accaparrarsi la riserva petrolifera olandese riuscendo a far salire le azioni a prezzi impossibili da acquistare. Winston Churchill la definì “il solo uomo fra tutti questi capi di stato in esilio”.
Ester Rizzo da “Le Mille: i primati delle donne”
1 commento
Mi sa che la storia del mondo “tutto il mondo ” non la conoscete bene.