Le relazioni sono un’arte che si struttura e consolida nell’arco di una vita. Le relazioni sono qualcosa di cui abbiamo bisogno per impegnarci attivamente ogni giorno.
La spiegazione di come i diversi progetti siano complementari alla vita di relazione che mi circonda, è una delle risposte che convalida la mia ipotesi. Il mio lavoro tocca così tanti spazi apparentemente disparati: rapporti interpersonali, visite ostetriche e ginecologiche, consulenze sessuologiche, dibattiti sulla mascolinità, desiderio, conflitto e molto altro ancora. Non sono certa di poter sintetizzare quali siano gli stimoli che giornalmente ricevo dalla giornata di lavoro, tuttavia sento che le connessioni con me stessa siano sincroniche con quello che mi accade. Mi sono resa conto che un lavoro sull’arte delle relazioni ti conduce verso una formula di continua riparazione di rapporti nello scambio del prendere e del ricevere.
Sono alle prese con l’Arte del Noi. Navigare nelle acque complesse delle relazioni intime è un compito che richiede competenza, prima tra tutte di una spiccata sensibilità personale. Ho costruito la mia professionalità guidando le persone attraverso quelle conversazioni importanti e difficili, semplicemente rendendole consapevoli di quello che possiedono e non sanno di avere. Questo conduce a diagnosi, cura di malattie, ma anche a creare competenze da leader o semplicemente di persone emozionalmente competenti.
Se il mio lavoro è fortemente improntato dal colloquio con le donne, sullo sfondo di ogni situazione riesco spesso ad immaginare un partner invisibile. Dunque, la condizione di essere al cospetto di situazioni di coppia o di singoli, non risulta per me molto diversa, semplicemente impone una scissione della coppia per meglio esaminare la parte maschile o femminile separatamente. In termini sistemico relazionali appare spesso un conflitto che non è reale, bensì assume delle sfumature inconsce e si manifesta nella sessualità. Praticando l’Arte delle conversazioni difficili si acquisisce una speciale inclinazione nell’esteriorizzare i paradossi della comunicazione e nel prendere in carico le tensioni della coppia, per sezionarle ad una ad una, ed evidenziare le responsabilità del singolo. Un approccio all’inconscio è necessario per arrivare alla soluzione di paradigmi apparentemente di natura sociale, economica o disfunzionale. Portando diversi esperti ad tavolo di lavoro multidisciplinare e aprendo la parola sull’attuale crisi culturale delle relazioni di genere, senza dare peso a colpa né vergogna, si apre una sfida a chi vorrebbe escludere gli aspetti psicologici e relazionali.
I miei colleghi organicisti stentano a risolvere questioni più profonde perché sono inclini a guardare i deficit, piuttosto che ad immergersi in mare aperto nei paradossi e nelle aspettative che mettono sia gli uomini che la società in un doppio legame biunivoco. Se si apre la scatola nera nel modo giusto, si ha la possibilità di sfruttare il potenziale unico di questo momento sociale , ricco di paradossi ed estrinsecazioni, per comprendere la delicata formula della vita al mondo d’oggi.
Tutto ciò si adatta perfettamente alla mia vita personale: quando mi chiedo il perché delle relazioni, come principio organizzativo delle vite degli altri, miglioro la soluzione di alcuni piccoli problemi della mia vita stessa. Si intersecano tante problematiche: dalla nostra salute, al lavoro, all’attività politica e alle dinamiche domestiche. Suggerire che abbiamo solo bisogno di coltivare le abilità relazionali a lavoro sarebbe molto riduttivo! Non funziona in questo modo. Le relazioni sono qualcosa di cui abbiamo bisogno per impegnarci attivamente ogni giorno, in tutti i momenti della giornata, e viceversa chi non è incline alle relazioni si auto sabota nella scelta di un lavoro che le allontana quasi naturalmente per buona parte della giornata. Le nostre esigenze relazionali si adattano alla realtà che ci circonda e la costruiscono a seconda della nostra comprensione dell’arte del vivere.