Sostiene di essere timida e di avere rifiutato di presentare un Festival di Sanremo, quello vinto da Modugno con “Nel blu dipinto di blu”, per il timore del contatto diretto con il pubblico in sala, panico da palcoscenico. Dice di sentirsi invece assolutamente a suo agio in studio davanti alle telecamere e a quella lucetta rossa che le ricorda di essere in onda.
Non ama le esagerazioni, cerca la misura e quell’eleganza discreta che le assomiglia; è spontanea, generosa, ironica, costantemente creativa, acuta, curiosa di fronte ad ogni trasformazione. Sa cosa voglia dire sperimentare e anche per questo non teme il nuovo, anzi non potrebbe farne a meno. Quando scrive non si limita a descrivere ma sa mostrare al lettore quello che lei stessa vede mentre crea, e deve questa sua abilità probabilmente alla sua capacità di stare interamente nel presente ma anche alle sue esperienze come fumettista; quando parla cattura l’attenzione di chi l’ascolta perché nella sua voce c’è lei tutta intera, con i suoi pensieri, le sue emozioni, la sua cultura, la sua immediatezza.
E’ stata allieva di Nicola Abbagnano, di Jean Paul Sartre e ha conosciuto Simone de Bevouir; Giorgio Gaber provava le sue canzoni nel salotto di casa sua e del marito Vitaliano Damioli, Dario Fo le ha insegnato a ridere di se stessa, Enzo Tortora è stato un suo grande amico.
Sto parlando di Elda Lanza, classe 1924, giornalista, scrittrice, docente di comunicazione e di corsi sull’ evoluzione del costume, una splendida donna che oggi ha 94 anni e che non direbbe mai di no quando si tratta di comunicare, comunicarsi e condividere. Come ha sempre fatto nella sua vita, non tirandosi mai indietro rispetto ad ogni provocazione creativa. Ad un certo punto della sua carriera televisiva e giornalistica ha pensato bene di allentare quella attività, dando vita ad una agenzia di comunicazione d’impresa, e da quel momento si é occupata di moda e di fotografia, ha scoperto il valore di Giorgio Armani, ha avuto a che fare con Ferré, Capucci ed é stata trampolino di lancio per molti giovani talenti diventati poi maestri della moda italiana.
Riassumere qui la carriera di Elda Lanza è quasi impossibile e forse è anche inutile. Mi piacerebbe di più raccontare il suo sguardo penetrante e caldo, la sua voce decisa e armonica, il su sorriso che spesso si apre in una sonora risata. Mi piacerebbe irradiare la sua saggezza, la sua ironica follia, la sua intelligenza profonda e leggera.
Prima presentatrice della Televisione Italiana, l’8 settembre 1952 ha dato il via alla prima trasmissione sperimentale della Rai e dal 1954 ne ha presentato le trasmissioni ufficiali. Parlando del suo lavoro di quegli anni lo definisce “manovalanza” al servizio delle telecamere, dei cameramen, dei registi, ben lontana quindi da quei divismi egoici cui, negli anni, ci siamo abituati. Elda Lanza si definisce un’antidiva ed effettivamente lo è stata e continua ad esserlo, nonostante ancora oggi risponda ad interviste, giri l’Italia presentando i suoi numerosi libri che ha iniziato a pubblicare già avanti negli anni. Dal 1994 ad oggi ho contato più di una quindicina di romanzi pubblicati!!!! Credo abbia battuto qualsiasi record… Ha molto lottato per i diritti delle donne e militato nel movimento femminista con l’obiettivo non di separare ma di integrare. Obiettivo che in quegli anni era all’avanguardia.
Mi piace molto Elda Lanza e la inserisco con gioia tra le Donne Eccellenti non solo per le sue numerosi doti, per il suo eclettismo, per la sua professionalità ma anche per quello che una donna come lei può regalare a tutti noi, l’entusiasmo di affrontare la vita come un prezioso dono, come una caccia al tesoro in cui, di tappa in tappa si continua a crescere. E chi mi conosce sa quanto sia importante per me affrontare l’esistenza tappa dopo tappa, con la certezza che il tempo che passa sia l’occasione per scoprire sempre nuove sfumature. Questo ci regala Elda Lanza, la speranza che domani sia una nuova occasione, a qualunque età. La certezza che l’invecchiamento anagrafico non coincida con quello interiore e nemmeno con quello esteriore. La gioia di scoprirci dee proprio quando temevamo di perdere luce. La capacità di celebrare il presente e di trasformarlo nella nostra eccellenza. L’opportunità di trasformare ogni nostra esperienza di vita in sempre nuovi semi creativi. La bellezza di rompere gli schemi con eleganza e con classe.
*Come è arrivata, prima presentatrice della Rai, alla televisione, prima ancora che iniziasse a trasmettere?
Vorrei poterle dire che è successo ‘per caso’ come accadono molte cose, anche importanti, nella vita. Invece qui il caso ha giocato con quello che ero, una giornalista di Grazia che scriveva di arredamento – per passione. Attilio Spiller, neo direttore della TV che non c’era, pensando a una trasmissione per le donne sfogliava le riviste femminili in cerca di idee. Trovando piacevole e interessante un mio articolo mi ha invitata in Corso Sempione, 27 alla RAI per parlarne: cercava qualcuno che scrivesse i testi per una presentatrice bellissima che stavano cercando. Per lui sarei andata bene per i testi, ma per il video non ero abbastanza affascinante. Invece per il regista Franco Enriquez, che assisteva al colloquio, io ero perfetta. Carina, parlavo con competenza, avevo una voce che colpiva. Quattordici provini e l’8 settembre 1952 ore 21,30 si e’ accesa la lucina rossa della telecamera e io ho detto il primo Buonasera della televisione italiana. Quindi, il ‘caso’ sì – ma lì c’ero io con la mia voce, la mia cultura universitaria, la mia educazione, la mia voglia di mettermi alla prova.
* Come era l’ambiente nel mondo dello spettacolo allora? E che tipo di libertà avevate in televisione …
Era una televisione molto legata alla Chiesa. Non potevamo usare parole di uso corrente se avevano un significato ambiguo come, ad esempio, “membri” del governo. Io parlavo alle donne, ero libera secondo coscienza – e sono stata lasciata particolarmente libera: nella mia trasmissione abbiamo parlato di matrimoni e di divorzi, di diritti e doveri delle donne, di nascite… Sinceramente si sono sempre fidati del mio buon senso.
*E come giudica la televisione e il mondo dello spettacolo oggi?
La televisione di oggi deve superarsi, mettersi in gioco contro la concorrenza, vincere sull’auditel – che ha aiutato la TV a sopravvivere ma l’ha rovinata. E’ in generale – a parte punte altissime di cultura e di straordinaria esecuzione, una televisione gridata, sfacciata, spesso volgare. Non é colpa della televisione, è colpa nostra: basterebbe usare il telecomando.
*Cosa ha imparato di sé in quegli anni?
Ho imparato a valorizzare quello che sapevo e quello che ero: educazione, studi, letture, incontri… da tutti ho imparato qualcosa, con gratitudine. Anche verso chi mi ha aiutata criticandomi.
*Cosa significa per lei il tempo che passa e cosa significa per lei adeguarsi ai tempi che cambiano?
Dovrei risponderle sull’onda dei principi filosofici dei miei studi universitari. Ti accorgi del tempo che passa quando è passato e ti adegui vivendolo. Ti opponi e tenti di resistere soltanto se sei stupido.
*Quali sono i suoi segreti dal punto di vista esistenziale, quelli che la fanno essere ancora oggi così piena di vita e di voglia di creare?
La verità è che non ci sono segreti, altrimenti li venderebbero a caro prezzo. Io sono quella che sono perché sono stata progettata per essere soltanto così. Non sapremo mai quanto avrei potuto essere migliore o peggiore – forse non mi sarebbe piaciuto.
*Quali sono stati i più grandi dolori della sua vita e quali le più grandi gioie?
I grandi dolori e le grandi gioie li misuri a consuntivo, mai mentre li vivi. Di uno soltanto sono sicura: la nascita di mio figlio Massimo. Il resto m’è passato accanto lasciandomi ricordi.
*Ecco, suo figlio, Max Damioli, formatore, clown, attento al benessere e alla comunicazione. Condivide il “sentire” di suo figlio Max ?
Posso rispondere soltanto per me. Massimo è stato importante nella mia vita non soltanto come e perché figlio – molto atteso e molto amato. E’ stato e continua a essere importante come persona, altro da me.
*Lei si è sentita diversa in alcuni momenti della sua vita e perché?
Si è continuamente diversi, non soltanto perché si invecchia o si diventa grandi. La diversità – cioé quella che sei diventata rispetto a quello che eri – la misuri alla fine del percorso, non mentre sei in marcia. A volte, con la nostalgia di una carezza, mi sembra di avere tre anni – i miei tre anni senza carezze.
*In lei ragione, sentimento, emozione si muovono nella stessa direzione e procedono parallele oppure spesso divergono?
Per fortuna divergono, si trasformano, spariscono e ritornano.
*Cosa le fa più paura e cosa più la imbarazza nella vita?
La stupidità. E quando è femminile, alle donne costa un prezzo molto alto..
*Com’è il suo rapporto con le donne?
Tumultuoso. Io mi aspetto sempre qualcosa di più. Dalle donne io mi aspetto molto e quando le giudico inferiori non alle mie aspettative – non sono la misura di niente – ma a quello che la donna è e può essere per se stessa e per la società nella quale viviamo, certo mi demoralizzo. Il tumultuoso nasce da li’ . Dopo tanti anni vorrei che fossero consapevoli di essere un valore insostituibile. Una scoperta straordinaria. Un apporto eccezionale alla società e alla vita. Senza pretendere di andare sulla luna: ma vivendo, lavorando, pensando da donne.
*Come vede la situazione delle donne oggi?
Molto è stato fatto dalle donne. La cosa importante ora non è quanto ci resta ancora da fare, ma come sapremo farlo accanto agli uomini.
*E’ quindi fondamentale l’integrazione?
Si’ sono convinta che se siamo diversi non e’ soltanto perche’ dobbiamo essere in due diversi per fare un figlio o per trovare l’amore sublime. Siamo diversi. Se impariamo a conoscerci meglio, senza pregiudizi. Se impariamo a rispettarci nella nostra diversità, a cogliere il meglio nella diversità dell’altro, non da uomo e donna, ma da esseri umani intelligenti e attivi, forse, allora, avremo finalmente un mondo migliore.
*Qui di seguito alcuni tra gli aspetti energetici del Femminile: introspezione, affettività, intuizione, empatia, emozionalità, ascolto, accoglienza, sintesi, pensiero circolare, non giudizio, accudimento, inclusività . In quali di questi si riconosce di più, in quali di meno? E perché?”
Credo di poterle rispondere con le parole di Rita Levi Montalcini. Ritirando l’Oscar ha detto di essersi lasciata guidare, nella sua scoperta, dalla serendipità. Che in un’intervista a me ha tradotto, con un guizzo nello sguardo, in intuito. Ecco, credo che la qualità indispensabile alla base di quegli aspetti energetici che noi riconosciamo alle donne sia l’intuito. Se lei accosta l’intuito a ciascuna delle qualità che mi ha descritto, si accorgerà che senza intuito ognuna di quelle qualità non potrebbe esistere, non sarebbe qualità. Mi riconosco, in tutte genericamente e non necessariamente nella stessa misura, attraverso l’intuito che Rita Levi Montalcini mi ha insegnato a riconoscere.
*Tutti questi anni con suo marito, Vitaliano Damioli..
Si.. Nel nostro matrimonio hanno giocato ruoli importanti la nostra eta’, le nostre ascendenze, le nostre passioni. Siamo cresciuti insieme, profondamente diversi.
* E cosa consiglia alle giovani coppie che stanno per iniziare una vita insieme?
Alle giovani coppie dico da sempre di non ascoltare nessuno: neppure il barman più esperto del mondo farà mai due cocktail esattamente identici, perché due coppie?
*Lei ha sempre scritto molto ma la pubblicazione dei suoi innumerevoli romanzi è iniziata piuttosto recentemente. Cosa l’ha portata alla narrazione e al romanzo giallo?
Non avendo mai letto un libro giallo in vita mia ho scritto una storia e mi hanno spiegato che era un ‘giallo’. Mi sono divertita e ho continuato. Smetterò quando diventerà un lavoro
*Da dove arrivano le trame dei suoi romanzi?
Da quel pozzo senza fondo, per fortuna non uguale per tutti, che si chiama fantasia.
* Il suo protagonista principale, l’avvocato Max Gilardi.. Come è possibile mettersi nella testa di un uomo per raccontare una storia?
Ho scelto la strada più semplice: Max Gilardi sono io. Lui pensa, ride e soffre non come voglio io, ma come io sono capace di pensare ridere e soffrire io.
*In libri come “La bambina che non sapeva piangere” e “Uomini, la stupidità in amore è una cosa seria” quanta parte di lei è impastata con gli episodi, i ragionamenti, le emozioni, i sentimenti espressi?
Assolutamente tutto, completamente. Non importa che quello che è scritto sia realmente successo a chi lo scrive, importa che abbia fatto parte della sua vita . Una cosa pochi sanno: uno scrittore può raccontare una storia inventata ma non può mai mentire sui sentimenti. Quelli deve averli vissuti.
*Perché un libro sul bon ton oggi e cosa significa oggi seguire il galateo? Forma o sostanza? Cosa possiamo dire della educazione e del buon senso attuali?
Iniziamo chiarendo che galateo e educazione NON sono la stessa cosa. Il galateo è un codice di elementare buon senso (il cucchiaio a destra perchè si usa con la destra, la forchetta a sinistra…) e si impara se se ne ha voglia, se serve, se incuriosisce. Non morde e non fa male, soprattutto vivendo in mezzo a persone che lo conoscono e lo praticano. L’educazione è affezione, è empatia, non si impara dai libri (il galateo sì) ma dalle persone educate, dalle persone che si amano. Oggi c’é voglia di galateo (chiamato per errore anche bon ton che è un’altra cosa ancora) – meno di educazione: sul galateo si possono imparare quattro formulette, sull’educazione no, bisogna averla nel cuore.
*Quali sono i punti di forza e punti di fragilità di questo tempo presente?
Risposta purtroppo ovvia: punto di forza e al tempo stesso della massima fragilità è la voglia e il bisogno che tutto migliori.
*E quali sono i più frequenti luoghi comuni oggi?
Il luogo comune è che questo miracolo dipenda da altri, mai da noi stessi.
*La sua parte saggia e la sua parte bambina oggi, alla sua età, vanno in direzioni opposte oppure si danno la mano e vanno nella stessa direzione?
Spero ardentemente che continuino ad andare dalla stessa parte. sono andate così d’accordo sino a ora!