Grazie alla testimonianza di 30 donne Italiane è stato raccolto così un inquietante collage sull’identikit del “Mostro italiano”.
Ho sempre amato gli uomini.
Ho sempre provato una naturale simpatia per il genere maschile. Sarà forse per il grande amore che ho avuto per mio padre che crescendo mi aspettavo di incontrare uomini altrettanto buoni.
Purtroppo il mondo del lavoro non mi ha riservato le stesse gentilezze e la stessa educazione paterna.
Cosi mio malgrado ho capito che non tutti sono uguali.
E così dopo aver vissuto numerose brutte esperienze in contesti lavorativi, alcuni tristissimi ricatti sessuali (a cui ovviamente non ho ceduto), apprezzamenti eccessivi e anche battute pesanti ho sentito il dovere di confrontarmi con altre donne e raccogliere le loro testimonianze.
Così dopo una lunga riflessione e selezionando alcune evidenze ricorrenti ecco emergere l’identikit del molestatore.
Cosi ho domandato alle nostre donne italiane dei settori più vari se nel loro percorso abbiano mai incontrato un molestatore, un ricattatore aziendale, un collega eccessivo, un cliente imbarazzante.
Ecco cosa è emerso dal nostro Paese:
Grazie alla testimonianza di 30 donne Italiane ho raccolto così un inquietante collage sull’identikit del “Mostro italiano”.
La prima domanda è anche in Italia ce ne sono?
La risposta è sì ahimè Si, ce ne sono tanti, ogni intervistata ne descrive anche più di uno.
In quali settori li troviamo?
Ovunque: i mostri italiani transitano e operano In ogni ambiente lavorativo: spettacolo, università, aziende politica, persino nel giornalismo.
Qual è la prima più grande violazione morale che compiono?
L’out out: frasi
come <o ti Concedi o sei fuori>> <<per aver il posto devi ….>>
E la seconda violazione?
L’abuso del potere e del ruolo gerarchico che viene utilizzato non solo come strumento di scambio,
Ma anche in funzione punitiva come ammonimento. Ad esempio chi si rifiuta non farà mai carriera.
Più raramente i Mostri italici passano a assaltare le malcapitate, rari ma accadono sono i palpeggiamenti, le pacche, più ricorrenti le frasi pesanti.
Qual è il contesto in cui avviene la molestia?
Non tutti, ma alcuni si prendono libertà sul luogo di lavoro, spesso giocando sull’effetto sorpresa e approfittando di luoghi di passaggio come l’ascensore, o luoghi chiusi tipo la libreria, l’archivio, persino la toilette.
A volte i colleghi sono proprio i primi diretti testimoni degli episodi e ahimè tacciono.
Qual è la preda ideale del “Mostro italiano”?
Il predatore italico punta tutte, propri tutte le donne di tutte le età, ma spesso la vittima prescelta è l’ultima arrivata e la più giovane.
E i colleghi?
I colleghi anche in questo caso tacciono, a volte ahimè per paura o per indifferenza sono complici: sanno ciò che accade o sta per accadere, ma non intervengono.
Qual è la conseguenza del rifiuto?
Il più delle volte le intervistate raccontano che il molestatore se riceve un secco e deciso rifiuto si ritira nel silenzio, ma in alcuni casi soprattutto se il messaggio non è deciso e incisivo e rimane una gentile relazione di lavoro il mostro ritenta più e più volte approfittando della posizione professionale superiore e del silenzio della malcapitata.
Alcune intervistate poi narrano come il mostro italico non corrisposto si possa incattivire punendo la preda impertinente con chiusure definitive alla carriera e a volte offese personali.
Sono storie che fanno pensare:
Chi restituirà alle donne vittime di molestie la serenità lesa?
Chi risarcirà il danno di una carriera bloccata o di un lavoro perduto?
<< una donna Puo’ dire NO, ma non e’ giusto che la negazione ti privi di un diritto cioe’ il lavoro – una casa – un ambiente lavorativo sereno!>>
E quante donne sono consenzienti? quanto è diffusa in Italia la mercificazione del corpo femminile a scopo di carriera? e quante donne
cedono a questo tipo di ricatti e molestie?
Quante invece denunciano?
Può l’istituto del Whisteblowing essere sufficiente a fermare questo strano approccio al corpo?
Divertente la teoria sul bruttino che si vendica.
In ogni caso fa riflettere l’invito di Susy Blady di passare da una logica dell’autorità a una logica inclusiva. Blady invita a passare a una logica
del seno: <<È una parte del corpo che da, che dona, che si prende cura una caratteristica che noi dobbiamo esaltare. Quindi sostituiamo a una logica fallica la logica del seno.>>