Rangiroa: ‘la cerise sur le gâteau’. E’ diversa dalle isole viste fino ad ora, non ha montagne che la rendano riconoscibile e ne disegnino il carattere. Rangiroa è un atollo, ma non di quelli che abbracci interamente con lo sguardo, è grande, ma proprio grande, al suo interno ci potrebbe stare tutta l’isola di Tahiti.
Il viaggio da Bora Bora a Rangiroa dura circa 1 ora. In aeroporto si rivedono le stesse facce e si ritrovano le nuove amicizie con cui condividere esperienze e informazioni per poi salutarsi con un arrivederci (al prossimo aeroporto o a quando? Mah, comunque è divertente questa fratellanza!)
Rangiroa è diversa dalle isole viste fino ad ora, non ha montagne che la rendano riconoscibile e ne disegnino il carattere. Rangiroa è un atollo, ma non di quelli che abbracci interamente con lo sguardo, è grande, ma proprio grande, al suo interno ci potrebbe stare tutta l’isola di Tahiti (così, tanto per avere un’idea…. )
Un solo motu è abitato, quello con la capitale Avatoru e l’aeroporto.
Qui non abbiamo prenotato macchine per muoverci, perché il motu è lungo circa 10 Km e ha un’unica strada che lo percorre, quindi la bicicletta sarà il nostro mezzo di trasporto.
La vita sul motu è tranquilla e ferma ad anni fa, la connessione è ballerina e dopo i primi tentativi di restare legati al solito mondo, si usa il cellulare per fare qualche foto o per muoversi nel buio, perché anche qui è buio buio, e le stelle si vedono come non mai. La sera tutto è calmo, il mare e il vento e c’è silenzio attorno e una pace che non ricordavo..
Il mare è di una bellezza incredibile, con i soliti azzurri trasparenti che non smetteresti mai di guardare, popolato da pesci colorati di ogni genere e da squaletti pinna nera o da squali limone che vedi anche dall’esterno, quasi non serve fare snorkeling!
Cerchiamo un supermercato per procurarci il necessario per la colazione (a cui parteciperà, ogni mattina, una gallina coi suoi pulcini) e ci accorgiamo di come la vita qui sia diversa da quella che conosciamo: siamo in mezzo all’oceano e siamo veramente in un luogo poco popolato e lontano da tutto! Infatti i supermercati non offrono molto, in pratica quello che è rimasto dall’ultimo rifornimento, e allora capisci perché quando arriva il nuovo carico, le donne, coi loro pick-up, fanno incetta di frutta, verdura e yogurt e se arrivi tardi… trovi quello che hanno lasciato. Bisogna quindi adeguarsi ai ritmi locali…
Non c’è traffico sulla strada, solo i soliti pickup che, a quanto pare, sono le macchine preferite dai locali e un certo numero di biciclette. Ci si incrocia e pedalando ci si saluta, ci si ferma a chiedere e dare informazioni, si scambiano due parole e dopo un po’, è come se ci si conoscesse tutti… e poi ci si ritrova alle 17 alla pass di Tiputa a guardare i giochi dei delfini che saltano nella corrente che si forma per effetto delle maree. Che spettacolo! Tutti incantati come bambini e tutti muniti di apparecchiature foto-cine per immortalarne i salti. E poi veloci, bisogna pedalare verso casa prima che scenda il buio perché la strada non è illuminata e le bici non hanno fari e quindi diventa pericoloso, ce l’hanno raccomandato al noleggio, “rientrare prima che scenda il buio”! Però è un peccato non potersi fermare perché ogni sera, sul piazzale dell’aeroporto, il personale di terra (mentre aspetta l’ultimo volo), si riunisce a improvvisare una jam-session di musica polinesiana così coinvolgente che vorrei stare lì ad ascoltare… ma non c’è tempo, la musica comunque mi accompagna per un po’, portata dal vento…
Prenotiamo un’escursione a Lagon Bleu (una laguna nella laguna): un’esperienza che ricorderò per sempre, sia per la bellezza dei luoghi incontaminati che abbiamo visto, sia per il ritorno, veramente adrenalinico. Lagon Bleu si raggiunge dopo un’ora di barca veloce da Avatoru, navigando all’interno della laguna di Rangiroa. Quando il capitano prima di partire ci dice “Oh aujourd’hui ça bouge un peu, parce-qu’il y a du vent” non avevo dato nessun peso alle sue parole. In fondo, avevo pensato, siamo pur sempre dentro la laguna, con il reef che ci ripara dall’oceano aperto. Peccato che, considerate le dimensioni della laguna, se c’è vento, le onde ci sono eccome! Comunque il nostro capitano, ragazzone dalle fattezze maori, un po’ sovrappeso ma con muscoli di tutto rispetto, ci ha portati a destinazione. E lì abbiamo scoperto un altro paradiso perché, a quanto pare, in Polinesia di paradisi ce n’è più d’uno: acque tranquille, cristalline, azzurre e acquamarina, circondate da motu ricoperti di palme da cocco che si piegano verso il mare (quelle tipiche da foto-cartolina) e spiagge coralline bianchissime e l’immancabile cielo blu. Si può camminare da un motu all’altro, l’acqua sempre alle ginocchia e si incontrano uccelli e tanti squali pinna nera. È in pratica la nursery degli squali: qui sono protetti e, visto che non attaccano l’uomo e il posto è incredibile, facciamo il bagno con loro che, devo dire, sono abbastanza schivi. Se ti avvicini si scansano.. incredibile, vero? Così passano le ore nel nuovo paradiso, ma… al momento di lasciarlo, il capitano ci fornisce delle cerate.. sì, perché il vento è ancora più forte e soprattutto avremo il mare contro… Mi vesto e mi siedo attaccata saldamente ad un montante della tettoia della barca, e lì capisco cosa vuol dire ‘ça bouge’. Io comunque guardo indietro, così non vedo le onde che dobbiamo superare (che mi fanno sempre un po’ impressione) e soprattutto mi riparo dagli schizzi che sono delle vere docce fredde… A metà strada ci sorprende anche una tempesta di pioggia: ok, penso, per fortuna manca poco (sempre essere ottimisti!)
Quando arriviamo in hotel mi butto sotto una doccia bollente per riscaldarmi e sciogliere la tensione.. ma che foto abbiamo fatto e che ricordi porterò con me!
Nei giorni seguenti pedaliamo alla scoperta del motu e torniamo sempre all’appuntamento coi delfini. Strana sensazione pedalare sentendo il mare da entrambe le parti, non mi era mai capitato e, se si ascolta bene, il rumore del mare è diverso, da una parte è forte (ed è da lì che arriva il vento fresco che rende più leggera la pedalata), dall’altra è più tranquillo. Scegliamo di percorrere alcune stradine sterrate che scendono al mare interno tra la folta vegetazione di palme e ci accorgiamo che quelli che sembrano sassolini bianchi in realtà sono pezzetti di corallo di varie dimensioni o conchiglie… in mezzo a tanta bellezza, qualche casa ogni tanto, cani che gironzolano tranquilli e dei ponticelli per superare i canali che si formano quando il mare sconfina oltre la barriera corallina ed entra per ricongiungersi alla laguna. E lì penso a quanto possa essere fragile un posto così bello ma così esposto, e ancora una volta sono felice per aver avuto la fortuna di averlo potuto vedere.