“Oro Rosso” un libro reportage sulle donne che raccolgono e confezionano il cibo in tre nazioni che si affacciano sul mediterraneo: Italia, Spagna e Marocco, fra i maggiori esportatori di frutta in Europa e nel Mondo.
Le consigliere di Parità provinciali e regionali di Puglia e la Consulta femminile della Regione Puglia hanno organizzato l’incontro “ORO ROSSO – Caporalato di Genere, molestie sessuali e sfruttamento nel Mediterraneo” a cura di CREIS, presso il colonnato del palazzo della Città Metropolitana.
Durante l’incontro è stato presentato il libro inchiesta della giornalista Stefania Prandi “Oro Rosso” e la mostra fotografica correlata ad opera della stessa giornalista.
Ha introdotto gli interventi Stella Sanseverino, Consigliera di Parità della Città Metropolitana e Consigliera di Parità Regionale supplente. Di seguito sono intervenute Anna Grazia Maraschio, Consigliera di Parità della Regione Puglia, Francesca Bagni Cipriani, Consigliera Nazionale di Parità, nominata dal Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali, Serenella Molendinii, Presidente di CREIS (Centro Ricerca Europea per l’Innovazione Sostenibile) e Consigliera di Parità Nazionale supplente, Introna vice sindaco del Comune di Bari, Emanuela Rosa, responsabile Inner Wheel, Bari Levante, Antonella Morga, Segretaria regionale CGIL, Pietro Buongiorno, Presidente UILA, Serena Laguaragnella, Responsabile regionale CISL Donna, Francesca Negro, FAI CISL Ta-Ba.
E’ intervenuta anche Matilde Gasparri Zezza, Governatrice Inner Wheel Distretto 210- Puglia, Campania e Basilicata.
Stefania Prandi, giornalista ed autrice del libro ed ideatrice della mostra, ha illustrato i contenuti e come sia nata l’iniziati di raccolta di testimonianze per 2 anni in tre nazioni diverse.
Ha concluso l’evento Vera Guelfi, Presidente della Consulta Femminile della Regione Puglia.
Erano presenti anche, fra le tante persone convenute, Teresa Iorio Caldarulo della Consulta femminile per Inner Wheel, Patrizia Casaula della Consulta femminile per AIDDA, e la Consigliera di parità della Provincia di Brindisi.
Il libro è un reportage sulle donne che raccolgono e confezionano il cibo in tre nazioni che si affacciano sul mediterraneo: Italia, Spagna e Marocco, fra i maggiori esportatori di frutta in Europa e nel Mondo. Qui le braccianti non solo vengono pagate meno degli uomini e sottoposte ad orari estenuanti, ma vengono fatte oggetto di molestie sessuali e ricattate, subendo violenze fisiche, verbali e stupri. Il libro è un lavoro di inchiesta e documentazione, durato oltre due anni, con più di centotrenta interviste a lavoratrici, sindacalisti ed associazioni.
La schiavitù di tipo “moderno” prende il nome di Caporalato. Nel XXI secolo, ormai una sostanziale parte della società insana, capeggiata da schiavisti, non fa più distinzione tra bianchi, gialli e neri, ma insegue ipnoticamente solo l’odore dei soldi calpestando il diritto alla dignità umana. Un apparente silenzioso sistema di organizzazione del lavoro agricolo in cui il caporale, mediatore illegale, recluta la manodopera a basso costo per i proprietari terrieri o le società agricole. I salari elargiti ai braccianti sono notevolmente inferiori rispetto a quelli del tariffario regolamentare e spesso privi di versamento dei contributi previdenziali. La legge n. 199/2016 inasprisce le sanzioni penali per i caporali e introduce la responsabilità per i datori di lavoro.
Un provvedimento, la legge Martina – Orlando, sollecitato anche dalla tragica morte di Paola Clemente nel luglio del 2015. Però, tutt’oggi il lavoro femminile nelle filiere agroalimentari resta nell’ombra e la voce delle donne è la meno ascoltata nei tavoli negoziali. Gli ultimi anni hanno visto un costante aumento di donne straniere ghettizzate, violentate e abusate, ma anche di donne italiane gravemente sfruttate. Alla frustrazione lavorativa si affiancano gli abusi sessuali. Sono tante le vittime italiane e straniere, ma se ne parla veramente poco. La giornalista Stefania Prandi le ha raccolte nel suo libro “Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo”. Un lavoro di accurata ricerca per dar voce a donne come Kalima, di origine marocchina, andata al commissariato per denunciare le ripetute violenze del suo caporale, portando con sé il referto medico della ginecologa, ma invano: non ci sono sufficienti prove, le dicono. E donne come Elena che trovano la forza di denunciare nonostante le minacce dal suo ex capo, ormai non si fida più di nessuno, ma ciò che importa è essere fuggita da quell’inferno.