DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
Davanti a tragedie che purtroppo vedono protagoniste giovani donne è difficile restare in silenzio.
La morte della 16enne Desirée Mariottini, il cui corpo è stato ritrovato il 19 ottobre scorso in un cantiere abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma, fa tornare immediatamente alla mente quello di Pamela Mastropietro, una 19enne romana scappata da una comunità di recupero a Macerata.
Entrambe alla ricerca di una dose di droga, entrambe vittime di uomini senza scrupoli e entrambe uccise e violentate.
Forse alla ricerca di un perché alla vita, forse per sfuggire ad un male interiore che non conosciamo, forse.
I dati certi sono la loro morte, il perché e le modalità usate.
Le ricerche delle forze dell’ordine per assicurare i carnefici alla giustizia, l’attenzione delle Istituzioni e della politica si sono indirizzate, in entrambi i casi, verso i luoghi oscuri dello spaccio e del consumo di sostanze.
Entrambe le giovani sono rimaste vittime di una trattativa oltre i confini del legale. Della loro miseria e della loro solitudine. Le famiglie, per quanto incredule e addolorate, non fanno parte dei loro ultimi minuti di vita e forse non capiranno mai il cammino che le ha portate verso l’abisso.
La vita e la morte di Desirèe e Pamela appartengono ormai solo a loro.
Oltre riflettere, denunciare, pretendere giustizia è necessario forse fare un’ulteriore riflessione.
In entrambi i casi si tratta inequivocabilmente di omicidi, qualunque cosa li abbia provocati e i loro aggressori sono da considerarsi assassini senza se e senza ma; a prescindere da appartenenze di età, razza e nazionalità. La soppressione di una vita umana ad opera di un altro essere costituisce per l’appunto l’omicidio.
Eppure ambedue questi omicidi assumono un valore aggiunto e diverso perché contro due persone di genere femminile.
La storia criminale parla di alcuni casi di omicidi verso uomini i cui corpi sono stati profanati utilizzando segnali di disprezzo per la loro virilità.
Ma per le donne, il disprezzo per il corpo diviene soprattutto uno strumento di piacere e soddisfazione corporale, di marchiatura per una differenza fisica. Un atto imposto attraverso costrizione, minacce, violenza fisica.
Stuprare, soli o in mucchio, è l’apoteosi estrema di una violenza carnale su un corpo inerme.
Insieme a Desirèe e Pamela non è possibile dimenticare e ricordare tutte le donne uccise nel corso di questi ultimi mesi, anni, tempi.
Donne che non cercavano droga, non si prostituivano, avevano vite normali e speranze e sogni condivisibili ma con la colpa di non voler continuare relazioni sbagliate con uomini sbagliati.
Per esse si è coniato il termine di “femminicidio”.
Un termine che è entrato nel dibattito politico, nei media e nella nostra quotidianità.
Un equazione semplice e chiara: protagoniste solo nella morte, perché donne.