Non si può e non si deve sottovalutare l’impatto dell’operazione oscurantista a più livelli e su più piani. Il corpo delle donne e le loro scelte sono tuttora un campo di battaglia. Indietro non torneremo e faremo di tutto per difendere i nostri diritti.
La ministra della salute Giulia Grillo ha inviato un contributo in occasione del congresso Sigo-Agoi-Agui tenutosi a Roma nei giorni scorsi. La ministra si interroga sulla fertilità, anche se sarebbe preferibile parlare di fecondità, così come avrei dato più spazio e risalto al ruolo dell’ostetricia sia in gravidanza, che in fase di parto, che nelle fasi successive. Ci si accorge di quanto nonostante tutto, si giunge alla gravidanza (e non solo) abbastanza impreparate e spesso ci si accorge delle cose che non vanno, le difficoltà pratiche e la sensazione di doversi orientare un po’ da sole, solo quando ci toccano da vicino. È inevitabile, forse, ma direi che possiamo, dobbiamo fare meglio e occorre iniziare a invertire la rotta per tutto ciò che concerne la salute sessuale e riproduttiva.
Mi preme soffermarmi sulle sue valutazioni da ministra, perché in questo periodo è necessario più che mai che chi ricopre incarichi istituzionali intervenga su questi temi.
“Salute e benessere della donna dalla pubertà alla menopausa a tutto campo: l’informazione sulla fisiologia, la contraccezione, la fertilità. Ogni medico sa che la salute non è semplicemente assenza di malattia, ma riguarda il benessere della sfera psico-sessuale e affettiva. Per questo va ripensato il sistema dei consultori familiari che devono essere valorizzati perché possono e devono svolgere un ruolo essenziale se presenti in modo capillare sul territorio e se dotati di risorse adeguate.
La contraccezione deve tornare a essere gratuita, per lo meno per le fasce fragili o a maggiore rischio sociale: la prevenzione in questo ambito non è mai un costo, ma un investimento. Sul corpo delle donne non si devono più fare battaglie ideologiche. Sulla legge 194 troppo è stato detto, ma continua a mancare la garanzia del diritto per ogni donna in ogni parte d’Italia. Le leggi dello Stato si applicano in tutte le loro parti e il ministro deve adoperarsi perché ciò avvenga.”
Parole che hanno un peso e che ci auguriamo trovino spazio presto nelle attività del ministero, perché l’impegno sia tradotto in fatti.
Intanto, qualcosa sul fronte contraccezione si smuove. Presto la pillola anticoncezionale potrebbe tornare ad essere nei Lea e quindi a carico del Ssn. Questo orientamento emerge dalla risposta a un’interrogazione presentata da Michela Rostan (Leu), che chiedeva alla Ministra della Salute: “se non ritenga di assumere una iniziativa, per quanto di competenza, per garantire l’accesso gratuito e universale alla contraccezione, come già previsto dalla legge n. 194 del 1978, includendo i contraccettivi tra gli ausili per la cura e la protezione personale erogabili gratuitamente e prevedendone la distribuzione nei consultori come previsto dalla legge n. 405 del 1975”. In Commisione Affari Sociali ha risposto il sottosegretario Armando Bartolazzi che ha reso noto che Aifa ha in corso “un approfondimento, finalizzato ad individuare i farmaci anticoncezionali caratterizzati dal miglior profilo beneficio/rischio da ammettere alla rimborsabilità, al fine di garantirne un equo accesso”. Seguiremo con attenzione i prossimi passaggi.
Nel frattempo continuano ad arrivare sempre nuove mozioni no-choice nei comuni italiani, da ultimo Zevio, Buccinasco (MI) e Modena. Una sequenza infinita di “città per la vita” e laddove la maggioranza è “amica” vengono anche approvate (come a Verona e a Zevio per ora).
A Modena segnaliamo che prima (16 ottobre) che venisse presentata la mozione leghista (il 18 ottobre), il gruppo MDP aveva presentato una mozione a sostegno della legge 194 “Condanna e forte preoccupazione per l’attacco alla legge 194 e per il sempre maggiore numero di obiettori che mette a rischio la sua applicazione”, con un testo che secondo me coglie un elemento fondamentale:
IL CONSIGLIO COMUNALE DI MODENA
a) nel 40° della sua approvazione conferma il riconoscimento e condivisione di una legge, la L. 194/78, che ha reso le donne del nostro Paese più consapevoli, libere e le ha protette dalle pratiche clandestine fonte di malattie e morte;
b) esprime totale dissenso verso tutti i tentativi di depotenziare, sul modello della espressione del Consiglio Comunale di Verona, cancellare o rendere più penalizzante e colpevolizzante il percorso informato e consapevole previsto dalla Legge 194/78;
impegna il sindaco
c) a verificare se, nel percorso previsto nei servizi ospedalieri e territoriali del nostro territorio, sono coinvolte associazioni o gruppi religiosi che in una qualche maniera prendano parte o entrino nell’iter attivato dalle donne e dai propri sanitari, e se queste vengano finanziati dal Comune o da altre Istituzioni Pubbliche;
d) se quanto ipotizzato al punto c) dovesse essere accertato, a sospendere i propri finanziamenti sino ad una comunicazione ad hoc in Commissione Servizi convocata per valutare la compatibilità di tali azioni con la dovuta neutralità del percorso per le donne;
e) a contrastare, con ogni mezzo le sempre più preoccupanti tendenze integraliste e invasive nella libertà delle donne, di alcuni partiti e istituzioni che hanno l’obiettivo di ostacolare la applicazione della legge 194/78.
Mi sembra una posizione chiara, precisa, che si preoccupa di verificare e rimuovere tutti gli elementi che possono esercitare pressioni colpevolizzanti o ridurre l’autodeterminazione delle donne. In Lombardia è così da più di un decennio, in Lombardia è già in atto tutto questo, ne parlavo qui, eppure nessuno ha messo mai in dubbio la compatibilità di certe presenze e di certe operazioni che avvengono dentro strutture pubbliche.
A Modena è stato presentato un importante ordine del giorno a firma di Federica Venturelli e altre/i consigliere/i (Pd) del Comune di Modena: Piena applicazione della L.194/78 e potenziamento della rete dei consultori familiari (qui il testo completo).
Questo testo centra molti aspetti importanti, soprattutto quando si parla di “tutela della salute della donna – nella quale è implicito il diritto all’autodeterminazione – ma anche la tutela sociale della maternità e l’importanza di scienza e coscienza medica”.
Il Comune di Modena non si sottrae alle sue responsabilità, ma si assume “un ruolo di programmazione e coordinamento con gli altri Enti operanti sul territorio”, cosa di cui spesso ci si dimentica.
L’impegno per il Sindaco e la Giunta, è per me molto rilevante, introduce e sostiene il principio alla laicità e riafferma per il Comune un ruolo attivo e di sollecitazione delle istituzioni di livello superiore:
1. Ad affermare che la città di Modena informa le sue politiche al principio di laicità ed è città dalla parte delle donne;
2. A proseguire le politiche e pratiche di sostegno alla maternità e paternità responsabile, sostenendo la piena applicazione della L. 194/78 ed il potenziamento dei servizi socio-assistenziali previsti dalla L. L. 405/75 e della L.34/96,
3. Considerato il ruolo del Sindaco di Presidente della Conferenza socio-sanitaria territoriale, di vigilare affinché la legge 194 sia applicata nelle nostra realtà sanitaria e di rappresentare al Presidente della Regione Stefano Bonaccini e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte le nostre istanze affinché la Legge 194 venga applicata e garantita su tutto il territorio regionale e nazionale.
4. Ad inviare la presente mozione alla Giunta della Regione Emilia-Romagna, sollecitandola a:
a. assicurare adeguati parametri di personale sanitario, al fine di garantire la piena applicazione della legge;
b. adempiere ai compiti, di spettanza della Regione, di verificare che le Asl organizzino il controllo e garanzia del servizio di Ivg;
c. prevedere una verifica puntuale sulla presenza di ginecologi e anestesisti obiettori nelle singole strutture, di attivarsi affinché anche in Emilia-Romagna vengano garantiti alle donne tutti i diritti della 194, come l’accesso a contraccettivi ormonali nei Consultori. Inoltre chiediamo di valutare valori percentuali sopra i quali la Regione possa decidere, come già fatto dal Lazio, di attuare interventi specifici volti a garantire il pieno diritto di scelta della donna.
Queste mozioni ci confermano che è il momento di far sentire la nostra voce e di prendere posizione contro le derive oscurantiste, volte a indebolire la piena applicazione della legge 194 e a finanziare soggetti privati che da sempre lavorano per la sua abrogazione.
Non si può e non si deve sottovalutare l’impatto dell’operazione messa in atto dalla catena di mozioni no-choice, anche perché si moltiplicano e si espandono. Vi consiglio questo video, è molto utile per capire cosa avveniva in passato, in assenza della 194.
Di questi tempi è necessario tornare a ribadire che le donne devono poter esercitare la propria scelta in tema di diritti sessuali e riproduttivi, libere di decidere se e quando diventare madre, quanti figli avere, senza essere considerata la solita zolla fertile da seminare per garantire la prosecuzione della stirpe nazionale.
Sembra un’ossessione: assolutamente in linea con il fertility day, l’esaltazione delle mamme e il clima che aleggiava anche nella precedente legislatura, oggi viene proposta una nuova formulazione che sottende la medesima cultura e mentalità:
“..Patria, prole e terra. Fai un figlio in più (il terzo) e lo Stato ti concede gratis un terreno da coltivare per i prossimi vent’anni. È una delle misure previste dalla bozza della manovra per favorire la crescita demografica. E se compri casa in zona il mutuo avrà tasso zero..”
A mio avviso servirebbe un buon psicanalista a chi concepisce simili trovate, per capire da dove ha origine questa compulsiva riproposizione dell’associazione terra-figli-fertilità-semina-coltivazione-riproduzione. Anziché interrogarsi sui reali motivi per cui non si fanno più figli, se ne fanno sempre meno, i nostri governanti ci regalano qualche ettaro si suolo italico, dal valore patriottico inestimabile, previo terzo figlio. Le misure previste nella legge di bilancio “per la famiglia” sono un bel mix, il cui dettaglio ci converrà seguire con attenzione, perché ricordiamoci chi è il ministro per la famiglia: Lorenzo Fontana.
L’immaginario simbolico che si vuole suggerire è quello di un modello di famiglia che strizza l’occhio al passato, con l’auspicio che le donne tornino a stare a casa, ma a casa e basta, lontane anche da qualsiasi impegno sociale e di comunità, legate alla terra, un figlio su un braccio e una vanghetta nell’altra mano. Ci vogliono bene, con tanto di ritorno idilliaco alla terra, all’auto-sostentamento, a “tutta casa, terra e tomba” delle nostre aspirazioni. Non so se si rendono conto della situazione reale, non so se si rendono conto di quali sono i principali ragionamenti che incidono nella scelta di fare un figlio. Non siamo esseri umani, ma portatrici di utero e a quello ci dobbiamo dedicare secondo Fontana, Pillon & co.
Per approfondire:
A proposito della mozione leghista presentata a Modena, questo il comunicato delle donne UDI Modena.
E’ nata una rete Pro-choice. Rete italiana contraccezione aborto
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