Anna Maria, mamma di Davide Trentini. In tribunale, testimone dell’Amore per un figlio che ha scelto di morire.
Aula della Corte di Assise del Tribunale di Massa. Sul banco del testi una donna con i capelli bianchi, corti. Di quelle che ti appaiono immediatamente solide, semplici nel senso piu’ bello del termine, forti.
L’ho notata fra la gente in attesa prima di entrare in quell’aula.
Abbracciava incontrandola, silenziosamente e con evidente affetto, un’altra donna anziana, solo piu minuta di lei. Entrambe con quegli stessi capelli bianchi.
Le rivedo insieme ora in aula. Una come imputata e l’altra come teste.
La prima e’ Mina Welby, l’altra Anna Maria Masetti la mamma di Davide Trentini per la cui morte in Svizzera Mina e’ accusata di istigazione al suicidio insieme a Marco Cappato (rispettivamente lui Tesoriere e Mina Welby Co-presidente della Associazione Luca Coscioni)
Qui a Massa per la la prima vera udienza per la morte di Davide Trentini, il cinquantenne toscano che decise pubblicamente di dichiarare la sua volonta’ di andare a morire in Svizzera nell’aprile dello scorso anno. E’ il momento dell’ascolto dei testi ed Anna Maria, la mamma di Davide e’ ora davanti alla Corte .
Scende il silenzio mentre inizia a parlare. Un silenzio prima doveroso e di forma , poi sempre piu’ intenso e ricco della commozione di tutti noi li presenti che non possiamo che ascoltare e vivere insieme a questa madre , quella che ora ci racconta essere stata la vita negli ultimi tempi di suo figlio .
Anzi…la non-vita.
Non vita perche’ Anna Maria racconta di una malattia che ha reso suo figlio non piu’ un uomo.
Qualcuno che le confessava sinceramente che se se solo avesse potuto alzarsi, ed essere sicuro di farcela , si sarebbe buttato giu’ da una finestra pur di farla finita con quel dolore che non lo abbandonava piu’ in nessuna ora del giorno.
Solo silenzio mentre in una aula di Tribunale una madre si mette a nudo, raccontando di aver messo da parte con suo figlio ogni mese una piccola somma della sua pensione per accontentarlo.
Per inizare a mettere da parte quei soldi che lui cercava disperatamente per andare in Svizzera, luogo dove avrebbe potuto trovare come mettere pace, finalmente , alla sua non-vita.
E’ dura ascoltare una madre consapevole della felicita’ di un figlio che le dice , all’indomani della prima notte dopo la raggiunta certezza che avrebbe potuto realizzare il suo desiderio , di essersi svegliato per la prima volta sorridendo dopo tanto tempo.
Anna Maria non se l’e’ sentita, pero’, di accompagnare Davide in questo “viaggio” per lui salvifico e apparentemente terribile solo per chi non abbia avuto mai contezza di cosa possa essere arrivare ad una non vita come quella di Davide Trentini , cosi come molti in Italia oggi nella sua stessa situazione.
Anna Maria ha raccontato di esserne convinta, di aver accettato pienamente la decisione del proprio figlio ma,r acconta anche , di non essersi sentita di arrivare fino in fondo accompagnandolo.
Non ce l’ha fatta…ma , racconta in aula , ha consegnato il proprio figlio a Mina.
Mina, persona dolcissima, che ha fatto le sue veci.
Sono il Dolore e la straordinaria presenza di una madre che ha saputo accettare e condividere questo con l’amore che provava per suo figlio, oggi, i protagonisti assoluti in questa aula di Tribunale italiano.
Il dolore che Davide provava ormai anche se lo sfiorava solo il lenzuolo, il dolore del medico che non sapeva piu’ cosa altro potergli dare per calmarlo, il dolore di una mamma che racconta di aver bussato anche alle due di notte alle porte del suo condominio per farsi aiutare a rialzare il figlio quando era da sola, il dolore di una sorella che che narra di aver fatto di tutto per far cambiare idea al fratello e di essersi sentita da lui rispondere che non poteva capire, che non poteva capire cosa lui stesse provando.
“Oggi sono stati escussi i testi del Pm e della difesa –ha dichiarato l’avvocato Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio legale di difesa di Mina Welby e Marco Cappato – dalle parole di questi ultimi emerge il brutto quadro di una realtà italiana eccessivamente punitiva per chi è vittima di patologie irreversibili e desidera porre fine a terribili sofferenze…dover andare in esilio a morire all’estero, lontano da casa. Affrontare un viaggio lungo, faticosissimo, per il quale necessitano migliaia di euro e agire nella clandestinità: alla malattia di Davide si è aggiunta la tortura imposta dallo Stato e dalle sue inutili proibizioni: una serie di ulteriori punizioni che vogliamo eliminare”.
Il 14 gennaio 2019 ci sara’ la prossima udienza. Per ora a me ,come a chi ha presenziato al processo in quella aula , resta l’immagine di questa madre .
La commozione palese avvertita di tutti i presenti giurati compresi, mentre racontava di come, per aiutare suo figlio abbia iniziato a mettere da parte i pochi soldi possibili per poter mettere fine alle sue sofferenze.
Madre, figlio, vita e morte.
Parole che sono un ossimoro solo a leggerle una vicino all’altra, figuriamoci a viverle.. in prima persona. Una questione sulla quale la Corte Costituzionale ha dato mandato al Parlamento di decidere calendarizzando finalmente una discussione pubblica in Parlamento richiesta da centinaia di migliaia di italiani e da troppo tempo rimasta ferma! Staremo a vedere..
Intanto a noi resta Anna Maria.
Resta questa madre coraggiosa che ha portato con la sua testimonianza in una aula la vita, la morte e la volonta’ ferrea di suo figlio Davide.
Raccontantandoci che voler bene ad una persona non significa volerla accanto comunque pur vedendola soffrire ma pensare al “suo” di dolore.
Raccontatandoci di un figlio che , salutandola, le ha detto di sentirsi andare finalmente in vacanza ….e della sua amarezza nel doverne andare , poi, a recuperare le sue ceneri da un corriere.
Si, da un corriere.
Perche’, da noi in Italia, la libera scelta puo’ vincere sulla morte solo subendo l’umiliazione di essere compagna di viaggio dell’ ipocrisia di chi non vuole ancora ne’ discutere, ne’ vedere ne’ decidere .. arrivando nelle mani di una madre , con un corriere.
Dalla Svizzera.