”Donne in dialogo” è venuto al mondo per dimostrare che solo il vero dialogo ci porterà sempre più lontano dalla violenza e più vicini alla nonviolenza.
Il 22 novembre 2018 a Milano, Caterina Della Torre ideatrice e curatrice di Dol’s magazine ed io, filosofa e scrittrice, abbiamo lanciato un progetto denominato “Donne in dialogo” in concomitanza della Giornata Internazionale contro la violenza sulla donna, ospiti della libreria Cultora. In un luogo accogliete, abbiamo preso le mosse dal mio libro “Ho messo le ali” (II edizione per Rupe Mutevole), un dialogo fatto di racconti ed episodi narrati a tratti ironici, numerosi dialoghi tra un filosofo ed una donna che trova il riscatto.
La violenza si esprime a partire da piccoli gesti, parole, messaggi non verbali che tendiamo a sottovalutare, ci sembra assurdo alle volte che uno sguardo malevolo possa dare il via ad una escalation di violenza. Si ripete da più parti che la violenza si combatte con la cultura, infatti il dialogo che ha dato il titolo all’incontro è lo strumento più efficace per cambiare la cultura che poi più che cambiata andrebbe ri-educata. Il dialogo è ascolto dell’altro, ma un ascolto dove il nostro ego fa un passo indietro e non si mette violentemente in primo piano offuscando l’interlocutore. Ed ecco che entra in scena un altro punto fondamentale del nostro vivere: l’amore come cura universale.
L’amore è esempio del quotidiano e da piccoli gesti si può applicare con semplicità alle nostre relazioni, è sufficiente ascoltarlo di più: l’amore ci parla, è dentro di noi e soffre se lo respingiamo. Prima di giungere al femminicidio, che mi piace definire “massacro del femminile”, perché chi uccide una donna distrugge allo stesso tempo un simbolo, un categoria dell’essere, fino a sterminare la sacralità della madre che potenzialmente vive in ogni donna. Prima del massacro del femminile, si attua una serie di piccoli gesti violenti che dobbiamo imparare a riconoscere. Allo stesso tempo è giusto vigilare sugli eccessi opposti di chi vive pensando che tutti i maschi siano cattivi, non è così e anzi gli uomini migliori devono sempre più uscire dall’anonimato.
Un uomo un giorno mi disse che non partecipa agli incontri con le donne perché si vergogna di essere uomo, ciò non deve accadere: gli uomini migliori, e sono tanti, devono liberarsi dal timore e unirsi in dialogo con le donne. Il dialogo, come ci ha insegnato Socrate, è qualcosa di indispensabile per mettere al mondo le idee ed elaborare gli stereotipi, quale cura migliore? Il dialogo contemporaneo non deve però bloccarsi sul nulla di fatto né tanto meno rimanere un puro esercizio retorico, ma nascere come produzione finalizzata allo scopo di mettere insieme idee diverse, a volte contrastanti, altre omogenee, altre ancora, perché no, stupide: tutto ciò per cogliere il meglio, anche gli errori sono utili.
Il progetto “Donne in dialogo” è venuto al mondo e lo cureremo come un neonato che vuole crescere per dimostrare che solo il vero dialogo ci porterà sempre più lontano dalla violenza e più vicini alla nonviolenza.
Con l’occasione, ringrazio pubblicamente tutte le persone intervenute, in particolare Francesca Persico per la lettura ispirata del libro, la blogger Silvia Ramilli per le immagini e le riprese ed infine ultima e non ultima Laura Busnelli della libreria Cultora.