I numeri sono in calo, ma il fenomeno della violenza MASCHILE sulle donne, e su bambine e bambini, ti toglie il respiro
Grandi manifestazioni, progetti educativi e interventi di meravigliose professoresse come la mia amica Annamaria Di Pierro, e centinaia di persone che s’impegnano nei centri antiviolenza e nelle case protette… i numeri sono in calo, ma il fenomeno della violenza MASCHILE sulle donne, e su bambine e bambini, ti toglie il respiro. Da ieri sei vittime. Ci sono donne adulte e giovanissime, ancora oggi, così abituate a non contare niente, da apparire predestinate a subire violenza psicologica e fisica. Fenomeno antico, ramificato e subdolo, che coinvolge profondamente tutta la società e la cultura, richiede analisi e risposte fondate su seri studi e comprovata esperienza.
Come responsabile di una rubrica che tenta di dare valore alle artiste di tutti i campi, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza MASCHILE sulle donne oggi voglio esprimere soltanto un pensiero: percepire il valore di sé è dare con coraggio voce, spazio ed espressione al proprio senso estetico, al proprio connaturato e profondo senso di espressività artistica. Alla propria ribellione. E far partire da qui una ricerca di bellezza, essenzialità e cura, per sé e per le persone. Per tutto il proprio ambiente. Ciascuna e ciascuno a suo modo, come sa e come può. Non c’è altro da fare.
Piegare gli asciugamani con grazia, accarezzare il tavolo con una tovaglia nuova, riempire le pareti di casa e persino i pianerottoli di un’anonima casa di periferia di fiori di carta, ricamare una copertina per un nipotino lontano, confezionare una collana con le cialde del caffè e farne un regalo di grande effetto (come vedete nella foto grazie all’amica Imma Morrone).
Significa scrivere un diario o una lettera, cantare una canzone, far sorridere qualcuno. Farlo oggi e domani, e ancora e ancora, finché il buio si allontani. Perché un giorno questa possessività, questo orrido malinteso che va sotto il nome di “Amore”, questa concezione deteriore, oggettivante, della donna saranno solo un brutto ricordo.
Intanto, mentre giuristi, legislatori, sociologi e tutti gli altri preziosi esperti si sforzeranno di analizzare e trovare soluzioni, noi, noi donne comuni, non possiamo che far circolare nel nostro stesso sangue e fra noi, nelle famiglie e nei luoghi di lavoro, un antidoto lento ma sicuro, per ritrovare il valore di sé che va smarrito: coltivare l’artista che è in noi, con semplice cocciutaggine, con passo leggero come una danza e con saggezza antica: riscoprire il senso di sé attraverso cuore e mani, diffondendo grazia, gentilezza e cura in ogni delicato, piccolo dettaglio delle nostre vite. Riversando colore, profumo, armonia, grazia e solennità nelle cose e nei gesti, nelle parole e nei cassetti. Con la musica e i libri, le conchiglie e i fiori, nel modo di vestire e di ballare, riprendiamoci questa istintiva essenza femminile: creare e ricercare bellezza, attraverso la cura di noi stesse e delle persone. E osiamo, osiamo sempre, mostrare il frutto della nostra amorosa attenzione per il mondo, con coraggio e apertura, come ho visto fare a Serenella Oprandi, artista bergamasca in una recente mostra a Treviglio, con i suoi acquerelli garbati, circondati da delicati tulle multicolore, accostati alle sue poesie pensose, e con il sorriso, davvero caldo e franco, con cui accoglie le sconosciute curiose, come me, prima affascinandoti con la semplicità e la vitalità espressiva, e poi facendoti sentire a casa con gesti accoglienti. Andate a guardare il suo sito o seguite la pagina Facebook e l’account Instagram (serenellaoprandipittrice) e, se siete da quelle parti, fate un salto nel suo studio in via Ponchielli 12 a Bergamo (riceve su appuntamento). Magari fatevi insegnare a dipingere con l’acquerello, il carboncino, le matite, i gessetti o la china, fatevi aiutare a sperimentare e a metter alla prova, con la sua esperta guida, il vostro senso del colore e la vostra istintiva passione per la forma.
L’arte è vertiginosa libertà e autoaffermazione. È osare. Lasciatevi ispirare, come la mia cara amica Annalisa Angeletti, che dalle sue passeggiate nell’arte trae dettagli curiosi e straniati, a loro volta espressione di una sensibilità artistica che, sono sicura, presto esploderà lasciando tutti stupiti.
Imparate a fotografare, come fa la mia cara amica Alessandra Tinozzi, che sa trarre dal suo attento ed esperto lavoro l’essenza irripetibile di ogni persona.
Date ali a meravigliosi spettacoli di teatro musicale come la mia compagna di musica e parole, Mara Monopoli.
Fate come Cecilia De Maria che ha scritto un libro e con il suo gruppo di attrici – lettrici, le s-catenate, porta in giro il suo spettacolo, rappresentato con grande successo ieri a Vicenza, in forma del tutto autonoma: otto storie di donne, dall’Ottocento d. C. con Uba, la regina vichinga, ai giorni nostri, compresa una cagnolina e una androide. Storie tragiche e storie di riscatto, percorsi di consapevolezza, con musica e immagini che accompagnano le letture. Anche le illustrazioni sono di Cecilia, artista visiva e grande ispirazione per tutti/e coloro che la conoscono.
Ecco: diffondere nel mondo bellezza e ispirazione, con le nostre stesse mani. Che pazza idea!
loredana maija Metta