Ecco perché il Natale è per tutti, credenti e non, è uno scambio d’amore, una rievocazione del sacro che c’è in noi e il dono è un simbolo del nostro donarci all’altro.
Ogni anno ritorna il Natale che per i Cristiani è una festa importantissima, la commemorazione della nascita di Cristo. Si decise di festeggiarlo il 25 dicembre a partire dalla metà del IV secolo quando il Natale entrò nella romanità nel giorno in cui i Romani festeggiavano il solstizio d’inverno. Per i Cristiani è rievocare la nascita di Cristo, il Dio fatto uomo, è la luce che illumina le tenebre come la luce del solstizio era al centro della festa pagana. Questa solennità, da sempre molto sentita nella società italiana, ma anche nel resto del mondo, è entrata con entusiasmo anche nella vita dei non credenti, agnostici, miscredenti o atei che siano, festeggiata con lo scambio di regali, con la preparazione di pranzi in famiglia, con l’impegno a promuovere opere di carità verso i bisognosi.
Anche chi non crede avverte la sacralità del Natale e quel bisogno di essere più buoni, solidali: in una parola più propensi ad amare. Non solo chi ci vive accanto ma l’umanità tutta, è come se in quei giorni si desiderasse il volersi bene che sta alla base del messaggio cristiano. Forse non ci si rende conto di comportarsi da credenti, anche se non lo si è.
Ma cosa vuol dire essere credenti? Significa solo credere nel messaggio religioso di Cristo? Oppure credere nella fratellanza al di là un insegnamento religioso?
Essere credente dal punto di vista religioso vuol dire seguire una religione, nella fattispecie quella cristiana e il Natale è da festeggiare in modo semplice senza eccessi, ma con la gioia di chi crede nella salvezza del messaggio. I doni che ci si scambia rimandano alla nascita, alla cometa che i Re Magi hanno seguito recando con sé tre famosi regali per Cristo: oro, incenso e mirra. Anche chi non crede dona qualcosa di prezioso e simbolico a chi ama e quel prezioso non è necessariamente un oggetto che costa molto in denaro, può essere prezioso per il suo valore intrinseco.
Un amico mi ha raccontato che per Natale regalerà a suo figlio un libro antico risalente all’anno dell’unità d’Italia, un oggetto che lui stesso ha ereditato e che donandolo al figlio diventa un passaggio di consegne, un donare parte di sé, della propria vita, dei propri affetti. Questo è un dono capace di trasmettere amore, una vicinanza affettiva esclusiva al proprio discendente e donarlo a Natale significa onorare la nascita del proprio figlio. E pensate che questo mio amico è ateo. Ciò mostra come festeggiare il Natale sia la celebrazione del sacro al di là della fede e al di là della religione. Celebrare il Natale è non scordare mai la sacralità della vita, una sacralità che significa rispetto per l’altro, per il suo esistere.
Ecco perché il Natale è per tutti, credenti e non, è uno scambio d’amore, una rievocazione del sacro che c’è in noi e il dono è un simbolo del nostro donarci all’altro. Il Natale giunge ogni anno a ricordarci che rinascere è la grande opportunità che ci attende ogni 25 dicembre. Anche noi, come il bambino Gesù, possiamo ritrovare la luce, riconquistare una nuova opportunità e reindirizzare la nostra vita verso orizzonti migliori, lontani dall’odio e dalla violenza. Accogliere il bambino è prendere tra le braccia l’innocenza e la purezza per condividerla con il mondo.
Buon Natale a tutti voi!