Nei primi undici anni della sua vita ha vissuto in sei città, in quattro paesi e in due continenti diversi. Un background così cosmopolita non poteva non influenzare anche la sua scrittura: a soli 24 anni, Dami Jissed Vertiz Lozano passa dal fantasy al romanzo storico, al romance con toni noir. E compone i suoi romanzi di notte, ascoltando Stravinskij.
Le abbiamo chiesto di raccontarci di lei, dei suoi libri, dei suoi luoghi e dell’editoria ai tempi di Internet…
Sei nata in Spagna, a Benidorm, ma sin da piccolissima hai girato il mondo: hai vissuto a Napoli, in Abruzzo, in Irlanda e in Colombia, per poi ritornare in Italia, vicino a Venezia. Oggi dove vivi, e cosa ha lasciato in te ogni periodo trascorso in uno di questi luoghi? Ti consideri cittadina del mondo, o, tra i posti in cui hai vissuto, ce n’è uno a cui senti di appartenere un po’ più che agli altri?
È vero, fin da piccola ho girato parecchio e questo mi ha cambiata interiormente. Non mi sento una cittadina del mondo, perché in realtà ogni posto ha lasciato qualcosa in me, forse una piccola radice. Non mi sento di appartenere a un luogo specifico, ma a piccoli dettagli di vita vissuta in diversi paesi con le loro tradizioni e i loro stili di vita. È complesso per me avere tutti questi legami, ma alla fine sentire di non appartenere a niente. Attualmente vivo vicino a Venezia, sto finendo l’università.
Ogni scrittore ha un momento della giornata in cui è più creativo; il tuo è la notte. E dei rituali particolari; tu scrivi ascoltando la musica dei compositori russi: Prokofiev, Shostakovich, Stravinskij. C’è anche un luogo ben preciso, tra le mura domestiche o fuori casa, dove ti raccogli per scrivere i tuoi romanzi?
Il mio istinto di scrivere non dipende molto dal luogo, scrivo ovunque. È più una questione di stato d’animo. Scrivo poesie, pensieri e un po’ quello che capita. Tuttavia, quando devo andare avanti con un libro, ho bisogno del silenzio più assoluto intorno a me, con nessuno che giri per casa. Deve crearsi un’atmosfera magica dove posso immergermi nei miei personaggi. Metto sempre della buona musica. Tendenzialmente ascolto compositori russi, perché hanno dei fattori comuni nella loro musica. Capita spesso, però, che ascolti anche altro. Tutto dipende dal momento della storia che sto scrivendo. Per me è come un film vissuto in prima persona. Lo immagino, lo percepisco e sento la “colonna sonora” mentre l’intreccio scorre.
Ami tutte le arti; nel cinema, il tuo regista di culto è Stanley Kubrik. Ti sei ispirata a lui nella composizione di qualche trama letteraria?
Kubrick era un genio, almeno per me. Era un artista a 360 gradi. Nei suoi film si occupava maniacalmente di tutti gli aspetti. Anche per quanto riguarda la fotografia dei film, usava determinati colori, principalmente il rosso vivo e sceglieva inquadrature atipiche. Vedere un suo film è come immergersi nei suoi pensieri e nella sua visione. È affascinante che un artista possa trasmetterti tanto. Non si fermava alle immagini, andava molto oltre. Senza dimenticare la musica, di cui era un esperto. Kubrick mi ispira molto nella psicologia dei personaggi, o meglio nella loro rappresentazione. Nei miei libri cerco di strutturare i personaggi in maniera reale, capaci di tutto, pieni di sfumature. Amo la tridimensionalità dei personaggi e cerco sempre di costruire le storie così.
Il tuo primo romanzo, il fantasy Il riflesso della morte, è ancora inedito. Ma già prima di pubblicarlo hai ‘dato alle stampe’ virtuali, in formato Kindle, i successivi due: Le ceneri dell’esistenza (2013), ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, e Mio fratello Caino (2016), una storia familiare con risvolti mistery. Come mai hai scelto di affrontare tanti generi diversi? Pensi che i tuoi romanzi abbiano un denominatore comune?
Amo variare le storie, mi piace moltissimo cambiare genere. Principalmente scrivo i generi che preferisco leggere. Mi piacciono le storie complesse con aspetti tenebrosi. Ho notato che ci sono dei denominatori comuni nelle mie storie, anche perché seguono molto i miei gusti personali. Nella storia vi deve sempre essere una storia d’amore, che sia vera o falsa. Mi piace molto il realismo nelle storie, quindi non risparmio scene molto forti nelle descrizioni. Voglio che il mio lettore possa immaginare tutto, anzi voglio che riesca a toccare tutto nella sua mente. Inoltre, mi piace molto inserire come personaggio chiave una donna. La figura della donna è fondamentale per me. Voglio che comunichi un messaggio forte, che da storia a storia cambia. Finora tutte le mie storie hanno come protagoniste donne, forse perché il loro è un mondo che conosco meglio o forse perché mi ci immedesimo. Tutte le protagoniste hanno un carattere deciso. Spesso sono costrette a scendere a compromessi, perché la vita le costringe a seguire questo iter. Alla fine però trovano il loro punto d’indipendenza e combattono fino alla fine. Credo che rappresentino un po’ lo specchio della nostra società, anche in contesti storici diversi.
Sin da bambina hai viaggiato tantissimo. Anche quando scrivi ti piace far vivere ai tuoi personaggi avventure in luoghi diversi? Qual è la tua ambientazione preferita per un romanzo?
Tutte le storie hanno dettagli di frammenti di vita vissuti. Le ambientazioni sono scelte ad hoc per i personaggi. Là fuori vi sono moltissime culture che portano le persone a comportarsi secondo i costumi in uso. Cerco di seguire questa linea. Inoltre amo portare la mia mente, e di conseguenza i miei lettori, in posti nuovi. Voglio che assaporino tutto. Scrivo affinché i miei libri divengano un’esperienza completa. Non ho un’ambientazione preferita, però cerco di creare un mondo che abbia luoghi dove poter pensare. Mi piace l’idea che il personaggio possa avere la possibilità di riflettere in un luogo lontano da tutto e tutti, in totale silenzio.
Le ceneri dell’esistenza racconta una storia d’amore tra adolescenti. Tu sei giovanissima, ma – se vuoi dircelo – hai già trovato la tua anima gemella? Come dovrebbe essere (o è) il tuo compagno ideale?
Il libro tenta di raccontare l’amore nelle varie fasi della vita. Parto da un amore adolescenziale, che penso che gran parte di noi abbia vissuto, poi descrivo un amore giovanile e infine un amore maturo. Non vi è solo la storia d’amore fra Thomas e Ariel, ma tutte le forme d’amore. Vi è l’amore materno, paterno, fraterno e anche patriottico. Ne Le Ceneri dell’Esistenza mi sono concentrata molto sul significato che ha l’amore per ognuno di noi. Ovviamente spicca la storia dei due protagonisti, ma con una visione più ampia si può comprendere l’analisi di questo sentimento. Il mio libro non ha alcuna pretesa, anche perché non sono Tolstoj. Però sono certa che tutti, in qualche modo, possano immedesimarsi in una delle tante visioni dell’amore che sono raccontante nel libro.
Per quanto mi riguarda, mi sento troppo giovane per poter dare una risposta sull’anima gemella. Mi piacerebbe pensare che l’amore fosse un po’ come nel romanzo L’amore ai tempi del Colera di Gabriel García Márquez. Tuttavia, penso che vi siano persone più giuste per noi. Credo che i punti forti in una relazione siano l’amore, la pazienza e spesso lo “scendere a compromessi” reciproci. Ci sono persone che ci stravolgono la vita profondamente, che ci fanno vivere un amore così intenso che facciamo fatica a dimenticare. Posso dire che nel mio caso faccio fatica a legarmi, perché sono molto indipendente, ma se decido di farlo, vivo la relazione con maturità, ma allo stesso tempo con molta intensità e trasporto. Dò tutto di me, un po’ come se fosse l’anima gemella. Poi sarà il tempo a decretare se le cose avranno un futuro o meno. Per quanto riguarda i miei gusti, assecondo la chimica delle emozioni. Non mi interessa molto l’aspetto esteriore. Cerco sempre una persona intelligente, sveglia e affamata di vita, con cui possa avere principalmente una relazione, un’attrazione mentale. Infine dovrebbe essere una persona indipendente, ma che sappia dare il giusto valore alle persone.
Con una scelta pragmatica, hai optato per il self-publishing in e-book. Quali pensi siano i vantaggi (e, se ce ne sono, gli svantaggi) di questa forma autonoma di pubblicazione? Quali strumenti usi per promuoverti?
Come ho detto prima, i miei libri non hanno alcuna pretesa. Tuttavia è difficile, almeno per me, scrivere qualcosa che sia in voga. Per essere contattati da una casa editrice è necessario scrivere di qualcosa che al momento stia facendo scalpore… O essere uno scrittore affermato, o un personaggio pubblico che scrive su di sé. Ovviamente non si fa di tutta l’erba un fascio. Vi sono libri che meritano di essere pubblicati per il loro immenso valore letterario e per fortuna questo accade. Ritornando a prima, faccio molta fatica a scrivere ciò che va di moda. Scrivo quello che voglio scrivere senza sapere dove mi porterà. Il self-publishing è una scelta un po’ sofferta. In molti sogniamo di essere presi da una casa editrice di spessore che si adopererà per promuoverti. Aspettare però una casa editrice comporta mesi e mesi di attesa e potrebbe succedere che la risposta non arrivi mai. Quindi, se si vuole un riscontro immediato, la scelta per cui optare è il self-publishing.
Il principale problema, almeno per una ragazza agli esordi come me, è proporsi a un bacino più ampio di lettori. Devi farti pubblicità perché ciò accada e questo ti porta a creare campagne in cui spendi denaro di tasca tua e dove devi essere molto social e molto attivo. Questo è lo svantaggio. Personalmente ho avuto piccole soddisfazioni, ma non sempre arrivano. In conclusione, però, se una persona crede davvero in quello che ha scritto e non vuole o non riceve risposte da case editrici, dovrebbe valutare l’idea di autopubblicarsi, anche se è un lavoraccio.
Puoi viaggiare ovunque tu voglia, anche avanti o indietro nel tempo: dove vai, con chi, e quali libri porti con te?
Domandone! Be’, vorrei andare in molti posti. Probabilmente, se tornassi nel passato, andrei nella corte di Luigi XIV e leggerei a Madame de Montespan La Donna abitata di Belli per farle capire quanto una donna potesse cambiare il mondo, o almeno il suo. Nell’attualità vorrei regalare a tutti Il Ponte sulla Drina di Andric, perché è un libro che ciascuno dovrebbe leggere. Vi è un parallelismo di vita e di fratellanza. Lo darei ai vertici della politica…