Abbietta e screanzata l’illogica follia del delitto d’onore, qui spiegata con amorevole competenza storica e politico-criminale.
Siamo ad Avellino, 1960, Gaetano Castiglia, nobilotto terriero, si invaghisce di Sabina.
Prima di sposarla scopre che qualcuno prima di lui l’aveva deflorata privandolo del suo legittimo potere.
Ed allora bisogna eliminare lei, che si è fatta disonorare e il complice usurpatore-spodestatore di quel corpo-oggetto.
Il processo vedrà l’avvocato Russo incedere in un walzer tecnicistico e melodrammatico in cui pietà e ripensamento vanno esorcizzati alla radice.
Chissà, si chiede il Castiglia, se la mamma lo perdonerà mai per aver indebitamente scelto una così leggera donna.
L’ onore si conferma col sangue e l’uomo se non ha passione non è che metallo, si legge.
E lo si legge a bocca aperta, strabuzzando gli occhi, stroppicciando le pagine con contenuta foga, arrossando di rabbia cieca e mordendosi le labbra.
Abbietta e screanzata l’illogica follia del delitto d’onore, qui spiegata con amorevole competenza storica e politico-criminale.
Uno spaccato ripugnante e blasfemo che non deve tornare, in nessun altra facies.
Un romanzo assolutamente schietto, impavido, ansiogeno.
Voto 7.