Una storia che fa gridare. Questo romanzo sarà di sicuro nella mia top ten di fine anno!
Letto fino a quando non mi ha fatto male il cuore come direbbe Teresa, la sua protagonista, il libro unisce, secondo una mia sballata e inventata prospettiva che farebbe deglutire Mohr a fatica, elementi molto potenti: grammi di Moll Flanders, moli di Le sventure di Justine del marchese de Sade e quella visuale che solo gli occhi incantevoli della Maraini ci sanno prestare.
Teresa Numa nasce da una madre circa quindicenne in una famiglia composta da un numero a piacere di figli, tra vivi e morti, conto unico.
La mamma si accarezza da sola e usa le mani per educare tutti i figli con aggressività innata. Mira alla bocca, spacca le labbra, lacera il viso.
Muore.
Teresa è innamorata di un giovanotto ma, pur essendo robusta in dignità, cede ad un matrimonio combinato.
Di Sisto, figlio del capostazione di Campo carne, lei si innamora a poco a poco ed arriva a sopportare brutalità indecenti che altro non sono se non un minimo preludio verso l’inarerrabile.
Infatti, in sequenza: il suocero la maltratta perché ella non ha portato le 12 lenzuola in dote, le sorelle la costringono a lavare i pavimenti in travaglio, poi le strappano il bambino e la rintanano in un manicomio perché è povera ed immeritevole.
Lei è talmente ingenua che non sa neppure qual è l’orifizio della maternità eppur lotta con bestialità sagace fino a riprendersi la famiglia.
Sisto, però, la abbandona ad una festa facendola inebriare di bacco assassino per poter fornicare e installar famiglia con una concubinella storica e vivace.
È solo l’inizio di una vita martoriata. Seguirà la strada delle ruberie dei portafogli, del contrabbando e delle carceri.
Una storia che fa gridare.
In quelle pagine vuoi impastare le mani per catturare fisicamente Teresa e proteggerla.
Evoca una tenerezza fenomenale, carne tenerella.
È una storia vera che la sapiente Maraini ha raccolto nelle carceri.
Voto 10 e lode corroborato da quella ulcera fulminante che mi assale quando leggo storie di degrado paracosmico.