Non so bene a che numero di “reinvenzione” sono arrivata, ma mi soffermo sull’ultima parte…ritorno sui banchi.
Devo ringraziare Caterina per avermi ricordato che le avevo promesso di inviare la mia testimonianza rispetto alla capacità di reinventarsi delle donne, mi dà un’opportunità di staccare la mente da tutte le altre cose che nella giornata ho portato avanti su almeno tre fronti diversi. Hai voluto la bicicletta? E ora pedala…direbbe mia madre.
Non so bene a che numero di “reinvenzione” sono arrivata, ma mi soffermo sull’ultima parte altrimenti dovrei chiedere a Caterina uno spazio da enciclopedia a fascicoli settimanali….
Avrò 60 anni a novembre e dopo 23 anni di lavoro fuori, sono rientrata da 9 anni nel mio paese Natale, Manduria, un po’ per il momento contingente di crisi lavorativa, un po’ per amore, un po’ per necessità familiari.
3 anni fa mi sono chiesta cosa ci fosse nel mio “cassetto dei sogni” e cosa potevo fare per aprirlo senza richiuderlo frettolosamente perché c’erano sempre necessità altre o di altri che si anteponevano al prezioso contenuto.
Ho deciso di guardarci dentro e ho trovato, primo fra tutti, il desiderio di studiare Psicologia per provare ad arricchire il mio bagaglio culturale con qualcosa che mi ha appassionata da sempre, e poi avere una chance in più da utilizzare in quella che era diventata in qualche modo la mia attività lavorativa (politiche sociali rivolte in particolar modo all’ambito femminile).
Okay mi dico, faccio il test di ammissione universitario (facoltà a numero chiuso), vige la regola che in caso di parità di punteggio il posto è attribuito a chi è più giovane, quindi quando mai potrò farcela? Ma non voglio avere il rimpianto di dirmi che non ci ho provato.
Compilo il mio modulo, pago l’iscrizione al test e a settembre 2016 mi avventuro in questa competizione.
Saremo stati in 500, ed era già il secondo turno. Decido di godermi il momento di emozione mio, consapevole che sarebbe finita lì e prendo posto sui banchi di prova.
Torno a casa con la certezza di aver solo passato una mattinata diversa, sebbene il test non mi fosse sembrato particolarmente complicato, ma eravamo tanti, i posti limitati….ed io ero in assoluto la persona “meno giovane”.
Non ci penso più, non guardo neanche il sito dell’ateneo per verificare il mio posizionamento, ma felice di averci tentato.
Dopo una settimana circa, Francesco mio compagno, divenuto nel frattempo marito, capita sul link che avevo messo tra i “preferiti” e scopre che nella graduatoria di accesso c’era anche il mio nome.
Ho pensato ad un suo scherzo, o che si fossero sbagliati a fare l’elenco (sindrome dell’impostore tipica femminile…), ma ero davvero lì!!
Ed è cominciata questa avventura. Ritrovarsi sui banchi, con persone che potrebbero essere tuoi figli se non nipoti…..posso dire che è bellissimo? Ed ora mi toccava studiare però. E l’ho fatto. Con un entusiasmo ed un interesse che a 20 anni non avrei avuto. Continuando ovviamente a fare le altre mille cose di lavoro, associazionismo, politica e famiglia. Ricordo la notte prima del primo esame: ansia, emozione, batticuore. Mi sono detta che quella era, appunto, la notte prima del primo esame, e che dunque era unica perché le altre sarebbero state con una numerazione crescente: il secondo, il terzo, e così via, e quella, la numero 1 non sarebbe più ritornata.
Dunque dovevo vivermela tutta, e non importa se la trascorrevo completamente in bianco, avrei dormito dopo.
Le giornate in cui sapevo di poter dedicare delle ore allo studio le vivevo con la stessa emozione che si ha nell’andare ad un appuntamento con un amante, ma credo capiti solo se davvero sei consapevole di ciò che stai facendo e se la cosa riesci a sentirla veramente tua sino in fondo.
Il percorso, almeno della triennale, è quasi al traguardo e con risultati di cui ne vado molto fiera, e se tutto va secondo i miei piani a luglio discuto la mia tesi che, ovviamente, riguarda un ambito di psicologia sociale centrata su tematiche femminili.
Nel frattempo è scaturita un’opportunità di lavoro che potrebbe generare la prossima idea fantastica di un master in Psicologia del Turismo.
Non mi pongo limiti, l’energia è tanta, basta saperla e poterla incanalare nelle cose che amiamo.
E questo sta solo a noi, e il detto che “bisogna vedere orizzonti dove gli altri vedono barriere” mi rispecchia al 100%!