Marella Caracciolo in Agnelli, malata da tempo, è morta a Torino all’età di 92 anni (4 maggio1927/23 febbraio2019).
Così si conclude la vita di questa Signora che, ingiustamente, è stata conosciuta e sarà ricordata più per essere stata la moglie di Giovanni Agnelli che per le cose che ha fatto.
Impossibile pensare di parlarne come se l’avessimo sempre conosciuta e le faremmo torto, come persona, a ricordarla in poche righe per la sua apparenza e appartenenza. Nel rispetto di ogni vita e di ogni vissuto va ricordata piuttosto come protagonista di un’epoca che non c’è più.
Per chi non ha frequentato le mete irraggiungibili del jet set, della ricchezza e del potere, Marella Caracciolo meglio era conosciuta come la moglie dell’avvocato Gianni Agnelli, uno degli uomini più potenti d’Italia, vero e proprio emblema del capitalismo, dotato di un fascino quasi irresistibile.
Restia ad apparire ed ancora meno a parlare, ha rappresentato negli anni l’emblema di una classe, fascino e signorilità intramontabili ed irraggiungibili dall’immaginario collettivo.
Doti che nascono con lei, figlia di Filippo Caracciolo Principe di Castagneto scrittore saggista e diplomatico e di Margharet Clarke, ricca americana.
Cresciuta in un contesto familiare proveniente dall’aristocrazia napoletana e immersa in una cultura internazionale, Marella svolse gli studi in Svizzera e poi all’Accademia di Belle arti a Parigi.
Una formazione sicuramente privilegiata, concessa alle esigenze di una giovane donna cresciuta in una ricchezza che non prevedeva per lei un futuro di lavoro dipendente né trafile professionali.
Quello dell’arte figurativa fu un percorso di studi non tradizionali e più consoni ad uno spirito e ad una persona libera da vincoli remunerativi.
Dopo avere frequentato “l’Académie des Beaux-Arts” e “l’Académie Julian” di Parigi ha iniziato la sua attività di fotografa a New York quale assistente di Erwin Blumenfeld e poi come redattrice e fotografa per la Condé Nast.
Per quanto ella non abbia parlato molto della sua vita privata le informazioni mediatiche non mancano:
“Nel 1953 conosce Gianni Agnelli a Roma. Si sposano l’anno dopo con rito religioso in una chiesetta nel castello di Osthofen nei pressi di Strasburgo dove il padre di lei è segretario del Consiglio generale d’Europa. Cerimonia ristretta, per modo di dire dato il numero dei parenti, e poi festa al Trianon Palace di Versailles e partenza per gli Stati Uniti a bordo della Queen Elizabeth. A giugno del 1954 nasce Edoardo e due anni dopo la sorella Margherita. Con l’Avvocato, personaggio ingombrante e di non facile gestione, condivide la passione per l’arte moderna”.
Tutte le persone sono anche il riflesso dell’ambiente in cui nascono e crescono ma forse dietro l’immagine di una donna fin troppo viziata dalla famiglia e baciata dalla fortuna si nascondeva qualcosa che non sapremo mai e che è andata via con lei.
Né possiamo ricordarla diversamente.
Sarebbe fuori luogo pretendere che in ogni donna si nasconda uno spirito ribelle, una pasionaria, una scienziata o solo una moglie fedele o una madre. Ruoli stereotipati che mal si addicono alla personalità di ciascuno, al contesto e all’interezza del proprio essere persona.
Marella Agnelli era la donna con il collo da cigno, con l’eleganza di una dea, con il portafoglio consistente e frequentazioni internazionali e finanziarie spesso inimmaginabili, non poteva impersonare la moglie-madre-casalinga che tanto rassicura migliaia di donne dal diverso destino.
Marella Caracciolo Agnelli è appartenuta e appartiene anche oggi, ai sogni inafferrabili e irraggiungibili di tante che forse volentieri avrebbero cambiato la loro sorte in cambio anche di molto meno.
Alla sfera della sua sensibilità è stato permesso un ruolo di protagonista in un mondo ristretto che poteva riconoscerla e apprezzarla. L’elite a cui apparteneva ha potuto godere di importanti rassegne a tema da lei curate. Anche i libri che Marella Caracciolo ha scritto sono rivolti ad una nicchia ristretta di persone che possono dedicarsi come lei al giardinaggio, passione a cui ha dedicato la sua vita fino all’ultimo, potendola realizzare personalmente nei meravigliosi giardini di sua proprietà in Italia e all’estero.
“A certe persone piace guardare i giardini, a me piace viverli. I giardini sono vivi, crescono e si evolvono nel tempo, sono un’esperienza straordinaria”.
Marella Caracciolo, ad essere sinceri, è stata conosciuta e vissuta più come luce riflessa del celebre marito che per eccellenze personali. La sua vita discreta e apparentemente solitaria non è stata risparmiata dall’attenzione mediatica nel raccontarne di presunti-ripetuti tradimenti, di faide familiari, moglie paziente o nonna di molti nipoti più o meno irrequieti.
Hanno detto di lei che fosse una madre scarsamente affettiva e presente e il suo volto è stato immortalato altero come sempre al funerale di Edoardo Agnelli, figlio dalla salute instabile e dalla fine prematura.
Cinicamente qualcuno afferma che si soffre meglio in alcune condizioni di privilegio e che se anche i soldi non fanno la felicità certamente aiutano ad attutire , sopportare, superare il dolore, magari passeggiando, come è stato concesso a Marella Caracciolo, tra i profumi dei fiori, in mezzo alla neve di Santi Moritz o aspirando l’aria di Marrakech.
Eppure nella felicità come nella sofferenza i parametri si annullano nell’intimità di ciascuno.
Dopo i funerali, che si preannunciano all’altezza dello stile della sua vita, dopo la divisione ereditaria (che non si preannuncia delle più tranquille) Marella Caracciolo, rimarrà comunque e per sempre un’icona di un’epoca che si è spenta con lei.