L’assenza del padre nel libro di Nadia Terranova
Il Presidio “Librincittà “, grazie alla tenacia e capacità di Marina Losappio Triggiani e di Silvia Del Core, ha ripreso il suo ciclo di incontri presso il Caffè d’Arte in Bari, con l’autrice Nadia Terranova ed il suo ultimo romanzo “Addio fantasmi” (Einaudi Editore). Con l’autrice ed alla presenza di un folto ed attento pubblico qualificato, ha conversato la giornalista Maria Grazia Rongo, mentre ha letto magistralmente brani del libro Marilina Sepe.
In Addio Fantasmi ci racconta la storia di Ida, appena sbarcata a Messina, la sua città natale: la madre l’ha richiamata in vista della ristrutturazione dell’appartamento di famiglia, che vuole mettere in vendita. Circondata di nuovo dagli oggetti di sempre, di fronte ai quali deve scegliere cosa tenere e cosa buttare, è costretta a fare i conti con il trauma che l’ha segnata quando era una ragazzina. Ventitré anni prima suo padre è scomparso…
La memoria è un atto creativo: sceglie, costruisce, decide, esclude; il romanzo della memoria è il gioco più puro che abbiamo.
A certi fantasmi si riesce a dire addio, a certi libri no.
In questo libro l’assenza del padre diviene l’argomento ed il protagonista principale.
Tutto parla di lui. Casa, acqua e padre diventano la stessa cosa.
Tornare alla casa d’origine non è sempre ritrovare il proprio passato ed immergersene, ma è spesso lasciarsi andare ed allontanare ciò che è il presente nella sua nuova realtà. La nuova città attuale. Ida non usa i vestiti portati da Roma, ma utilizza quelli di una volta, indossati durate l’infanzia in quella casa. Diviene un percorso di Purificazione.
Dal libro: “Anche perché, come si fa ad essere felici se a tredici anni hai deciso che non lo saresti stata mai più? È come andare in bicicletta oppure senza la pratica costante si perdono teoria e tecnica?”
“Tutti desideriamo qualcuno che ci ha lasciati.
Vorremmo con lui prendere un’ultima volta un bicchiere di vino tra i tavoli di un vicolo,fargli ancora le domande che gli abbiamo già fatto, abbandonarci al tepore, agli abbracci, a un profumo perduto, ispido e familiare, così come ci appare in sogno perché non potrebbe accadere nella realtà?
Una volta, una volta soltanto”
“Non si ha colpa per le cose che non vogliamo ereditare e abbiamo gia’ ripudiato.”
“Sapeva di me senza avere mai chiesto, nell’unico modo in cui bisogna sapere i fatti di chi amiamo, perché li sappiamo e basta”.
“Dormire non si può, perché ho perso tempo, prigioniera di me stessa e barricata nella paura. Sì, le mie ossessioni, sì, la sveglia ferma alle sei e sedici, la scia di dentifricio come bava di lumaca, sì, va bene: ma mentre mio padre andava in scena per me, altrove agiva altro dolore, tutto in contemporanea, il male non smette di esistere mentre siamo occupati a pensare a noi; la gente muore, si ammala, soffre, si cerca, ti cerca, non trova.”
Nadia utilizza lo strumento autobiografico in maniera complessa, non lineare. La peculiarità del femminile è giustamente in un nuovo e diverso punto di vista, nell’atto della scrittura come nascita di una storia. Una visione che consente anche di partorire persino il proprio padre.
Alla domanda di Onofrio Pagone se la scrittura per lei sia terapeutica, Nadia ha risposto che la scrittura può essere dolorosa, mentre diventa terapeutico l’ascoltare le reazioni dei lettori e del pubblico durante le presentazioni, diventa accrescitivo ed illuminante anche di altri punti di vista; sicuramente per le emozioni suscitate.
Nadia Terranova con il suo “Addio fantasmi” è una delle finaliste del Premio Libro dell’anno, organizzato dai Presidi del Libro in Puglia.
Nadia Terranova è nata a Messina nel 1978 e vive a Roma. Ha pubblicato 5 libri per ragazzi tra cui Bruno il bambino che imparò a volare (Orecchio acerbo, 2012, dedicato alla vita di Bruno Schulz, e Le nuvole per terra (Einaudi Ragazzi, 2015). Ha esordito nel romanzo nel 2015 con Gli anni al contrario, vincitore del Bagutta Opera Prima e altri premi. Collabora con diverse riviste.