Sintesi intervento di Linda Laura Sabbadini in occasione della seduta solenne del Consiglio Comunale di Bologna per la Giornata Internazionale della donna. Diminuisce infatti la violenza tra le giovani, oggi più capaci di interrompere in tempo relazioni pericolose.
“Le donne stanno andando avanti perché è cambiato il loro modo di sentire più che per l’aiuto della politica”.
Lo afferma Linda Laura Sabbadini di ISTAT sottolineando che oggi stiamo vivendo una vera e propria crisi sociale, e questo è testimoniato dal raddoppio della povertà assoluta.
Si assiste ad un riallineamento tra il livello economico e quello sociale, e non appare esserci recupero sociale anche a fronte dei miglioramenti economici.
La crisi, afferma Sabbadini, agisce in modo trasversale colpendo:
– più al sud e chi ha meno istruzione (la laurea come elemento protettivo per trovare un lavoro, non necessariamente collegato al percorso di studi). 40 anni fa la differenza nei tassi di occupazione femminile tra nord e sud era di 13 punti, oggi è di 26 punti. Tra Bologna e Foggia, ad esempio, la differenza è di 43 punti;
– quantitativamente più gli uomini (i settori più colpiti sono quelli a prevalente presenza maschile), qualitativamente più le donne;
– più i giovani e i minori, la popolazione anziana è spesso l’unico pilastro di sostegno economico.
Dal punto di vista del genere “le donne hanno tenuto, ma accettando condizioni al ribasso”.
Le donne sono sempre le più precarie, è aumentato il part time non volontario (+ 1 milione) mentre ha perso ruolo il part time volontario come strumento di conciliazione.
Aumenta il livello di invecchiamento dell’occupazione (per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile), e si registra un significativo ridimensionamento della partecipazione dei giovani al mercato del lavoro.
Nella Pubblica Amministrazione l’età media di lavoratrici/lavoratori è superiore ai 50 anni, il pensionamento a quota 100 ha aumentato la velocità di uscita che si scontra con la lunghezza dei tempi di assunzione, tanto da rischiare una mancanza di passaggio di know how (esperienza e conoscenza) che potrebbe mandare in tilt molti servizi pubblici.
“Ci stiamo allontanando dall’Unione Europea” afferma la Direttrice ISTAT. “Non vi è stata aumento dell’inclusione, ma crescita delle disuguaglianze“.
Nel lavoro le donne presentano caratteristiche di sovraistruzione, maggiore precarietà, segregazione professionale, peggiori condizioni di conciliazione.
Il gap salariale deriva dal cumulo degli svantaggi e circa un quarto delle donne lascia il lavoro con l’arrivo del primo figlio.
L’anzianita ‘ di lavoro delle donne si misura in termini di rinunce e manca una valutazione dell’ impatto di genere delle normative introdotte. “Per la pensione a quota 100” sostiene Sabbadini, “gli aventi diritto sono per l’80-85% uomin, perché le donne hanno carriere discontinue”.
“Di fronte alle tante difficoltà di conciliazione sembra non esserci una reazione della politica”, afferma Linda Laura Sabbadini.
“Il paradosso oggi è quello che ci troviamo di fronte ad una nuova coscienza femminile”, le donne hanno voglia di realizzarsi e individuano strategie individuali per superare le difficoltà nell’accesso e nel mantenimento del posto di lavoro. Per anni la rete parentele ha permesso una conciliazione grazie agli aiuti della famiglia, oggi questo sistema non regge più anche per l’aumento della speranza di vita che da un lato trattiene le donne nel lavoro per più anni prima della pensione, dall’altra perché alla cura dei figli si aggiunge quella dei genitori anziani.
Si differisce quindi la nascita del primo figlio o vi si rinuncia.
Sul versante della violenza di genere i dati indicano che – grazie al grande lavoro fatto in questi anni dalle associazioni femministe e femminili – è aumentata la coscienza e la conoscenza del tema e delle opportunità per contrastarla: diminuisce infatti la violenza tra le giovani, oggi più capaci di interrompere in tempo relazioni pericolose. In tutti gli altri casi si registra un aumento dell’intensita’ e delle reazioni di rabbia, dando vita al paradosso che da un lato la violenza diminuisce, dall’altro aumentano i femminicidi.