Nelle varie epoche della vita facciamo passi avanti significativi nella nostra maturazione se le condizioni esterne sono in accordo e in armonia con la nostra natura.
Jean-Jacques Rousseau, filosofo e pedagogista svizzero (1712-1778), rimase senza i genitori a 7 anni, ma si ribellò presto alla tutela delle persone a cui era stato affidato. Il suo carattere diventò rapidamente libera espressione di se stesso e ostentazione della propria naturalezza.
Un manifestarsi così come si è, nel bene e nel male. Nella sua proposta pedagogica c’è la naturalezza spinta al paradosso, ma a proposito delle sue idee e consapevole dei suoi eccessi, egli sosteneva: ”Se ne faccio nascere di buone in altri non avrò affatto perduto il mio tempo”.
Nella sua famosa opera pedagogica, L’Emilio, Rousseau ritiene che bisogna distinguere i diversi periodi della vita dell’uomo, momenti in cui l’anima non è mai identica a se stessa; l’educazione che viene in aiuto all’Emilio bambino-adolescente-adulto deve essere proporzionata alle condizioni che la natura porta con sé.
Questa conformità con la natura individuale è il caposaldo della pedagogia moderna, un punto fondamentale che intendo sottolineare per parlare di educazione e di inclinazioni personali. Nelle varie epoche della vita facciamo passi avanti significativi nella nostra maturazione se le condizioni esterne sono in accordo e in armonia con la nostra natura, col nostro essere quello che siamo e non altro. Se costringiamo ad una carriera scolastica scientifica un ragazzo portato per le lettere difficilmente creeremo un abile matematico. Il nostro essere quello che siamo al di là degli schemi e delle convenzioni è la cosa più preziosa che l’educazione può consentirci di realizzare. Cosa possiamo fare per essere dei buoni educatori? Con Rousseau possiamo ricordare che “le lezioni devono essere azioni più che discorsi”. Nella nostra vita quotidiana conta di più l’esempio che diamo con la nostra stessa esistenza che le parole, specialmente quando sono un semplice flatus vocis che si perde nel vento.
A questo proposito basti ricordare alla scoperta, nel 2006, di due biologi (Nigel Francks e Tom Rischardson) dell’università di Bristol pubblicata su Nature: esiste la formica maestra che insegna all’allieva come trovare il cibo. Si tratta di una vera e propria interazione tra maestra e allieva dove l’insegnamento basato sull’esempio porta ad un’evoluzione del comportamento come avviene per gli umani. Dobbiamo quindi imparare dalle formiche?!