Dalla protesta alla proposta: non vogliamo più affidare ad altri il nostro futuro e quello delle giovani generazioni, dobbiamo intervenire con urgenza e in prima persona.
di Isa Maggi, Coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne, mamma, commercialista
Ispirate dalla determinazione di Greta Thunberg, l’adolescente svedese che ha parlato alla Cop24 e a Davos in difesa del clima, gli Stati Generali delle Donne hanno deciso di aderire all’appello di Greta ed invitano tutte le donne delle realtà regionali a scendere in piazza in tutte le città d’Italia, partecipando alle decine di iniziative che si stanno organizzando dal basso. L’obiettivo della mobilitazione è comunicare il disaccordo con una politica e un’economia ciniche ed egoiste e di far sentire la propria voce scendendo in piazza come atto di disobbedienza civile per la lotta ai cambiamenti climatici e in difesa della giustizia ambientale.
L’obiettivo è di passare dalla protesta alla proposta.
Il Patto delle Donne a livello nazionale e in ambito regionale è un luogo di riflessione e di aggregazione di tutte le associazioni ed organismi ed enti portatori degli interessi e delle istanze delle donne. Come Stati generali delle Donne, da #Expo2015 fino a #Matera2019 portiamo avanti modelli e progetti mettendo al centro il lavoro delle donne e le vocazioni che ogni territorio esprime per costruire pratiche alternative.
Gli Stati Generali delle donne dal 2014 sono interlocutore rappresentativo per le decisioni in materia di politiche di genere, in particolare delle azioni finalizzate a promuovere le azioni e le politiche che creano lavoro per le donne, incentivano la presenza delle donne nei luoghi decisionali della politica e dell’economia, mettono in atto azioni concrete e significative per contrastare la violenza maschile di genere.
Gli Stati Generali delle donne dal 2014 sono presenti in ogni Regione italiana e operano in sinergia con gli attori locali per definire le priorità, attivare azioni positive, valutare l’impatto delle azioni e monitorare i risultati delle azioni positive messe in campo.
Oggi, oltre alla disoccupazione femminile e la violenza, nessuna sfida è più urgente per l’umanità, di quella che riguarda il Pianeta, il clima e l’ambiente.
I cambiamenti climatici si traducono, nel sistema storicamente dato, nell’aumento delle oppressioni e diseguaglianze per le quali intere popolazioni sono costrette a spostarsi trovando sofferenza, morte e confini sbarrati.
La violenza perpetrata alle donne ha la stessa matrice della violenza perpetrata alla Madre Terra.
Una violenza sistemica, che si fonda in tutti gli ambiti del vivere su logiche di proprietà e sfruttamento del capitalismo e del patriarcato. Si sfrutta la terra per soddisfare la crescente domanda di consumo indotta, riproducendo l’idea che lo sviluppo corrisponda alla crescita economica. Una violenza che rende invisibile le lotte per la difesa delle risorse, per il diritto alla libertà e all’autodeterminazione sui corpi di noi donne e sui nostri territori.
Le donne e le comunità locali sono ovunque in prima fila nella resistenza contro lo sfruttamento delle risorse e il depauperamento con inquinamento delle terre : le attiviste Mapuche e Guaranì in America Latina, le mamme della Terra dei Fuochi a quelle NoPfas ed anche le donne di Crotta d’Adda, tra molte altre, e nella sperimentazione di nuove forme di autodeterminazione e autogestione dei territori, di condivisione del lavoro di cura e di riproduzione, di un modello di vita sostenibile e alternativo al modello ancora imperante.
Cerchiamo di agire ogni giorno, sui territori e nella nostra quotidianità i principi e le azioni previste nel goal 5 dell’Agenda2030 per i diritti delle donne e la parità di genere.
Ad oggi, infatti, il gap di genere nelle scuole elementari è stato praticamente risolto in tutti i paesi in via di sviluppo ma 62 milioni di ragazze ancora non vanno a scuola e una ragazza su tre si sposa prima dei 18 anni. Inoltre 220 milioni di donne non hanno accesso a metodi contraccettivi, le donne guadagnano ancora circa il 40% in meno degli uomini, il 35% subisce violenza e solo 22 parlamentari su 100 sono donne.
Siamo convinte che l’universalità, cioè l’idea che il nuovo paradigma debba orientare le politiche di tutti i governi, superando la vecchia narrazione dei paesi poveri che devono mettersi in pari con i paesi ricchi, debba essere alla base del nostro operato.
Il secondo principio, sintetizzato nell’espressione “non lasciare nessuno indietro”, riconosce che le comunità più marginalizzate non hanno beneficiato né della crescita economica né degli aiuti allo sviluppo negli ultimi quindici anni e si propone quindi di colmare il gap con politiche mirate.
Questo approccio riveste, all’interno dell’Agenda 2030 un ampio spazio e si declina nel goal 5 “realizzare la parità di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze”.
Ora è il momento di agire, nessun compito è più necessario e urgente, bisogna attivarsi con buone pratiche che ci mettano in condizioni di far a meno dell’uso dei combustibili fossili, del carbone, del petrolio e del gas, i principali responsabili del riscaldamento globale.
Nulla vale di più che impegnarsi per salvare il pianeta e impegnarsi per la giustizia ambientale e per il clima.
Il 18 Marzo scorso nell’ufficio del Parlamento europeo a Milano abbiamo dato vita ad una nuova tappa nel lungo viaggio delle donne presentando il “Patto delle donne per l’ambiente e il clima”, nato a #matera2019, per sottolineare ancora una volta il ruolo fondamentale delle Donne per affrontare le grandi sfide che il Pianeta impone. Referente per il Patto delle donne per il clima o l’ambiente è Claudia Laricchia, Presidente Nazionale della Commissione Ambiente e Innovazione della Federazione Italiana Diritti Umani e Direttrice del Dipartimento Relazioni Istituzionali e Accordi internazionali del Future Food Institute, nonché climate leader del The Climate Reality Project fondato da Al Gore.
Per aderire al patto mandare mail a isa.maggi.statigeneralidonne@gmail.com