Le Donne del design internazionale e nazionale, chi sono? Sono famose? Ebbene si, sono tante, storiche e contemporanee, sperimentatrici e innovative.
Difficile sapere di avere tante loro creazioni sotto gli occhi.Donne architette e designers:non sappiamo di conoscerle. Ci sono e sono famose, soprattutto nei circuiti del Design ma non sono molto pubblicizzate al di fuori di questi, benchè alcune abbiano nomi che ricordiamo, tuttavia non si da’ loro il dovuto risalto. L’ interesse legato al design, è principalmente economico, dei grandi marchi, che investono in nomi che hanno un background noto, cioè massificabile e massificato, e questo accade perchè la capacità maschile di avere una rete sociale di sostegno capillare è enorme, un caposaldo che le donne assaltano dall’ inizio del secolo XX e che in alcuni casi riescono a sfondare. Da alcuni decenni ci riescono sempre meglio. Vediamo dunque quali sono le designers storiche e quelle contemporanee, internazionali e anche italiane. I differenti stili, il diverso modo di approcciare ai concetti tradotti in realtà. È un piccolo esercito che preme per dare al mondo una forma nuova, che parli alle donne e al femminile ma certamente anche agli uomini. Migliaia gli oggetti disegnati da grandi architette e designers, che fanno parte della nostra vita quotidiana ma di cui non conosciamo la “maternità”: la chaise longue, sedie, tavoli, divani, mobili, lampade, stoviglie, abiti , gioielli… una lista infinita. Conosciamole meglio.
Negli scorsi anni, mostre dedicate, quali Elles@Centre Pompidou, a Parigi, nel 2009, Designing Modern Women 1890 – 1990al MoMa di New York nel 2013, fino a W. Women in Italian Design al Triennale Design Museum nel 2017, hanno teso a dimostrare che è il momento di guardare le grandi donne del design con una consapevolezza nuova. Iniziamo con le prime donne del design, apripista del genere.
Eileen Gray, designer praticamente accantonata nel secondo dopoguerra, nacque in Irlanda a Enniscorthy nel 1878 da famiglia ricca e aristocratica, riscoperta dalla fine degli Anni ’60. Una delle prime studentesse alla Slade School of Fine Art, continuò dopo la morte del padre i suoi studi a Parigi, dove aveva visto in compagnia di sua madre la grande Esposizione Universale. Era il 1900, conobbe lì e in quel momento l’ Art Nouveau; ebbe ben presto contatti con Gropius, Le Corbusier, Robert Mallet-Stevens e Jean Badovici: con lui, che ne divenne amante, costruirà la villa E-1027, progettandone,oltre la struttura architettonica, tutti gli arredi, di ispirazione Bauhaus. Una delle prime ad utilizzare strutture tubolari in acciaio per le sue forniture – sedie e tavoli – capisaldi largamente rivisitati in seguito da altre/ altri suoi colleghi; riscoperta dalla fine degli Anni ’60, scomparve nel 1976, e gran parte delle sue opere sono ancora prodotte da ClassiCon e Aram.
Dorothy Draper nasce nel 1889 a Tuxedo Park, nella aristocratica famiglia Tuckerman, della più esclusiva società americana: bisnipote di Oliver Wolcott, tra i firmatari della Dichiarazione d’ Indipendenza, cugina di Eleanor Roosvelt, moglie del medico di Franklin Delano Roosvelt, è la prima donna ad aver creato la prima azienda di Interior Design degli Stati Uniti, nel 1923: la ” Dorothy Draper & Company”; rivoluzionando il concetto di design grazie ad una personale visione all’avanguardia. Suo il Barocco Moderno, chiamato più tardi anche Hollywood Regency, uno stile perfettamente adatto all’architettura moderna cui si indirizzava. La sua filosofia era far stare bene le persone che vivevano i suoi ambienti e a questo scopo si dedicava a disegnare tutto, così realizzava, per prima al mondo, il total design di alberghi e grandi luoghi pubblici. Un lavoro titanico. Suo l’ arredamento del ristorante annesso al Metropolitan Museum of Art di New York, soprannominato, per questo, il ” Dorotheum”. Si occupò anche degli interni del” Quintadina Palace & Casino Resort” a Petropolis in Brasile, grandiosi i suoi progetti, splendidamente realizzati e dei quali tanti ancora ammirabili, come The Carlile a N.Y., e The Victoria Writing Room, chiamata la stanza più fotografata d’ America, nel famoso Greenbrier, a White Sulphure Spring, nel West Virginia. È scomparsa nel 1969.
Charlotte Perriand. Tra le grandi donne della architettura e del design del XX sec. Charlotte Perriand architetto e designer francese, è tra le fondatrici del design contemporaneo. Ha collaborato a lungo con Le Corbusier e Pierre Jeanneret, con i quali firma alcuni tra i più prestigiosi oggetti di équipement degli anni Venti, insieme ad altri grandi nomi: Fernand Léger , Jean Prouvé , Lucio Costa. Perriand produce dai mobili ad oggetti, ad architetture, ad allestimenti di interni famosi. Pare che Le Corbusier appena conosciuta la giovane, abbia detto, ironico: «Qui non si ricamano cuscini». Ma il lavoro di Charlotte testimonia la risposta della grande designer . Le opere ispirate dal lungo soggiorno in estremo oriente negli anni ’40, sottolineano la sua capacità di l collegare tradizione e modernità nell’ abitare. Molte forniture firmate Perriand sono ancora in produzione nella serie Cassina I Maestri, tornati di gran moda già da un paio d’ anni.
Nanna Ditzel classe 1923, studia all’Industrial Arts and Crafts College di Copenhagen, laureata nel 1946 alla Royal Danish Academy of fine Arts, sposa il collega Jørgen Ditzel inizia asssai giovane a disegnare mobili, gioielli e tessuti. Propone e attua progetti per piccoli ambienti e teorizza con le sue creazioni un nuovo modo di vivere lo spazio, con mobili realizzati in materiali naturali e, cosa che allora colpisce, senza piedi . Partecipa alle Triennali di Milano degli anni ‘50, contribuendo alla diffusione della cultura scandinava in Italia, allontanandosi dalla scuola funzionalista, che produceva arredi in legno dalle linee squadrate, proponendo invece forme fluide e morbide, ispirate alla natura ma non senza rigore geometrico. Pezzo di Design tra i più conosciuti, la Egg Chair o Poltrona a Uovo sospesa, in midollino, è ancora oggi prodotta con enorme successo da Pierantonio Bonacina, in più versioni. Nominata Gran Dama del Design danese.
Le Architette e designers italiane conosciute e amate anche all’ estero, sono molte. Iniziando da
Gae Aulenti Una architetta famosa, ormai icona della storia italiana riconosciuta anche all’estero, Gae Aulenti è stata progettista, designer, urbanista, e scenografa. Ha lasciato un segno indelebile in numerose città di tutto il mondo e, nonostate il periodo storico e l’ambiente prevalentemente maschile, non amata da tutti i critici – maschi – è riuscita ad imporsi come una figura a tutto tondo. Dopo la laurea nel 1953 presso il Politecnico di Milano, nei primi Anni 80 diventa direttore artistico di Fontana Arte, per cui progetta intramontabili lampade e oggetti d’arredo come la lampada Giova e il Tavolo con Ruote. Il suo progetto di maggior successo a livello mondiale, è stato la trasformazione della stazione ferroviaria di Paris Orsay in Museo di Arte Moderna Musée d’Orsay.
Lina Bo Bardi è una delle architette italiane più famose del Novecento. Laureata a Roma e poi trasferitasi a Milano, presto vicedirettore di Domus e fondatrice dei Quaderni di Domus e di A-Cultura della Vita. Dopo aver fondato il Movimento Studi Architettura, si trasferisce in Brasile col marito, fondando la rivista Habitat e costruendo la Casa de Vidro, in cui ora c’è la sede della sua fondazione.
Cini Boeri, laureata nel 1951 al Politecnico di Milano, dopo uno stage nello studio di Giò Ponti, inizia una lunga collaborazione con Marco Zanuso e nel 1963 intraprende la propria attività professionale occupandosi di architettura civile e disegno industriale, occupandosi della progettazione di appartamenti, allestimenti, uffici, negozi. Una versatilità multifunzionale che è un suo segno distintivo, sempre attenta alle nuove esigenze,flessibile nel variare a declinare il modo di abitare. Testimoni i suoi progetti, tra i quali spicca la rivoluzionaria linea Strips che le vale il Compasso d’Oro nel 1978: divano, poltrona, e soprattutto letto che si risistema da solo: il preferito di tanti attori di cinema. Tra i suoi tre figli, uno stimatissimo architetto che ha certo preso l’ istinto da sua madre: Stefano Boeri.
Lella Vignelli, scomparsa nel 2016, poco dopo suo marito, classe 1934 , architetto e designer , cofondatrice dello studio Lella and Massimo Vignelli Office of Design and Architecture. Formatasi in Italia e trasferitasi negli Stati Uniti, a New York, apre lì il suo famoso studio col marito, lavorando per alcuni dei più importanti brand internazionali come Acerbis International, Knoll, Poltrona Frau e Driade. Ha firmato prodotti, allestimenti, interventi di architettura degli interni. Massimo Vignelli pubblicò un libro per celebrare la grande creatività di sua moglie. Una coppia del Design in cui la peculiarità era certamente l’ immenso spazio reciproco di azione in essa. Di Lella Vignelli è la celebre poltroncina “Intervista” di Poltrona Frau, vista e gradita da milioni di italiani alla fine degli anni ‘80,quando il TG2, dà ai Vignelli il compito di costruirne il set : un nuovo modo di fare informazione bypassando l’ era del “mezzobusto” , consentendo il comfort dell’ospite e una postura che permettesse un timbro piu chiaro della voce.
Nanda Vigo.Nata a Milano nel 1936, difficile definirla architetto, o designer, o artista, di certo pioniera… Viaggia e lavora tra Milano e l’Africa orientale, collabora con Giò Ponti e Lucio Fontana. La sua cifra è il conflitto/armonia tra luce e spazio, utilizzato da architetto o da designer, mediante diversi materiali come specchi, plastiche, metalli, neon. Celebre è la lampada Golden Gate, archetipica del Pop design, prodotta da Arredoluce nel 1970. Avveniristica, su uno stelo di metallo di circa due metri di altezza, sviluppa un arco di neon ad incastro in una struttura leggera dello stesso metallo. – I LED da lei utilizzati per questa lampada, allora erano appannaggio solo dalla NASA –
Nella contemporaneità molte le figure di spicco nel panorama del design attuale
Zaha Hadid, scomparsa nel 2016 negli States, un’altra delle architette più famose al mondo, parla il linguaggio di piani che comunicano, passando dalla matematica alla scultura, e tramutando i luoghi in nuove opportunità spaziali. Le sue costruzioni impiegano largamente strutture curve, forme dinamiche, leggere, ottenute anche grazie all’utilizzo di materiali non convenzionali, come l’acciaio, la plastica, il vetro. Tra i suoi progetti più importanti : la stazione dei pompieri Vitra, il Forum di Tokyo, il MAXXI di Roma.
Odile Decq inconfondibile, la sua impronta dark, non a caso viene chiamata la rockstar dell’architettura. I suoi progetti sono altamente sperimentali, ne ha realizzati di grandiosi e innovativi come la Banque Populaire de l’Ouest di Rennes, il porto di Osaka, alcuni edifici dell’Università di Nantes, il Centro Operativo Autostradale di Nanterre.
Paola Antonelli. Nata a Sassari da genitori lombardi, laureata in Architettura al Politecnico di Milano nel 1990, ha curato numerose mostre di Architettura e di Design in Italia, Francia e Giappone. Ha scritto per Domus e Abitare. Assunta nel 1994 dal MoMa di New York come Associate Curator, divenendo Curator nel 2000 e nominata Senior Curator nel 2007 grazie al contributo svolto per l’ inserimento del Design tra gli ambiti di ricerca del Museo infatti è la prima curatrice ad aver inserito a una mostra permanente di videogiochi, decidendo di portare la collezione di videogame nel MoMa come ” grande forma di Design”. È attualmente Direttrice del Dipartimento di Architettura e Design del MoMa.
Federica Zanco si è laureata presso Istituto Universitario di Architettura a Venezia dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Architettura. Ha collaborato con la rivista Phalaris e ha fatto parte delle redazioni di Ottagono e Domus. È attiva, con saggi, articoli, pubblicazioni e partecipazioni a convegni e seminari dedicati ai temi di architettura e design. L’ Architetto Federica Zanco,giornalista ed esperta di dedign, moglie e compagna di lavoro di Rolf Fehlbaum, proprietario del celebre marchio svizzero Vitra, è direttrice dal 1996 della Fondazione Barragan dedicata alla conservazione e allo studio dell’ archivio dell’ artista messicano Luis Barragan, Premio Pritzcker, e figura di spicco nel campo della Architettura del XXo secolo.
Hella Jongerius art director di Vitra e Danskina, olandese. Designer di colori e materiali. Considerata una guru del design, non ama essere alla moda, anche se lavora per aziende prestigiose e per marchi di massa, come Ikea e Camper. Per Vitra, azienda svizzera, ha costruito una biblioteca, presentata al Fuorisalone 2016, intersecando le palette usate da diversi designer, classici e contemporanei, dichiarando la sua passione per i contrasti di materiali e di cromatismi; elementi funzionali usati come decori, lavorazioni artigianali reinterpretate in modo contemporaneo: tutto concorre al suo mood. Lavora per dare ed esprimere autenticità, creando prodotti dal carattere individuale, nella ricerca di un nuovo e personale modo di fare industria.
Patricia Urquiola spagnola di nascita e italiana di adozione, il suo segno inconfondibile è fatto di equilibrio tra rigore e fantasia. Laureata al Politecnico di Milano nel 1989, entra in contatto con Achille Castiglioni e Vico Magistretti. Apre il suo studio a Milano nel 2001 .Da allora la parola d’ ordine dei suoi lavori sono la bellezza e il comfort, sempre coniugati ad un nuovo concept dell’abitare. Portabandiera di un design colto e contemporaneo, crea una serie di must noti in tutto il mondo, diventando ambasciatrice del design d’autore, numerosi i premi vinti. Tutto attorno a lei la ispira, dagli oggetti ai viaggi.Dal 2015 è art director di Cassina, incarico di alto profilo per il tipo di brand, caratterizzato e specializzato nella produzione di pezzi di design sia contemporaneo, sia di opere di maestri dello scorso secolo o comunque ormai fuori produzione.
Constance Guisset Nata nel 1976, francese.Pur avendo fatto studi di economia, frequenta poi la Scuola Nazionale Superiore di disegno industriale. Designer progettista crea oggetti, scenografie, allestimenti e video . La sua poetica e ricerca tecnica girano intorno all’idea di movimento e leggerezza, partendo dalla riflessione sull’illusione e la sorpresa giocosa. Lo scopo del suo lavoro è catturare l’idea dinamica al primo sguardo,per poi lavorare con materiali e forme che tengono fede all’ idea primigenia. Sua la lampada Vertigo del 2010. Ha collaborato dal 2003 al 2010 nello studio dei designers Ronan e Erwan Bouroullec . Sempre dal 2003 entra nell’ENSCI – Les Ateliers. Qui si specializza in Design, Interior design e scenografia. Nel 2009 apre il suo studio. Nel 2010 riceve l’ Audi Talent Award. Sempre nel 2010 l’ Istituto Francese del Design le notifica il Premio LaCie.Nel 2012 riceve in Francia il titolo di Cavaliere delle Arti e delle Lettere. Collabora con noti marchi e brand francesi e stranieri, tra i quali Louis Vuitton Mallettier, Novotel, LaCie, Nature&Discoveries, Molteni&C, La Cividina.
Inga Sempé, designer parigina, laureata presso Les Ateliers – ENSCI nel 1993. Dopo aver lavorato con Marc Newson e Andrée Putman apre il suo studio nel 2000, progettando mobili, oggetti e tessuti per vari marchi internazionali. La sua mission è fondere estetica e funzionalità, a partire da un disegno seducente. I suoi oggetti sono pensati per la produzione in serie, non sono pezzi da galleria, uniscono, tramite i processi industriali, tecnologia e artigianalità. Sono concepiti per durare nel tempo, grazie all’utilizzo un linguaggio contemporaneo, sempre attuale e dal design universale.
Cristina Celestino,designer italiana classe 1980, di Pordenone, è incentrata sull’osservazione e la ricerca, esplorando territori e fusion tra moda, arte e design. Non per nulla collabora col prestigioso marchio di moda Fendi, e al Design Miami 2016 presenta il progetto “The Happy Room”, collezione di arredi – tavoli in marmo, sedie in velluto e tavolini vanità in legno lucido e ottone – pensato per una Vip room in movimento, che porta insieme intarsi,elementi iconici della griffe, palette. I volumi sono semplici, le forme arrotondate, il cromatismo legato al design italiano degli anni 50, lo spazio è volto alla femminilità, coerente al design e alli stile di Cristina.
Alessandra Baldereschi Designer milanese, formazione artistica, nel 2000 consegue il master in Industrial Design alla Domus Academy. È poi in Giappone che impara a fondere il senso poetico e la forza espressiva nei gesti delicati, tipicamente nipponici, arricchendone il suo lavoro. Usa forme, materiali, dettagli, textures che evocano sensazioni di familiarità, crea correnti di comunicazione tra gli oggetti e chi ne fruisce. Unisce epoche diverse in unico oggetto, utilizzando anche forme e dettagli del passato ma realizzati con le tecnologie di oggi; la collezione VanGogh per Fermob, tavolo e sedute ispirati alla classica sedia in legno e paglia da osteria, presente in molti quadri dell’ artista olandese, traslati e consegnati alla fruizione di oggi grazie all’uso del contemporaneo polimero morbido in resistente materiale riciclato, ne è un esempio.
Giorgia Zanellato , designer di origine veneziana,studia allo IUAV di Venezia, master all’ECAL di Losanna, poi a Fabrica, il centro di ricerca Benetton guidato da Sam Baron. Molti i progetti dedicati proprio alla città che l’ha vista nascere e crescere, anche professionalmente. Una collezione di sedute con tavolini, La Serenissima; Acqua Alta Collection è una serie di oggetti e tessuti tradizionali prodotti e creati nella zona, ispirata dalle passerelle per l’ acqua alta, a Venezia, per valorizzare un patrimonio culturale e storico legati al territorio. Per lei il design è una forma privilegiata di comunicazione dialettica e di analisi.
Denise Scott Brown Nata Lakofski, Denise Scott Brown studia architettura presso la University of the Witwatersrand di Johannesburg e poi presso la Architectural Association School of Architecture di Londra, continuando gli studi con master e specializzazioni anche dopo il trasferimento a Filadelfia col marito. E’ uno degli architetti più famosi del mondo, nota per i suoi progetti all’avanguardia, ma anche per “Imparare da Las Vegas”, libro in cui indaga sullo sviluppo architettonico e urbanistico delle città contemporanee.
Marina Corazziari Nata a Bari, da una famiglia di architetti,ha frequentato l’ Accademia di Belle Arti laurandosi in Scenografia e Storia dell’ Arte. Seguendo però il suo istinto per i gioielli, decide per il jewels design: consegue la specializzazione presso la UNOAERRE di Arezzo e poi il Master in Alta Decorazione applicata agli abiti presso la Fondazione Capucci. Insegna storia del gioiello in molti Licei e istituti di Moda. Il suo è uno stile opulento, prezioso, il suo design rielabora antico e moderno, seguendo la linea di una tradizione italiana che si muove attraverso i secoli e gli apporti multiculturali, ecletticamente. La sua rielaborazione e la sua creatività esaltano il fascino femminile donando allure inimitabile. I suoi gioielli hanno vestito e sfilano con modelli di Valentino,Krizia, Romeo Gigli, Gattinoni,Curiel, Ferrè, Armani, e tante altre belle firme dell’ haute couture. Numerosi gli articoli della stampa e della televisione italiane ed estere. Innumerevoli i premi e più di 200 le mostre in Italia e all’ estero. Ambasciatrice del Design e del luxury fashion italiano anche in Cina. Presenti i suoi gioielli nella mostra ” In Acqua h2o molecole di creatività” e ” Il fascino del cibo” ambedue ora in mostra all’ estero.
Kazuyo Sejima contribuisce alla conoscenza della architettura nipponica, con edifici pratici, funzionali operando, con termini contemporanei, una espressione orientale di fluidità delle costruzioni . Sviluppa uno stile che si svolge su linee pulite, superfici lucide , ampie e grandi finestre, permettendo alla luce naturale di entrare negli ambienti. E’ la seconda donna a ricevere il Pritzker nel 2010, divenuta, nello stesso anno, insegnante nella piu’ celebre Università d’arte giapponese.
Rossana Orlandi Nata a Cassano Magnago.Ha studiato presso l’ Istituto Marangoni del Design. Allieva anche del Maestro paesaggista Ermanno Casasco. Collabora con i maggiori fashion designer , crea filati per Kenzo, Issey Miyake, Donna Karan, Giorgio Armani, per il quale diviene consulente, poi apre una sua linea di maglieria.Nel 2002 trasforma un vecchia fabbrica di cravatte a Milano, nello Spazio Rossana Orlandi, con annesso ristorante.Ritiene che il Design deve nascere in galleria e poi il prodotto può essere commercializzato. Magari con mini produzioni. Ammira l’ Ikea.
Altre eccellenti designers si affacciano sul panorama italiano. Ma già da questa nutrita ed illustre carrellata di eccellenti donne, signore indiscusse della Architettura e del Design a 360 gradi, si evincono, pur se per sommi capi, i loro stili sempre innovativi, la loro intelligenza eccezionalmente finalizzata al servizio delle comunità, oltre che dei committenti, e la capacità mirabile di investigare le forme senza togliere nessun genere di valore. La donna in Architettettura e Design dimostra di sapersi svincolare dal già visto per donare nuove forme e nuove interpretazioni a significati o gesti già noti, senza ridicolizzare nulla, nè gli uni nè gli altri aspetti. Tutto è accompagnato dal rispetto, e ogni cosa nasce di nuovo, sempre sorretta dal rispetto dell’ essenza. Questa è la vera cifra delle Donne che reinventano il mondo.