E’ la prima volta che un movimento, gli Stati Generali delle donne, propongono una candidatura unica su cui riversare un consenso allargato.
ISA MAGGI
Candidata dagli Stati Generali delle Donne
(Indipendente, si presenta nella lista Autonomia per l’Europa (per la Circoscrizione Nord Ovest, in 4 regioni: Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta)
E’ la prima volta che un movimento, gli Stati Generali delle donne, propongono una candidatura unica su cui riversare un consenso allargato.
Hai accettato questa sfida presentandoti nella lista Autonomie per l’Europa, come candidata indipendente.
Alle donne che vogliano sostenerti, parliamo chiaro.
Cosa vuol dire essere indipendente? Le forze politiche della lista dove ti presenti avranno sottoscritto un patto che preveda un’azione comune e concordata. Un inevitabile apparentamento politico. Perché dunque dovrebbero votarti donne di diversi orientamenti?
La mia collocazione elettorale esprime sicuramente indicazioni di massima a cui io mi sento di fare riferimento e l’area in cui esse operano esprime alcuni valori che io condivido, la volontà di operare per un futuro migliore e la difesa dei diritti che dovrebbero appartenere a tutti. Ma mi candido anche in nome di un movimento che ha le sue radici e la sua forza nei territori.
Ci vorrebbe una lista di genere?
Non serve una lista di genere ma il sostegno di genere si! E’ fondamentale per raggiungere i nostri obiettivi.
Questo argomento è stato affrontato dalle donne fino dagli anni 70. Non partiamo da zero ma pur acquisendo autorevolezza e presenza siamo ancora in minoranza. Non ci sentiamo dentro ma neanche fuori. Molte cose sono state ottenute, alcune in modo inadeguato, altre mancanti.
Abbiamo combattuto contro una rappresentanza che selezionava la classe dirigente al maschile per entravi a farne parte. Non possiamo pretendere per noi il contrario. E’ vero però che non siamo soddisfatte. La parità è stata raggiunta sulla carta ma non è entrata nella cultura di massa che è rimasta purtroppo legata a schemi inadeguati e non tengono conto del grande contributo di capacità e d’impegno delle donne.
Infatti alle ultime elezioni in Sardegna l’elettorato non ha premiato le candidate. Solo 9 le Consigliere regionali elette su 60 seggi.
E’ la politica, i suoi rappresentati, le sue istituzioni, che non danno le spiegazioni necessarie ad aderire alla doppia preferenza di genere. La scarsa chiarezza dei meccanismi di voto ne limita il risultato. La mancanza di contenuti la rende oggetto di critiche che la sminuiscono e la ridicolizzano.
Forse è per questo che alcune donne elette con questo sistema hanno poi scarsamente caldeggiato le questioni di genere? Forse si sono sentite svalutate?
Non sta a me giudicare. Non è facile essere donna, mai, ed io posso rispondere solo del mio operato.
Che in questi anni è stato particolarmente impegnativo.
Vero! Ogni città,ogni comune, ogni luogo raggiunto in questo lungo viaggio ed ogni persona da me incontrata hanno dato un senso al mio lavoro e alla mia candidatura. Ringrazio gli SGD che l’hanno sostenuta e tutte le donne che mi stanno dando un sostegno inaspettato.
Forse, come tutti, siamo un po’ stufe di promesse. Quali gli obiettivi da raggiungere?
Il Manifesto degli SGD per l’EUROPA che verrà indica i nostri i nostri obiettivi.
Anche se l’UE ha fatto molto e ha destinato molti fondi, indicato molte direttive al servizio della parità di genere e dei diritti femminili molto resta da fare. In particolare modo per l’occupazione che è un nodo fondamentale delle sviluppo europeo.
Così come è necessario intervenire per contrastare la violenza di genere monitorando l’applicazione della Convenzione di Istanbul.
L’ azione dell”Europa a favore delle donne è stata insufficiente?
L’uguaglianza dei diritti è nel Dna dell’Europa. Ciononostante, l’esperienza acquisita e i dati a disposizione indicano che si è verificata un’ insufficiente applicazione delle normative, anche legislative, di questa strategia.
Quali gli interventi da chiedere?
Il campo dell’istruzione e della formazione sono terreni ancora scoperti.
L’ambiente, la violenza di genere…
Tutto è contenuto nel nostro Patto delle donne per l’Europa.
Contiamo che la prossima intervista tu la faccia da parlamentare europeo. In ogni caso anche questo sforzo, il procedere per “progetto” comune cosa cambierà?
Questa esperienza di campagna elettorale ci porterà, dopo il 26 maggio, a una nuova idea di politica. Una politica di ascolto, veramente attenta alle necessità e al benessere delle persone, non ideologica, trasversale, sobria, basata sull’uguaglianza delle opportunità, basata sulla sostenibilità.
da :http://www.donneierioggiedomani.it/8227/speciale-elezioni-europee-2019