Ci sono luoghi che restituiscono valore e significato anche al momento apparentemente buio che stiamo vivendo. Luoghi animati da memoria, fatti rivivere da volontari entusiasti ed emozionati che li raccontano, nonostante la routine, con gli occhi lucidi ed una emozione palese e bellissima.
Esattamente così e’ stata l’esperienza della visita, in un pomeriggio di primavera dal clima invernale, all’ex manicomio di Volterra. Visita insieme ai volontari dell’associazione “Inclusione ,graffio e parola onlus” che alcuni volterrani anni fa hanno creato proprio per non disperdere cio’ che resta in questo luogo speciale .
Un’area enorme , appena fuori le mura di questa meravigliosa cittadina toscana.
Area posta su una collina verde, ricca di alberi e piante di ogni tipo.Una storia lunghissima di anni in cui si sono alternati esperimenti all’avanguardia nei primi del ‘900 volti al recupero con il “lavoro” dei pazienti , insieme a storie di dolore , lontananza e ingiustizie imposte e subite.
Storie di cui quelle mura trasudano, storie raccontate anche dalle centinaia di lettere di quei pazienti alle famiglie, ritrovate lì e mai spedite da chi gestiva la struttura. Abbandonate mentre gli autori ne aspettavano , per anni, le risposte , lettere che hanno emozionato anche un artista come Simone Cristicchi che le ha fatte diventare,tempo fa, uno straordinario spettacolo teatrale in “Lettere dal manicomio” .
Questo luogo speciale al momento e’ in vendita e sara’ ancora visitabile per poco, almeno finche’ non cambiera’ la proprieta’ ad oggi della Asl locale.
Gestisce l’organizzazione delle visite all’ex manicomio di Volterra l’associazione culturale “I luoghi dell’abbandono ” ,visite che hanno portato qui fino ad oggi circa 8800persone e tramite la quale si puo’ prenotare per andare.
Una volta a Volterra la visita e’ possibile grazie all’associazione “Inclusione,graffio e parola”, un gruppo di volontari che ogni mese accoglie i visitatori con passione ed un amore speciali per la Memoria di questo posto e ,soprattutto,di chi l’ha reso e famoso nel mondo.
Si perche’ questo luogo e’ stato reso unico anche proprio da un suo paziente .
Ed e’ il suo lavoro e la sua opera che oggi, in questo pomeriggio di freddo e di pioggia, volevo assolutamente vedere. Opera unica da conoscere per l’altissimo valore umano e anche di arte , essendo considerata unanimemente il capolavoro di quella particolare corrente chiamata “art brut”
Il paziente autore di tutto questo e’ stato Fernando Nanetti o anzi, come avrebbe voluto fosse precisato , Fernando Oreste Nanetti in arte NOF4.
Fernando, figlio di una ragazza madre poverissima , che arriva da Roma , nel 1959, nel reparto giudiziario del manicomio di Volterra. Un giovane uomo con alle spalle una storia di poverta’,abbandono e solitudine che li’ a Volterra, nel cortile del padiglione riservato alla mera “contenzione”, inizia un giorno a “graffiare” il muro di cinta .
Si graffiarlo con l’unico strumento a sua disposizione, la piccola fibbia del gilet dell’ uniforme a lui riservata come a tutti gli altri degenti. Inizia a graffiare e lo fa, negli anni, per sessanta metri. Si6o!
Raccontando, peraltro in un italiano senza errori (ed e’ il mistero nel mistero), storie di sé, reali e inventate, progetti fantascientifici ma anche episodi accaduti e di figure incontrate nella struttura . Insomma ad oggi sessanta metri di quello che, come scritto prima , in tutto il mondo e’ definito il capolavoro assoluto dell’art brut .
La rappresentazione visibile e chiarissima si’ della solitudine di un uomo ma anche della sua determinata e precisa voglia di lasciare il “suo” segno, il ricordo del suo passaggio nel mondo.
Il segno potente di un uomo che ha voluto con l’unico mezzo possibile a sua disposizione (immaginate..una piccola fibbia di metallo) lasciare qualcosa di sé sull’unico spazio di vita a lui possibile.Qualcosa con cui farsi “riconoscere” nel mondo,con cui reclamare dignita’, la sua voglia di esserci.
Guardate..e’ davvero difficile scrivere di tutto questo e in poche righe. Difficile raccontare brevemente questa storia. Narrare di come sia stato possibile che tutto questo non si perdesse anche attraverso l’attenzione che un unico , attento e sensibile infermiere, fra i tantissimi in quel luogo , riservo’ a questo stranissimo paziente…invece di lasciarlo chiuso nel suo mondo ed ignorarlo.
Quel “grido graffiato sul muro “ lanciato da Fernando Nanetti diventa ,infatti, anche la storia chi e’ riuscito ad “accoglierlo” quel grido,di chi ha avuto la sensibilita’ di guardare.
Andando “oltre”un lavoro che allora riduceva le persone solo a numeri da accudire di routine.
Aldo Trafeli, l’infermiere , intui’ la meraviglia e il valore di quello che quello stranissimo paziente stava facendo, ne intui’ l’importanza ,restituendogli la dignita’ e la capacita’ di poter creare qualcosa di unico.
Cosi la storia del graffito di Nannetti nel manicomio di Volterra e’ anche la storia di chi seppe “ascoltare” ,come fece l’infermiere Trafeli ed e’ tutto questo che la Onlus “Inclusione ,graffio e parola ” cerca di preservare ed e’ a questo contribuiscono i proventi delle visite organizzate tramite l’associazione culturale “I luoghi dell’abbandono”.Visite che hanno permesso di donare alla Onlus di Volterra ben 40000 ( quarantamila ) euro per il distacco di tutto il graffito!
Staccando ,così,e restaurando gran parte per ora dell’opera di Nannetti per preservarla dal degrado in cui purtroppo versa oggi tutta la struttura. Solo una parte ,infatti, del graffito oggi e’ ancora visibile sul muro dove e’ nato.
Una parte coperta da una tettoia di lamiera che davvero poco fa. Ma si sa,in Italia siamo un Paese strano.
Possediamo gioielli unici che in tutto il mondo vengono valorizzati e studiati mentre noi li distruggiamo o, nella migliore delle ipotesi, li lasciamo andare semplicemente al degrado . A Losanna ,per esempio, l’intera opera di Nannetti e’ stata riprodotta, cosi come viene studiata in tutto il mondo.
La visita si chiude, Alice che ci ha accompagnato come guida , coinvolgendoci con l’emozione visibile che prova ogni volta , ci saluta insieme ad Andrea Trafeli oggi presidente della Onlus.
Andrea ,il figlio di quell’Aldo Trafeli che , unico, cerco’ di comprendere le storie di Nanetti mentre le incideva su quel muro con quella piccola fibbia ,riuscendopoi a tradurle e tramandarle interamente.
Lui, insieme a tutti quelli che ne tengono viva la Memoria ,oggi rendono omaggio alla dignita’ di un essere umano che sarebbe stato solo un numero fra tanti in un sistema che tutti numeri faceva diventare .
Questo ,oggi, resta il messaggio piu’ importante,unico e straordinario.
Il miracolo dell’ascolto di un essere umano e del suo rispetto.
Visitare l’ex maniconio di Volterra lascia questo dentro insieme ad una infinita’ di emozioni .
Dovete andare..e’ impossibile ,credetemi,descriverle tutte.
Impossibile raccontare in poche righe tutta una storia che coinvolge da piu’ di un secolo ,una citta’ ,quello che e’ stata li’ una struttura di accoglienza ed il suo ospite piu’ straordinario .
La visita a quei padiglioni erosi dal tempo e dall’incuria ormai lascia spazio alla bellezza che qualcuno, oggi, continui a tenere vivo il valore della Dignita’ umana , e della sua preziosa, irripetibile individualita’.
Andate a Volterra…vi aspettano.