Di fatto la Repubblica Italiana è nata anche grazie al voto delle donne
Sin da quando ero bambina visualizzavo la Repubblica Italiana come una donna, probabilmente influenzata dal bel profilo femminile raffigurato sulle monete (ricordo soprattutto quelle da 20 lire e poi quelle da 200 lire dove dalla testa del profilo di donna erano sparite le spighe di grano, quasi ad indicare l’evoluzione della Repubblica italiana da paese agricolo a paese industriale) o su alcuni tagli di francobolli. Ma sicuramente influenzata anche dalla parola al femminile e poi dalla potente fotografia della bellissima ragazza dal volto radioso (pubblicata dal Corriere della Sera del 3 giugno del 1946 per annunciare la nascita della Repubblica italiana) che era già “virale” qualche decennio fa.
Di fatto la Repubblica Italiana è nata anche grazie al voto delle donne. In realtà, il primo voto delle donne era stato alle amministrative di qualche mese prima del Referendum, quando non solo le donne votarono per la prima volta ma circa 2 mila candidate vennero elette nei Consigli comunali. Simbolicamente, però, l’ottenimento del suffragio universale femminile in Italia è collegato al Referendum del 2 giugno, quando l’89% delle donne sopra i 21 anni, insieme all’89,2% degli uomini, si recò alle urne. Indossando il vestito della festa, perché era forte la consapevolezza di stare vivendo qualcosa che andava celebrato come un momento speciale.
Il 2 giugno non si scelse solo la Repubblica ma si votò anche per la Costituente: furono elette 21 deputate e 5 di loro, Nilde Iotti, Teresa Noce, Lina Merlin, Maria Federici e Angela Gotelli, entrarono a far parte della “Commissione dei 75” incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione Repubblicana.
La partecipazione attiva delle donne alla vita politica del nostro paese cominciò dunque insieme alla Repubblica stessa e da subito le Costituenti cominciarono a fare fronte comune sui temi dell’emancipazione femminile e a far sentire la loro voce con decisione per superare gli ostacoli che rendevano difficile la partecipazione delle donne alla vita politica. Ad esempio fu Lina Merlin a volere, nella formulazione dell’articolo 3 della Costituzione, l’introduzione della locuzione “di sesso” nell’elenco delle discriminazioni da superare e fu Teresa Mattei a volere la fondamentale aggiunta “di fatto” alla frase “limitando la libertà e l’uguaglianza dei cittadini”, nel comma sugli ostacoli di ordine economico e sociale da rimuovere per consentire lo “sviluppo della persona umana” e la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici alla vita del Paese. Fu importantissimo il loro ruolo per il diritto di famiglia, la partecipazione delle donne alla vita extrafamiliare, l’accesso alle carriere pubbliche. Ci sarebbe stato molto da fare, ancora, per il cammino per i diritti delle donne, nella seconda metà del secolo scorso, ma tutto cominciò dall’impegno delle Madri Costituenti.
Molte di loro venivano dalla Resistenza, avevano subito il fascismo sulla loro pelle, provenivano da una società in cui a causa della guerra tante donne erano state chiamate a svolgere ruoli fino ad allora tipicamente maschili: il voto e la partecipazione politica non poteva più essere loro negato. (Tutto ciò è ben raccontato a ragazze e ragazzi nel romanzo Corse di tram di Eleonora Laffranchini che sono stata felice di pubblicare https://www.matildaeditrice.it/libri/corse-di-tram).
È importante ricordare tutto ciò oggi, perché negli ultimi mesi abbiamo vissuto una stagione difficile non solo per i diritti delle donne ma per la democrazia, la libertà di espressione, la tutela dei diritti in generale tenendo presente che sono soprattutto le donne che li stanno difendendo, scendendo in piazza, facendo sentire le loro voci, autentiche e competenti, anche su tanti altri temi. È dalle donne che in questi mesi è venuta l’opposizione più forte.
Non possiamo tacere dell’esito del voto del 26 maggio alle elezioni europee. Per ora in Europa la democrazia rimane solida nonostante l’avanzata dei sovranisti in alcuni Stati Membri ma il rischio che la democrazia in Italia venga meno è fortissimo e dobbiamo essere consapevoli che prima di tutto sono i diritti delle donne ad essere a rischio. Nazionalismo, populismo, sovranismo portano con sé sessismo e misoginia, se non era ancora chiaro a tutte lo ha ben chiarito il Convegno di Verona di fine marzo. Chi ci definisce “nazifemministe”, chi invoca un ritorno ai ruoli familiari del passato, chi fa propaganda per considerare l’aborto un omicidio o un atto più grave di uno stupro, chi considera “subnormali” le donne che non fanno figli, chi nega la violenza contro le donne o addirittura dice che la violenza domestica ha le chiavi di casa e porta i tacchi a spillo, chi considera la famiglia un “fatto sociale”, chi auspica la riapertura delle “case chiuse”. Avrebbero mai potuto immaginare le Madri Costituenti questo pericoloso ritorno indietro?
Dunque questo 2 giugno cade in un momento simbolicamente molto importante per ricordare che la Repubblica, nata anche grazie alle donne, deve oggi il suo rimanere democratica al ruolo delle donne sia per la difesa dei propri diritti che di quelli di tutti e tutte e potrà rimanere tale se si contrasteranno con decisione i passi indietro sui diritti delle donne.
È bello sottolineare tutto ciò con il video “Mameli Rap” (https://www.youtube.com/watch?v=t4YaPwv7dpA&fbclid=IwAR0CZrBwSuDqdf—w_kgYBc_Rkx6SvRXz1Gy73-h5zrhlUW7fuk1DaBKjo) un Progetto dell’I.I.S “A. Olivetti” Polo 3 Fano premiato alla I edizione del concorso Sulle vie della parità nelle Marche, tappa regionale del concorso nazionale Sulle vie della parità (edizione V) indetto da Toponomastica femminile.
Articolo di Donatella Caione
Editrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.