Il mio incontro con Deborah. Deborah è la persona più baciosa che io conosca. Per questo a volte mi metto a distanza di sicurezza: se non ho bisogno di coccole è inutile prendersi uno spavento dal faccione sorridente che si avvicina.
Prima vi ho parlato del mio incontro con il mio padrone, Giuliano.
Essendo la prima persona che si è presa cura di me, si è instaurato tra noi quello che gli psicologi chiamano imprinting.
Ossia, ero ancora un cucciolo senza la mia mamma, così mi affezionai così tanto al mio padrone, che era diventato il mio unico punto di riferimento.
La mia fiducia era ben riposta, come potei accorgermi già da subito.
Ora voglio parlarvi di Deborah.
Lei e Giuliano sono sposati da dieci anni e io la conosco da undici, da quando è entrata a far parte della nostra famiglia.
Vi racconto un episodio in particolare che potrei intitolare: il mio primo bacio.
Era la seconda volta che vedevo la nuova fidanzata di Giuliano. Mi era rimasta simpatica già da subito e mi aveva colpito il suo buon odore.
Quella sera era stata invitata a cena da noi nella casa piccina che condividevo con il mio padrone. Appena mi vide, tra mille complimenti, volle prendermi in braccio, quasi a tradimento, senza porsi il minimo dubbio se a me piaceva o no.
Certo, io ero incuriosito da lei, volevo conoscere questa biondina di cui Giuliano mi parlava tanto prima di addormentarsi, ma allora ero giovane e la confidenza richiede tempo, coccole, ciotole e carezze.
Sembrava che volesse bruciare tutte le tappe con una vivacità ed una spontaneità non comuni fra noi gatti.
Comunque, dal momento che Giuliano la fece accomodare, ne sono sicuro oggi come allora, lei iniziò subito a cercarmi.
D’altronde in una casa di soli quattro stanze, soggiorno, camera, cucinino e bagnetto, faceva presto a trovarmi, mentre io, con le orecchie ritte per la curiosità, me ne stavo appollaiato come la sfinge ai piedi del lettone.
“Cucciolo, amore, Pakum?”. (Quella sera non mi chiamava ancora cippiro).
Mentre contento delle attenzioni ricevute, mi stavo rizzando sulle quattro zampe, preparandomi al consueto stiracchiamento del dorso, vedevo che Deborah si stava avvicinando.
Pensavo, allora assai ingenuo, che mi volesse nuovamente prendere in braccio e mi predisposi anche psicologicamente allo sbatacchiamento.
Ma non successe questo.
Invece di prendermi in braccio, iniziò a chinarsi pericolosamente verso di me, avvicinando la sua testa (che a me appariva enorme) al mio musetto.
Dovete sapere che, per noi gatti, l’istinto ci porta a considerare l’avvicinamento del muso come un segno di aggressività, soprattutto se accompagnato dall’esposizione dei denti.
Ricordo che pensai “quanto è grande quel testone con tanti capelli. Se vuole mi mangia in un boccone”.
E mentre vidi quegli enormi occhi nocciola che fissavano i miei, pregavo che Giuliano mi salvasse, invece di rimanere là impalato a guardare ed a sorridere.
Certo, la biondina non mostrava ancora la bocca spalancata ma, vista la velocità che gli umani hanno, avrebbe tranquillamente potuto spalancarla all’ultimo.
Mi resi subito conto che era troppo tardi per la fuga quando con le mani mi afferrò il muso.
Preso dal panico abbassai lo sguardo, socchiusi gli occhi e tirai indietro le orecchie, ormai pronto ad incassare l’inevitabile, mentre dentro di me iniziai a rimpiangere il poco tempo avuto per godermi le bellezze della vita.
Con la coda dell’occhio vidi che ormai il suo viso aveva quasi raggiunto le mie orecchie.
Ormai pregavo solamente di non soffrire tanto.
Ed invece accadde una cosa imprevista che nessun istinto tramandato da mille e mille generazioni può insegnarti.
Infatti la biondina, invece di aprire la sua grande bocca e di mordermi, la chiuse e la poggiò sulla mia testolina, in mezzo alle due orecchie. Poi emise una specie di schiocco, molto sonoro ma per niente fastidioso, che tutt’ora io non sono in grado di riprodurre.
Tutto qui. Non fu il mio trapasso. Non sentii dolore. Non ebbi danno eccetto lo spavento.
Quell’atto, che gli umani chiamano bacio, si rivelò essere la premessa di molte coccole, carezze che durarono alcuni minuti. Niente di più.
Ed è per questo che oggi quando accade, cerco di controllare l’informazione errata del mio istinto: poi so che ricevo contestualmente altre carezze, coccole ed anche una buona ciotola di cibo.
Cosa devo dire: Deborah è la persona più baciosa che io conosca. Per questo a volte mi metto a distanza di sicurezza: se non ho bisogno di coccole è inutile prendersi uno spavento dal faccione sorridente che si avvicina.
Deborah Voliani – 49 anni. Assistente sociale. Mi occupo di prevenzione solitudine e promozione socialita a favore degli anziani a Trieste presso Televita s.p.a. Sposata. Vivo a Monfalcone. Sono livornese d.o.c. .Toscanaccia nel sangue. Ho un gatto persiano che si chiama Nemo. Scrivo racconti e poesie. Ho scritto con mio marito un romanzo giallo Male minore ambientato a Livorno e pubblicato da Manidistrega nel 2010. Amo la vita e la fede in Dio