Antonella Wanver indubbiamente Eccellente da tanti punti di vista, si é sempre occupata di comunicazione di moda ed é stata sempre capace di calarsi di volta in volta in mercati diversi, con approcci aziendali differenti.
Una trentina di anni fa la incontravo a Milano alle serate di gala, vestiti da pinguini in un clima sempre piuttosto formale, ma il fatto che ci fosse anche lei, Antonella Wanver, rendeva tutto più leggero e entusiasmante. Lei e il marito, lo stilista Alberto Wanver, erano la ragione per cui andavo con gioia a incontri altrimenti privi di interesse per me e ai quali avrei partecipato solamente per essere accanto a mio marito. Ma Antonella mi appariva già allora nelle sue mille sfaccettature, capace di giocare alla serata di gala ma anche di non prendersi sul serio, attenta alle tematiche mondane ma anche alle riflessioni più profonde e spirituali, bella e elegante ma anche libera e originale nella espressione estetica della sua femminilità. Una grande treccia bionda portata con disinvoltura, un meraviglioso sorriso e la sua tendenza ad essere controcorrente in ogni sua manifestazione.
Questa Donna indubbiamente Eccellente da tanti punti di vista, si é sempre occupata di comunicazione di moda ed é stata sempre capace di calarsi di volta in volta in mercati diversi, con approcci aziendali differenti.
Suo marito sfilava l’alta moda romana, collezioni maschili colorate e irriverenti ma, dopo il loro matrimonio, lui e Antonella fondarono a Milano uno studio di stilismo industriale all’avanguardia disegnando dall’intimo al pret a porter, alla maglieria, agli accessori, ai disegni per stampa, ricercando i materiali e seguendo la realizzazione dei vari campionari. Disegnando qualsiasi tipo di abbigliamento, un ufficio importante, tanto da ospitare anche stagisti che provenivano dalla Saint Martin School di Londra.
Con la morte del marito, Antonella e i loro figli fondarono l’ Artstudio3 dove dalla moda , loro prima vocazione, spaziano in settori diversi da quello, dal design all’arredamento, all’industriale, al food e all’arte. Artstudio3 si occupa quindi di marketing realizzando interamente tutti gli strumenti comunicativi, dai social media agli shooting fotografici. Aperto anche il dipartimento web (web.artstudiotre.it ) attraverso il quale l’agenzia si occupa di comunicazione on line a trecentosessanta gradi, passando dalla realizzazione di siti alla gestione dei social network per le imprese dei più disparati settori, alla pubblicità su Internet, all’ottimizzazione di siti per essere meglio visualizzati sui motori di ricerca, a tutta una vasta gamma di servizi a valore aggiunto che fanno dall’Artstudio3 una delle prime agenzie online in Italia.
Ma parlare di Antonella Wanver solo come imprenditrice sarebbe come parlare della estensione del mare ignorandone la profondità perché é una donna che riassume in sé una miriade di sfaccettature che la rendono tutto e il contrario di tutto. Oggi, a settantaquattro anni, oltre ad avere un’energia che tante quarantenni le invidierebbero, ha ancora tanti sogni che aspettano di essere realizzati, tanti progetti, tanta voglia di vivere. E questo suo radicamento che le permette di prendere quotidianamente decisioni lavorative e nella vita familiare, ben si intreccia con la sua capacità di volare alto, di scendere nelle profondità del suo animo e del suo mondo interiore per poi risalire verso mondi trascendenti e vagare nello Spazio e nel Tempo. Una vera Donna Eccellente, una donna piena di amore.
*Sei imprenditrice, mamma, moglie, nonna. Come concilii in te questi ruoli, cosa hanno in comune l’uno con l’altro per te?
Non potrebbe mancare nella mia persona nessun pezzo di questo puzzle, é un tutt’uno. Non posso essere imprenditrice senza occuparmi dei miei cari. Per spiegarti come mi sento ti passo un’immagine, una visione di me che un giorno ho avuto: hai presente quei giocolieri cinesi che hanno in mano i piattini e li fanno girare? Quei piattini girano tutti insieme e se uno solo si blocca anche tutti gli altri fanno lo stesso. Non posso immaginare una me che lavora e non si occupa della casa, non va a prendere a scuola la nipote, non telefona agli amici. Fatico a pensare a una persona monovita, che fa solo una cosa. Il dispiacere é non aggiungere anche altro a questi piattini perché ci vuole tutto perché la vita sia vita. Come dei vasi comunicanti, quello che fai in un settore ti aggiunge energia e forza a tutti gli altri. La mentalità della imprenditrice é un tesoro che mi porto anche a casa perché lì posso e so organizzare, l’empatia che ho coi miei cari la porto nella relazione coi dipendenti e con i fornitoti. E’ un tutt’uno, un vaso riempie l’altro vaso.
*Come vedi oggi il mondo del lavoro rispetto a come lo vivevi un tempo?
Lo vivo in modo diverso e ti spiego il perché. Se facciamo un’analisi sociale del lavoro, vediamo che la mia generazione si realizzava nel lavoro che rappresentava una alternativa forte alla solita vita di famiglia e il volersi affermare facendo qualcosa di sé e per sé. Era un desiderio smisurato, una spinta rara che adesso invece é cosa comune perché oggi tutte le donne possono approdare a dei lavori. Nella mia generazione si dovevano fare delle scelte, ad esempio se essere solo figlia e non sposarsi, se essere solo madre, oppure se mettere della energia in un altro obiettivo. E se questo obiettivo coincideva con un un approdo alto al lavoro era bellissimo, una gioia molto grande che chi ha vissuto quei tempi può testimoniare. Penso con dispiacere che oggi chi lo vive non lo desidera tanto come lo abbiamo desiderato noi.
*I tuoi 74 anni cosa ti hanno portato di nuovo da questo punto di vista?
Ci sono stati molti mutamenti in me, specialmente in questa ultima parte della mia vita che mi vede ancora attiva, il cambiamento più marcato é forse che mi sono addolcita, ho più un occhio di comprensione verso gli altri. Prima ero convinta solo di quello che pensavo io, non facevo sconti, applicavo regole rigide, ero tranchant. Adesso mi rendo conto che comprendo di più le motivazioni degli altri, li ascolto con attenzione e se gli altri hanno delle defaillances li posso comprendere.
Sono sempre pronta a entusiasmarmi per nuovi progetti come la recente collaborazione che ci é stata affidata dalMuseo Van Gogh occuparci della promozione attraverso un progetto di licensing in Italia e in Svizzera
Il prestigioso Museo Van Gogh, nell’impegno a contribuire efficacemente alla conservazione, al restauro ed all’acquisizione delle opere dell’omonimo artista, è infatti attivamente alla ricerca di partner forti ed affidabili che producono e distribuiscono prodotti e servizi di riconosciuta eccellenza, per lavorare insieme alla finalizzazione di accordi di licensing e comarketing, all’interno dei quali l’associazione con il brand VGM possa generare valore rilevante e condiviso tra le parti coinvolte.
*Sei un’imprenditrice molto ben radicata e con un notevole senso della realtà e, nello stesso tempo, sei molto attratta da tematiche di ricerca interiore e di contatto con altre dimensioni. Come integri in te queste due anime?
Le tematiche di ricerca interiore possono essere una scialuppa di salvataggio per una imprenditrice, un valore aggiunto per il lavoro perché non dobbiamo dimenticarci che abbiamo a che fare con essere umani e illuminando la nostra parte spirituale riusciamo anche ad essere delle imprenditrici migliori.
* Ho parlato di contatto con altre dimensioni: vogliamo chiarire..
Sono sempre stata attratta dal vedere oltre e penso che sia un dono di cui però bisogna fare attenzione, é un dono fragilissimo e non é nelle nostre mani. Ho avuto periodi in cui ero molto ricettiva con previsioni e continue premonizioni. Attraverso un sogno, ad esempio, ho avuto una regressione nelle mie vite precedenti che era precisissima, anche con date chiare e inequivocabili. . Ci sono stati dei periodi in cui attraverso i sogni io capivo e prevedevo quello che sarebbe successo nell’ambito lavorativo. Se mi succedeva qualcosa di brutto io già lo avevo sognato e magari quel sogno mi faceva stare male, provavo un senso di paura. Forse per questa paura ho avuto poi dei periodi di piattume in cui non avevo più nessuna previsione. Questo “dono” é stato a intermittenza.
*Di fronte alla consapevolezza di questa tua intermittenza, tu come hai reagito?
Ho cercato forse inconsapevolmente, di diluire questa sensibilità, questa mia attitudine a vedere oltre, interessandomi a chi é più avanti di me in questa ricerca spiritale . Ognuno di noi ha le sue corsie preferenziali sui miliardi di corsie spirituali che puoi percorrere. E quindi puoi attingere a miliardi di sfumature. C’é un oceano di cose da capire, ci sono libri da leggere, ultimamente sto cercando di comprendere qualcosa di Steiner, non é una strada facile. Bisognerebbe approfondire altrimenti rimane una cultura superficiale. Mi rammarico di non studiare a fondo ma ho la superbia di dire che é comunque importante sapere che c’é del vero e prima o poi magari approfondirò questi temi.
Ti ritieni tutta d’un pezzo, capace di procedere a senso unico di fronte alle cose o senti vivere in te delle dicotomie?
C’e una grande dicotomia in me perché a volte non riesco a vedere la luce in cose che ne sono piene oppure vedo la luce anche nella parte più buia ma anche nella parte luminosa il lato oscuro. Quando sono molto felice smonto il giocattolo , smonto la felicità, riesco a trovarci il vermino..e se lo cerco so che certamente lo trovo! Quando tutti perdono la testa io invece mi rimbocco le maniche e trovo sempre il punto di luce nelle situazioni più drammatiche. Questo mi porta a non godere del tutto la felicità e a non farmi sopraffare dal malessere. Forse é per via di mia mamma che viveva la felicità e le cose belle come una colpa e mi ha inculcato questo fin da piccola, sono cresciuta con la sensazione di non potermi permettere la felicità.
*Questa tua dicotomia in quali altri aspetti della tua vita si manifesta?
Se tutte le situazioni di felicità o di malessere ci sono in ogni aspetto della vita, nel lavoro, nella vita privata o in quella di relazione, se questo modo di pensare é presente in tutte, io sono dicotomica in tutto, se pur con pesi diversi.
*Ma c’é qualche ambito in cui questa tua dicotomia non si presenta?
Forse non si manifesta nel mio rapporto con la natura, se sono dentro la natura allora sono solo me e lei con pensieri belli puliti che volano in alto e non sono dicotomici. Ed é sempre stato rifugio per me la natura, anche prima che ne diventassi consapevole. Buttarmi su un prato sentire la terra sotto di me, vivere la natura come una maestra che riequilibra tutto, ha sempre fatto sparire ogni mia dicotomia. A me piacciono anche i temporali, perfino da bambina piccolissima non mi facevano paura. Per me la natura é amica, mi ci sento fusa.
*Come ti poni di fronte al nuovo, di qualunque cosa si tratti?
Qui l’aspetto dicotomico mio sale sul palcoscenico. A me il nuovo piace sempre ma in realtà sono come quei cavalli o quegli asini che si impuntano, mi ci vuole tempo. Mentalmente mi eccita, ma per porre fisicamente in atto la novità mi ci vuole un bel po’. Mentalmente é la cosa più bella che mi possa aspettare, ma io esorcizzo questa mia eccitazione mettendoci del tempo. E così l’altra mia parte mi porta a stare lì immobile, a non fare cambiamenti, a avere paura di tutto.
*E qual é il tuo rapporto con ciò che é da lasciare andare e non ti appartiene più?
Quando lascio andare lascio davvero andare, questo sicuramente. Ma dopo una rielaborazione lunga una volta chiuso é davvero chiuso, come il serpente che si é tolta quella pelle lì, non é più la sua, basta. Però per togliersela ci mette tantissimo. Da ragazza mi stupivo del fatto che qualcosa che mi aveva fatto soffrire così tanto se ne andasse, si dissolvesse al punto che non ricordavo più di avere tanto sofferto. Ma succedeva. Certe volte nel dolore interveniva l’ altra parte di me ricordandomi che avrei presto dimenticato tutto, Poi tanto cadrà, mi dicevo.
*Quali sono stati i tuoi principali cambiamenti nel tempo?
Quando vedevo nonne che mostravano con orgoglio le foto dei loro nipotini mi annoiavano, ora invece che ho due nipoti é come essere mamma ma in un altro modo. Io sono stata mamma in maniera diversa, col polso di ferro, ora con i miei nipoti sono tenera e provo gioia a tenere in braccio fagottino che non ricordavo di avere provato con i miei. C’é una tenerezza nuova che mi porta a guardare cose che nemmeno notavo.
*E nell’arco della tua vita di quali cambiamenti mi vuoi parlare?
Se ripercorro la storia della mia vita un grande cambiamento é arrivato quando ho incontrato mio marito, lo stilista Alberto Wanwer, che ha rappresentato quanto di più bello e leggero io potessi vivere. Era gioia di vivere, mi dava sicurezza, riusciva a non dare importanza a delle cose non per superficialità ma perché non scalfivano minimamente il suo essere. Mi ha insegnato che qualunque cosa succeda noi siamo noi, rimaniamo noi, come una pioggia ci scivola addosso, niente ci sta attaccato. La vita ha dei disegni per ognuno di noi e ci fa incontrare le persone giuste che ci aiutano a integrarci, a farci capire delle cose. L’incontro con lui é stato un dono grandissimo
* In cosa ti ha aiutato?
Sembrava togliermi tutti i pesi, li faceva diventare bolle di sapone. La sua allegria, la leggerezza del vivere mi hanno molto aiutata. Sapeva farmi vedere vedere oltre qualsiasi cosa, se ero disperata lui mi diceva “ E adesso dove andiamo a cena?” E io mi chiedevo “ Ma come gli può venire in mente, adesso?” E invece mi aiutava. Era sempre una sorpresa la vita con lui. Io uscivo dall’ufficio, lui mi veniva a prendere e mi diceva “Andiamo all’aeroporto, partiamo per Amsterdam” E io gli dicevo “Ma non ho niente con me, nemmeno un vestito di ricambio” e lui “Non importa, compri per strada quello che ti serve”. Era un Rossella O’Hara della situazione, vedeva sempre la parte positiva. Da lui ho imparato vedere il mondo con altri occhi. Con lui tutto sembrava naturale, avveniva con naturalezza. Anche il diventare madre lo ho vissuto con molta serenità.
*Ma cosa vuole dire per te cambiare?
Lego i miei cambiamenti più alle persone che alle situazioni. Il potere del cambiamento é stato rappresentato in me dalle persone, non da eventi e quindi quegli eventi che per gli altri erano importantissimi io li ho vissuti come bere un bicchiere d’acqua, come lavarsi la faccia e andare avanti. Nel corso degli anni mi sono interfacciata con grandi persone, anche per il lavoro, industriali che attraverso i loro discorsi mi facevano capire dei valori. Ho sempre colto dei messaggi anche in persone più grandi di me, con maggiore esperienza di me. Mi sono sempre piaciute le persone che nonostante avessero costruito delle cose importanti, dei grandi industriali ad esempio, non avevano il denaro come prima loro preoccupazione, non il potere economico. . Un industriale comasco un giorno mi ha detto” Ma cosa vuole signora, tanto non è che possiamo metterci due paia di pantaloni uno sull’altro, sempre uno ne dobbiamo mettere” Questo mi ha dato la misura che all’essere umano serve il giusto, quello che é di più é inutile. Mia nonna diceva “Tanto é come niente”.
*Cosa ti piace nell’altro?
Mi ha sempre colpito vedere la felicità negli occhi di una persona che guarda con meraviglia il mondo. Io sono affascinata da chi fa esattamente quello che gli piace senza uniformarsi ai valori comuni, non é che devi stare nel castello per essere felice. Credo che la nostra ricerca sia questa, capire quello che fa bene per te, al di là delle maschere e delle cose che ti mettono in testa.
Quando é morto Alberto, mio marito, grazie al suo insegnamento ho vissuto il mio rimanere sola meglio di quanto avessi pensato. E’ la vita, deve scorrere così. Non aveva lasciato spazi vuoti, sono stata molto tempo da sola ma stavo bene. Ho avuto anche negli anni di vedovanza una vita attiva, viaggi, amicizia, ugualmente bella.
*E poi é arrivato l’altro amore della tua vita..
Poi le cose accadono al momento giusto, c’é stato l’incontro con il mio attuale compagno che é combaciato con un mio modo diverso di pensare: lui é esattamente il contrario di mio marito. Stare con lui era come essere attaccata a un mulino a vento, invece lui mi da molta serenità e tranquillità nella quotidianità e mi insegna anche molto con la sua pacatezza e con il suo non dare mai giudizi, non é mai critico su niente. Mi ha insegnato l’equilibrio, a pensare di più, a non parlare subito..a onorare anche l’aspetto della quotidianità, delle piccole cose, di tutti i giorni. Prima vivevo in uno stato perenne di avventura, vivevamo sempre fuori, era tutto una novità, non andavamo mai a pranzo a casa, gli piaceva stare fuori, con gli amici, nel nuovo. Ora invece abbiamo scoperto la vita nella quotidianità , la dolcezza dei piccoli atti, delle piccole cose.
*E quali altri cambiamenti pensi ti aspettino?
Lo sforzo é credere che riuscirò a fare anche le cose che non ho fatto senza però farmi prendere dall’ansia folle che mi guasterebbe tutto. Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia. Io penso che ora sia il momento di guardarsi dentro e di svegliarsi.
*Cosa provi quando pensi al tempo che passa?
Sarebbe folle non pensare di essere in questa fase, anche perché se ne stanno andando via molte persone che mi sono state amiche e proprio perché ne sono consapevole, non posso che vivere al meglio questi giorni riempiendoli di cose belle. La vita non mi deve più imporre niente, scelgo i miei amici, quello che mangio, i miei pensieri, quello che devo fare per m e e per gli altri. Credo che dovremmo fare tutti così a quest’età. Ma bisogna fare i conti con chi ci circonda, con le sue esigenze, é bello che ci sia l’intenzione di vivere per noi stessi ma dobbiamo renderci conto che viviamo nel mondo e dobbiamo far collimare i nostri desideri con quelli degli altri. Bisogna pensare bene a questa ultima fase della nostra vita e lavorarci ma sempre tenendo presente che non siamo soli.
*Come vivi l’amicizia?
Come uno dei valori più belli e anche questo é stato un percorso lungo e irto di difficoltà. Fin da ragazzina ho vissuto anche questo aspetto nel dualismo, in fondo in fondo sono un po’ segreta, non mi apro facilmente ma quando lo faccio metto anche le budella sul tavolo . E da adolescente forse, quando lo ho fatto, non sono stata ripagata con la stessa spontaneità e ingenuità e questo mi ha portato a rinchiudermi come un riccio, mi sembrava di non essere ripagata della stessa moneta, io davo un valore molto alto all’amicizia, un rapporto che per me ha un valore più alto dell’amore. Nell’amore subentra una parte fisica importante che a un certo punto si spegne e può finire anche l’amore. L’amore ti acchiappa, ti rapisce. Invece l’amicizia la scegli, quindi la vivi con un’altra motivazione. Nell’amore ti puoi sentire scelta. Nei momenti disperati pensi agli amici. Sono quindi riuscita poi, nello scorrere degli anni, a crearmi delle belle amicizie,. Cerco la diversità nelle amicizie, mi piace avere le persone più diverse come amiche, mi da molta gioia confrontarmi con persone diversissime. Poi sono curioda delle personalità degli altri. Ho un occhio acritico, quando mi rendo conto che una persona sta diventando mia amica può raccontarmi di essere Jack lo squartatore ma continua a piacermi così com’é
*Qual é il tuo ruolo nelle relazioni?
Mi piace molto mettere in relazione , annodare tanti fili, capire chi può fare cosa e per chi. Mi piace organizzare le cose a tutti i livelli, mi viene molto facile. Non mi piace mai stare in prima fila, preferisco le retrovie. Sento contentezza e pienezza quando cose che ho messo in moto si realizzano e danno soddisfazione agli altri. Questa mia attitudine mi ha aiutato nel lavoro e nella vita privata.
*Hai dei rimpianti?
Mi piacerebbe coltivare una vena creativa, scrivere, dipingere. Non vorrei che il mio fosse solo rammarico ma vorrei riuscire a farlo e in qualche modo ci riuscirò. Fino ad ora non lo ho fatto per mancanza di tempo ma fin da piccola ho sempre riconosciuto la follia, quella luce che vedi solo negli artisti . Mi affascina la loro visione diversa del mondo. L’arte salverà il mondo e se posso avere un’invidia io ce l’ho per gli artisti. Non invecchiano, l’arte li aggancia ad altri mondi. La vita per loro non é mai é quella zavorra brutta che tiene bloccati alla quotidianità, l’arte ti fa volare altissimo, qualsiasi forma di arte. Gli artisti, anche molto anziani, sono fanciulli. E io ho sempre avuto un linguaggio comune con loro, li riconosco aa li vedo, so subito cosa e come parlare con gli artisti. Se avessi tanti soldi farei volentieri la mecenate.
Grazie Antonella!