Come può convivere con i tempi del web? La pellicola lancia il messaggio per cui l’amore ha bisogno di essere coltivato.
Nella vita di tantissimi impera la convivenza on-line dove si condivide tutto, molti e non solo i vip non fanno nulla senza comunicarlo ai seguaci della rete attraverso i social media. L’amore è adatto al virtuale?
Come può convivere con i tempi del web? Un argomento messo in luce anche dal cinema. Ricorderete il film “C’è posta per te” con Tom Hanks e Meg Ryan dove i due interpreti, entrambi fidanzati ma non innamorati, si conoscono via chat?
Attraverso le mail si raccontano la vita, si confidano, imparano a conoscersi e a scoprire i gusti reciproci: fanno amicizia. Poi decidono di incontrarsi ma all’appuntamento lui non rivela di essere l’amico virtuale bensì finge di essere lì per caso: il primo appuntamento naufraga in un litigio. Lei per il momento non scopre che è lui il suo amico della chat, lo frequenterà ancora e gli racconterà, ignara di averlo di fronte, dell’amico virtuale da cui è molto attratta. Il film si conclude con la rivelazione e i due che si innamorano.
La pellicola lancia il messaggio per cui l’amore ha bisogno di essere coltivato e, anche se innamorarsi può avvenire in un lampo, far crescere e nutrire l’amore richiede l’incontro reale. L’amore ci vuole tutti interi, ci assorbe, pretende vero interesse, vuole i nostri corpi. Ecco perché non può essere virtuale, Eros è un essere straordinario e non riesce ad esistere se non possiede anima e corpo. Non può sopravvivere senza farsi contemplare, mal sopporta i discorsi frammentari, detesta le chat, pretende il corteggiamento con i fiori e le parole sussurrate all’orecchio, il profumo della pelle…
Conoscersi dal vivo mette infine al riparo dai pericoli della rete dove separati da uno schermo non siamo in grado di capire se sia il caso di fidarci dell’altro oppure no. Il web è un “non luogo” capace di rinforzare l’idea per cui l’amore si possa considerare un’utopia; e pensare che il termine utopia non significa solo luogo che non esiste (termine coniato da Tommaso Moro nel 1516 per indicare la città ideale chiamata Utopia), ma in greco antico può rimandare anche al luogo dove si sta Bene e quindi dove si è Felici. L’utopia a cui dobbiamo indirizzarci è questo non luogo di benessere e felicità dove l’amore è qualcosa da abbracciare con tutto il nostro essere.