L’introduzione e il rapido perfezionamento dell’intelligenza artificiale, se da un lato è un inevitabile indice di evoluzione e progresso, dall’altro spaventa non poco per la ridefinizione del ruolo dell’uomo e la sua ricollocazione nel mondo lavorativo.
di Davide Dabbicco
Secondo un recente articolo HBR “Are You Developing Skills That Won’t Be Automated?”, c’è una tendenza ormai palese e riconosciuta che vede insieme alla trasformazione tecnologica e digitale, la progressiva automazione di diverse attività lavorative. Basti pensare che solo quest’anno il 10% del lavoro negli Stati Uniti sarà automatizzato (Forrester) ed entro il decennio lo sarà circa il 50% di tutti i lavori (McKinsey).
L’introduzione e il rapido perfezionamento dell’intelligenza artificiale, se da un lato è un inevitabile indice di evoluzione e progresso, dall’altro spaventa non poco per la ridefinizione del ruolo dell’uomo e la sua ricollocazione nel mondo lavorativo.
Sappiamo che i compiti che avranno sempre meno bisogno di persone per essere svolti, saranno quelli ripetitivi e di routine, che variano dalla lettura di lastre ai raggi X (con un ruolo sempre meno determinante svolto dai radiologi), allo stoccaggio di un magazzino, dalla guida dei camion, all’introduzione di casse automatiche per i pagamenti, per citarne solo alcuni.
All’interno di questo nuovo scenario robotizzato, dovremo sicuramente essere capaci di reinventarci come individui e lavoratori, valorizzando il carattere più unico e umano delle nostre abilità.
E per farlo avremo bisogno di sviluppare con sempre maggior assiduità le competenze trasversali, quelle tipicamente umane e relazionali, le competenze che non potranno mai essere automatizzate: pensate alla creatività, alle invenzioni, alla capacità tutta umana di fare connessioni originali, audaci e significative.
Nello stesso articolo citato in apertura, si evidenzia come in un’indagine recente, il 93% dei datori di lavoro guarda in un candidato più che il curriculum, la sua capacità di pensare in modo critico, di comunicare chiaramente, di risolvere problemi complessi, di apprendere in modo adattivo, di prendere buone decisioni e di lavorare bene con gli altri. Anche tutte queste abilità sono tipicamente umane e continueranno ad essere difficili da automatizzare.
E proprio nella consapevolezza dell’importanza che le cosiddette competenze trasversali rivestono e rivestiranno sempre più nel mondo del lavoro che sono nati “i14- Soft Skill Labs”, il ciclo di laboratori d’impresa rivolto a imprenditori, manager e collaboratori, giunto quest’anno alla sua seconda edizione.
Il programma formativo – che si svolgerà a Bari in Villa de Grecis da Novembre 2019 a Giugno 2020 per un totale di 14 incontri – si propone di allenare, attraverso esercitazioni, simulazioni e role playing, all’uso di quelle competenze comportamentali e relazionali che servono prima di tutto alle “persone”, al di là del ruolo specifico ricoperto in azienda.
La squadra de i14 (7 uomini e 7 donne) che guiderà i laboratori d’impresa è formata da business coach, formatori aziendali e trainers di assoluto livello.
Si parte il 18 novembre, proprio con un tema legato alla sopravvivenza umana in epoca digitale, e si prosegue con ispirazioni, metodi e tecniche che vanno da una corretta gestione delle riunioni alla valorizzazione delle emozioni; dal rafforzamento del carattere, allo sviluppo della leadership; dalla capacità di negoziare, alla cultura del feedback; dall’abbracciare gli errori al lavoro, al vivere le discussioni come momento di crescita; dall’uso del linguaggio a quello dell’intuito per immaginare e muoverci verso il futuro desiderato.
L’invito è dunque quello di “scendere dalla ruota del criceto” ogni 14 giorni – provocatoriamente di lunedì mattina – e fermarsi a riflettere sul senso del proprio lavoro, trovandone nuovi significati ed energie, oltre ad acquisire strumenti e competenze per viverlo al meglio, migliorando di conseguenza anche le proprie performance e quelle del proprio team.
Ai labs de i14 ci si mette in gioco, non solo per ricevere dei contenuti di qualità ma per partecipare a una esperienza collettiva di costruzione di significati autentici e profondi che portino all’adozione di pratiche virtuose ed efficaci nella vita lavorativa di tutti i giorni.
Perché, in fondo, sono e resteranno sempre le persone il motore delle imprese. E il futuro del lavoro, oltre ad essere smart sarà sempre più human.