Dire Grazie è riconoscere il valore dell’altro nella nostra vita e ciò non può che farci stare bene.
Una ricerca del 2006 condotta da Monica Barlett e David De Steno della Northeastern University ha evidenziato come le persone che praticano la gratitudine siano anche più inclini a mettersi nei panni degli altri così da creare una società coesa e solidale. Gli studi dei neuroscienziati hanno provato che nel cervello di chi esterna riconoscenza si produce dopamina, una delle molecole della felicità, siamo quindi autorizzati a dire quello che per certi versi avevamo sempre pensato.
Cerchiamo di risalire al significato originario di questa breve parola. Ringraziare è prima di tutto un atto di umiltà, pronunciando un grazie riconosco il valore dell’altro nella mia vita, del suo esserne parte in causa. Il grazie ci mette in questo modo in una posizione di inferiorità, un tempo il ringraziare si accompagnava all’inchino di fronte al sovrano che per qualche motivo dava un’opportunità, una chance di salvezza o faceva l’onore di qualche privilegio.
Chi sa ringraziare con il profondo del cuore è una persona riconoscente e che ha memoria delle cose. “Non scorderò mai il favore che mi hai fatto”, non è questa una frase per ringraziare ora e per sempre chi si è speso per farci un favore? Ora abbiamo compreso come il ringraziare autentico sia lontano da un’ipocrita posizione di asservimento, quello non è un grazie che fa stare bene, ma un’azione capace di farci sentire frustrati ed infelici perché sottomessi.
Sulla scia del filosofo Martin Heidegger possiamo affermare che la capacità di ringraziare nasce dal ri-conoscimento di sé: chi sa dire grazie è in grado di andare incontro all’altro con semplicità perché non ha bisogno di imporsi, sa già di essere una persona di valore. Dire grazie fa bene alla felicità in quanto si riconosce di aver ricevuto un dono, dono a cui andiamo incontro e a cui allarghiamo le braccia. Grazie ha infatti anche una funzione catartica, di liberazione. Riconoscendo il valore dell’altro, colui o colei che ingraziamo, abbandoniamo l’egoismo dell’autoreferenzialità ammettendo che insieme a qualcuno che ci ha aiutato siamo arrivati alla nostra meta. Dire grazie non costa nulla a livello monetario, ma ha un grande valore nelle nostre relazioni.