“Il condominio”, il nuovo romanzo di Enrica Bonaccorti, edito da Baldini e Castoldi (La Nave di Teseo) verrà presentato il 31 ottobre a Roma, alle 18,30, alla libreria Feltrinelli, Galleria Alberto Sordi 33. E successivamente a Cuneo il 16 novembre e a Milano il 17 novembre. E così via…
Il nuovo regalo di Enrica Bonaccorti, donna dalle mille sfaccettature che ho già intervistato per Dol’s, autorevole professionista nel mondo dello spettacolo (finalmente di nuovo alla conduzione di un programma televisivo quotidiano, “Ho qualcosa da dirti”) e autrice letteraria di notevole bravura, é il suo nuovo libro, in uscita in questi giorni.
Sto parlando del romanzo “Il condominio”, edito da Baldini + Castoldi (La Nave di Teseo) che vede come voce narrante e protagonista Francesco Maria Von Altemberger, detto Cico, personaggio incredibile, capace di tener desta l’attenzione del lettore, di farlo ridere, di farlo pensare, di farlo sognare. E di stupirlo, mostrandogli la realtà per quello che é, senza fronzoli né proiezioni ma usando una strana logica tutta sua, quella che lui chiama “immaginazione” ma che altro non é che un incredibile senso della realtà, potenziato dalla sua capacità di vedere “oltre”.
All’inizio Cico si presenta come uno qualunque, definito più dalle sue mancanze che dalle sue qualità: lui, che vive di rendita grazie ai diritti d’autore di una canzone scritta da suo padre, (“ una manciata di parole che mio padre scrisse da ragazzo innamorato e che finirono casualmente nell’ugola di un cantante famoso”) ha lasciato il grande Palazzo di famiglia dove si sentiva controllato e spiato e si é trasferito “in uno spartano e delizioso monolocale ricavato fra le antiche lavanderie”, all’ultimo piano di un condominio dove la Bonaccorti ha nascosto il mondo con tutte le sue sfaccettature.
E in quei “ventotto metri quadrati in cima al mondo” Cico brilla per il suo tentativo di difendersi dalla invadenza del mondo, abbandonandosi spesso al sonno, non impicciandosi di quanto gli si muove intorno, inizialmente fuggendo ogni briciola di empatia. Si racconta amico della noia e della atarassia, incurante di soldi e di sesso, senza fidanzate né fidanzati. “Non è questione di maschi o femmine per me, preti o puttane, belli o brutti. Appena sento profumo di sesso mi gelo, m’irrigidisco ovunque tranne là dove dovrebbe”
Il suo più grande desiderio é essere trasparente e contemplare la vita dall’alto e da lontano. “Mi va bene tutto”, non esita a dire, anche perché occuparsi degli altri pare mettergli ansia e parecchia tensione. Non lavora perché non gli serve farlo, non vuole relazioni, ambisce soltanto ad essere lasciato in pace. “Adoro quando mi lasciano in pace al momento giusto, e a dire la verità, non me ne viene in mente uno sbagliato”
Dalle prime pagine di questa commedia umana, in Cico potrebbe nascondersi un personaggio sveviano, se non fosse per quella definizione di sé che non esita a fornire al lettore: bislacco. Ed è proprio intorno a quell’ essere bislacco che si dipana tutta la storia, perché proprio in questa sua caratteristica Cico nasconde un variegato mondo interiore, mostrandosi subito nelle sue vere vesti, quello di eroe, a dispetto della sua presunta “normalità”.
Elegante, molto educato, dotato di notevole buon senso, si muove nel mondo seguendo principi estetici , ha un gran bisogno di indipendenza, basta a se stesso, detesta essere riconosciuto, si diverte da solo molto più che con chiunque, perché in realtà si fida soltanto di sé. Come la sua tartaruga Ada che “appena può sguscia, senza voltarsi indietro”, sembra chiudersi in una corazza nella quale, a suo dire, “nessuno entra e se qualcuno ci riesce é l’ultima volta e non se ne parla più”. Peccato che saranno in tanti ad entrarvi e in tanti continueranno ad amarlo, perché presto, molto presto, quest’uomo schivo e solitario diventerà il punto di riferimento di un intero condominio. O, almeno, di chi sente in cuor suo di essere bislacco come lui.
Cico però si sente diverso, “a parte” e spesso si definisce vago. Così vago che talvolta sembrerebbe svanire, forse anche per rifuggire da ogni contatto fisico. Ritiene di non sbagliarsi mai e non sopporta negli altri la mancanza di obbiettivi e quella forzata coerenza che talvolta gli pare addirittura insopportabile, portandolo a ridimensionare, suo malgrado, chiunque si stia prendendo troppo sul serio. In questo l’aiutano la sua spiccata ironia , ma anche la sua umiltà che lo spinge a nascondere il suo tesoro nelle piccole cose di tutti i giorni.
Cico é molto intelligente, sembra non vedere niente ma in realtà vede al di là di tutto e di tutti, sembra non avere opinioni ma la sua opinione é che quello che vede parla da sé e non ha bisogno di commenti, sembra che fin da bambino avesse qualche problema relazionale (“C’era ancora mia madre quando oltre la porta sentii dire: “Forse Cico ha una lieve forma di autismo”) ma in realtà é solo profondamente saggio.
“E l’attimo fuggente dove lo metti? La vita è una, avrei voluto urlargli, in attesa di quello dei cieli è solo questo il nostro regno, non si può abdicare e diventare sudditi delle convinzioni altrui. Ovviamente non aprii bocca, non m’impiccio, ma non riesco a impedirmi di pensare. Ed è già troppo, intralcia la mia aspirazione all’atarassia.”
Enrica Bonaccorti accompagna il lettore a scoprire i suoi tesori quotidiani, grazie a quella sua capacità di descrivere particolari concreti, sia delle cose che delle persone. Lo ha già egregiamente dimostrato nei suoi precedenti romanzi, “La pecora rossa” e “L’uomo immobile”, entrambi editi da Marsilio.
E in questo caso é proprio questa quotidianità, così cara a questo Cico che non ama sorprese, che ha paura del cambiamento, che vuole sempre tutto al suo posto, é proprio questa quotidianità a salvare un intero condominio dalla distruzione del cuore: lui non promette lunghe concioni, né prediche né spiegazioni. “Quanto parlano le persone con chi non parla! Il silenzio viene preso per assenso, come fosse un confessionale con l’assoluzione incorporata.” Si ama sempre chi ci ascolta e Cico diventa il maestro di vita senza dispensare consigli ma sempre sapendo ascoltare, quel guru della porta accanto che fa della sua soffitta un’oasi di trasformazione, di revisione e di crescita per chi, nel condominio, ha capito che c’é sempre una via di scampo alla disperazione, quando si è pronti al cambiamento. Anche se lui, in realtà, detesta i cambiamenti, ritiene che nessun cambiamento sia “in meglio” e vorrebbe che le cose rimanessero sempre come le conosce. “Vorrei che il mondo fosse fatto come quei giochi per misurare l’intelligenza dei bambini: il triangolo, il quadrato, la sfera… e i buchi corrispondenti per incastrarsi bene. Dopo puoi passare la mano e tutto è liscio, compatto. Così vorrei fosse la mia vita, i giorni, i rapporti con gli altri. Senza sorprese, ognuno al suo posto e anche le cose, da poterle ritrovare come un cieco.”
Cico non parla, si limita ad ascoltare, non guida ma si limita a navigare tra le onde e a fare il surf tra quelle più alte. Vive nel presente, quando si tratta di ricordi invoca l’amnesia perché sa che tutto quello che conta è in questo “qui e ora”. E anche quando ha l’inferno sotto agli occhi, quando tutto sembra crollare, lui c’è. E il mondo intorno a lui ha ancora la speranza di rimettersi a girare ma non come prima, meglio di prima.
“Il condominio” di Enrica Bonaccorti, è scritto con quella prosa incisiva e quella particolare capacità di indagare nell’animo umano con la leggerezza e l’ intensità che la caratterizzano. L’autrice accompagna il lettore a empatizzare non solo con Cico, quest’uomo così particolare, ma anche con i tanti personaggi che gli si muovono intorno, quelli che lui, protagonista ma anche voce narrante di tutto il romanzo, chiama “il cast del mio palazzo, un reality imprevedibile e banale allo stesso tempo”.
La sua é una prosa evocativa che trasforma le azioni in immagini che s’imprimono negli occhi di chi legge, le descrizioni in pennellate poetiche fatte di quotidianità e concretezza, la narrazione in un susseguirsi di scene teatrali. Non resisto all’immaginazione, dice Cico, squaderno i pensieri come i primi disegnatori di Walt Disney facevano con i loro disegni, e vedo il film.
Ma i commenti di Cico sono un esempio di indagine sociale che restituiscono al lettore lo spaccato di una fetta di mondo in cui tutti possiamo rispecchiarci almeno per qualche sfumatura della nostra complessa umanità. Leggendolo ho più volte pensato che questo romanzo, “Il Condominio”, potrebbe diventare un interessantissimo film e, anzi, vedrei Cico come il protagonista di una serie di avventure nate dalla esuberante creatività della Bonaccorti. Infatti, come tutti i “personaggi” plasmati dalla penna di autori di talento, questo strambo e bislacco Francesco Maria Von Altemberger è un essere intero, proprio perché rende fertili le sue mancanze e fa dei suoi “vuoti” l’opportunità di lasciar andare il superfluo, facendo spazio a sempre nuovi e preziosi “pieni”.
Chissà, l’avventura di Cico nel condominio potrebbe essere solo la prima di una serie di avventure.
“Io, se sto scomodo, mi sposto. Sì, ma dove?” dice Cico congedandosi dal lettore.
Dove? Enrica, a questa domanda puoi rispondergli solo tu. A noi non resta che leggerti.