Chi l’ha detto che le femministe devono essere bacchettone? Ci sono tante, tantissime disobbedienti, dalle mogli, alle suore, alle mogli dei boss di famiglie mafiose. Di questo ci parla Ester Rizzo nel suo nuovo libro con un incipit ”la prima a disobbedire fu Eva”
Prefazione di Valentina Lo lero
Chi l’ha detto che le femministe devono essere bacchettone? In tanti, troppi ahimè! In realtà si tratta di uno dei numerosi luoghi comuni che, negli anni, una narrazione prevalentemente maschile ha cucito addosso a chi si batteva per i diritti delle donne.
Ester Rizzo spazza via questo leitmotiv fin dalle prime pagine di questo bel libro, come peraltro aveva già fatto con gli scritti precedenti. E con leggerezza e ironia ci regala un affresco sulla disobbedienza al femminile attraverso i secoli, gli status sociali e le latitudini. Cominciando proprio dall’inizio, visto che “la prima a disobbedire fu Eva”, come premette nell’incipit la stessa autrice.
Le disobbedienti nella storia sono state tantissime, molte più di quante non si immagini, una scoperta sorprendente che accompagna il lettore pagina dopo pagina. Ester Rizzo, se potesse, parlerebbe di ognuna di loro, purtroppo con dolore si dà un limite, ma anche coloro che non sono raccontate, vengono comunque citate in una sorta di antologia della disobbedienza, quasi una piccola enciclopedia per la quantità di informazioni che contiene.
Ed è proprio qui che sta il merito di questo lavoro di Ester Rizzo: aver ricostruito la storia della ribellione di mogli, suore, nobildonne o popolane, antirazziste o boss di famiglie mafiose. Una ribellione che Ester scompone e ricompone per riportarla sempre al nucleo iniziale: la disobbedienza è donna! Una ricostruzione raramente tentata prima, che fa di questo volume un documento di alto valore storico. E, in qualche modo, restituisce alle donne ciò che è stato loro tolto nei secoli in termini di libertà, aspirazioni, desideri.
Ma Donne disobbedienti ha anche il merito di ricostruire attraverso storie e documenti quanto le donne sono state disposte a dare (e più spesso a perdere) in nome della liberazione di se stesse
e delle altre. Nella consapevolezza che la vera emancipazione o è di tutte o non è.
E questo Ester Rizzo lo sa bene, come sa che la memoria è un dovere, che della memoria è bene non perdere mai il vizio. E, guarda caso, anche la memoria è donna.