Sono convinte che il Mezzogiorno d’Italia non sia affatto la “palla al piede” del Nord, ma anzi territorio ricco di ingegni, di cervelli (da non far fuggire) e di potenzialità. Sono le donne del progetto “Le Meridionali”, appena fondato a Napoli da Gabriella Fabbrocini – Direttore della Clinica Dermatologica del Policlinico universitario “Federico II” –, che si propone un obiettivo importante: riportare il Sud Italia ai livelli europei.
Un documento programmatico – stilato insieme a Raffaele Calabrò, rettore del Campus Biomedico di Roma – che si concentra su quattro punti chiave: defiscalizzazione del lavoro femminile per le imprese del Sud, deducibilità fiscale dei costi per la gestione dei figli e della casa, ticket sanitario unico per i controlli clinici annuali finalizzati alla prevenzione, smart working con flessibilità di orari e digitalizzazione. Un lancio altrettanto programmatico, il 2 dicembre scorso a Napoli, con la partecipazione di undici donne rappresentative di un meridione che, dal mondo delle imprese a quello della sanità, si attiva e produce, e una ‘madrina’ d’eccezione: la giornalista Lucia Annunziata.
Queste le premesse di un’iniziativa che, ideata dalla professoressa Gabriella Fabbrocini e supportata dal Ministero per il Sud e la Coesione territoriale e dallo Svimez, si propone di colmare il ‘political divide’ tra Nord e Sud di una stessa Italia, che comunque, come spiega la Fabbrocini, “dal Sud continua ad attingere risorse: le nostre migliori intelligenze, le nostre forze produttive, i nostri fondi, le nostre opportunità”. Le abbiamo chiesto di parlarcene.
Secondo l’ultimo Rapporto SVIMEZ sull’Economia e sulla Società del Mezzogiorno, tutte le regioni italiane – quindi non solo quelle meridionali – si stanno allontanando dal livello medio del tenore di vita europeo: solo un incremento del tasso di occupazione femminile (attualmente, uno dei più bassi in Europa) potrebbe migliorare la situazione. Il progetto “Le Meridionali” ha già in cantiere qualche strategia per incentivare l’ingresso, o il reinserimento, delle donne del Sud nel lavoro?
Le donne del Sud sono da sempre in prima linea, in una battaglia che è assieme di civiltà, sociale ed economica. Una donna del Mezzogiorno che lavora sa bene quali sono le carenze strutturali del sistema e cosa serve per consentire di svolgere la propria attività con efficienza, senza ricadute negative sulla vita della famiglia e, in particolare, dei figli: parlo di asili nido, scuole a tempo pieno e baby parking per i bambini, deducibilità dei costi per la gestione dei figli – cioè baby sitter e colf – talmente onerosi da superare spesso, e di molto, lo stipendio mensile. E, ovviamente, lavoro flessibile che la società smart consente. Da un’angolazione strettamente imprenditoriale, invece, mancano incentivi concreti ed efficaci che stimolino le aziende a puntare sulle donne: una soluzione è certamente la defiscalizzazione del “lavoro rosa”.
Massimo Troisi “ricominciava da tre”; voi “ricominciate da quattro”, i punti cardine del progetto “Le Meridionali”: agevolazioni fiscali per le imprese che assumono donne, deducibilità dei costi per la gestione domestica dei figli per le famiglie, un ticket unico per i controlli per la prevenzione, lavoro flessibile e digitale. Quali saranno i primi passi per realizzare questo programma? Quali realtà locali e politiche coinvolgerete?
Siamo già al lavoro. I primi passi sono stati fatti: abbiamo attirato l’attenzione della politica nazionale e dei media. Il nostro progetto sarà portato avanti in tutte le sedi. Alle donne del Sud dico: più siamo più sarà difficile non ascoltare le nostre proposte. Al Ministro del Mezzogiorno rinnovo l’invito ad aprire un tavolo di confronto istituzionale, che vada al di là delle colorazioni politiche.
Lei occupa ruoli importanti nel settore della Sanità: per citarne solo alcuni, è Direttore della Sezione di Dermatologia del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università di Napoli “Federico II” e della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia, oltre che già membro del Consiglio Superiore di Sanità. Quali pensa siano, oggi, le problematiche principali che riguardano le donne in campo medico, sia come lavoratrici che come utenti dei servizi e pazienti?
La strada da fare per un’effettiva parità di genere è ancora lunga: in ospedale come in fabbrica, pregiudizi, stereotipi e folklore sono decisamente difficili da superare. Si tratta di una battaglia culturale, da combattere quotidianamente, nella vita di tutti i giorni e a 360 gradi, per far capire che – nella reciproca diversità – uno vale uno. La medicina di genere ha insegnato che esistono rischi precisi per l’organismo maschile e femminile e sappiamo bene, oggi, quanto sia imprescindibile la prevenzione: per risparmiare sofferenza agli individui e anche costi al Servizio sanitario. Per questo proponiamo un ticket unico, omni-comprensivo per gli screening utili a salvare la vita delle donne: pap-test, mammografia, ecografia mammaria, colonoscopia, controllo dei nei.
È una domanda alla quale non è facile rispondere… Ma, proiettandola in un avvenire che potrà essere diverso anche grazie all’operato de “Le Meridionali”, cosa prevede, nell’immediato futuro, per il Sud Italia e per le sue donne lavoratrici?
In realtà la risposta è facile: daremo battaglia. Se la salvezza del Mezzogiorno e, con il Mezzogiorno, dell’Italia intera passa per le donne, noi siamo pronte a fare la nostra parte ma le istituzioni e la politica dovranno ascoltarci. E niente chiacchiere: noi donne siamo da sempre abituate ad agire, con praticità e concretezza.
Fotografie di Alessandra De Cristofaro