Marta Cartabia è la prima donna nella storia italiana ad essere nominata, all’unanimità, alla guida della Consulta.
Organo di garanzia costituzionale dello Stato preposto alla verifica della conformità di ogni atto che venga sottoposto appunto alla sua approvazione. Dal suo insediamento nel 1956 con Enrico de Nicola, si sono succeduti 40 presidenti; fino ad oggi tutti uomini. Ecco perché questa elezione è come se aprisse un raggio di luce sull’universo di genere.
Non a caso la Cartabia si è espressa subito con le parole giuste per essere raccolte da tutte le sue omonime di genere:
“Si è rotto un vetro di cristallo”, così ha commentato la sua elezione a Presidente.
Questo il messaggio: “Ho l’onore di essere un’apripista” e riferendosi alla elezione di questi giorni, della nuova presidente finlandese ha aggiunto che “età e sesso non contano più. In Italia ancora un po’ contano. Spero presto di poter dire che non contano più”.
Approdata alla Corte nel 2011 su nomina dell’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano, dal 2014 vicepresidente, Cartabia è docente di diritto costituzionale e ha un profilo internazionale per studi e pubblicazioni. Originaria della provincia di Milano, ha 56 anni ed è tra i più giovani presidenti che la Consulta abbia avuto.
Gli auguri doverosi di buon lavoro che le sono pervenuti da tutti gli organismi politici e dagli organi di stampa non sono però esaustivi delle speranze reali che si celano dietro questo riconoscimento.
Ovvero che sia un segnale importante di testimonianza delle competenze e delle qualità femminili che deve affermarsi in tutti gli ambiti della società e che altre ne succedano nel tempo.
Questa buona notizia, che va ad aggiungersi a quella della elezione della premier finlandese, si scontra però con il prosieguo di un inutile e svilente dibattito avviato nei giornali ma soprattutto nei media televisivi sulla figura di Nilde Iotti.
Ovvero pronti a presentare queste due donne di valore, come due figurine per iniziare a riempite un album che è rimasto semivuoto, si denigra contemporaneamente una delle figure più rappresentative della storia politica del ‘900.
Nilde Iotti infatti fu la prima parlamentare ad essere eletta Presidente della Camera, ruolo che svolse nel modo migliore e nei modi che le si confacevano.
La figura della Iotti non va enfatizzata né vista come un’icona.
Piuttosto come una donna che, cresciuta e vissuta in un periodo della storia d’Italia in cui la politica e le vicende umane s’intrecciavano, per lei come per tutti gli altri, ebbe la capacità e la forza di esprimersi come persona in ogni campo. Partigiana, politica, donna di partito, mogli e madre, donna delle Istituzioni.
Tutte parole che, messe insieme, non sono prive di significato ma prive di sentimento.
Una cosa è leggere e scrivere dei fatti, un’altra viverli.
Nilde, ci permettiamo di parlare di lei come di una di noi, era una donna che corrispondeva fisicamente agli stereotipi di genere di quegli anni e anche di alcuni decenni successivi. Perché, prima della trasformazione androgina o digitale, la moda voleva la donna prosperosa sia nel lato A che nel lato B, la vita sottilissima e i fianchi prosperosi di chi deve partorire figli. L’altezza quando c’era, come nel caso della Iotti, era un valore aggiunto ma non contava e tendenzialmente l’immagine femminile era bamboleggiante, minuta e accogliente. Basta ricordare Gina Lollobrigida, per fare un esempio.
Fisicamente la Iotti ci stava tutta. Se aggiungiamo che, pur non bellissima era intelligente, volitiva e determinata non fa specie che Palmiro Togliatti ne sia rimasto soggiogato. E tra loro non fu sicuramente solo passione fisica ma intreccio di idee.
Quando corpo e mente s’incrociano le scintille inevitabilmente scoccano.
Che l’uno abbia lasciato la moglie per lei, o che lei abbia fatto di tutto per circuirlo, che l’uno l’abbia usata per l’immagine o l’altra per carriera beh! sono tutte illazioni che non hanno trovato riscontri nel tempo né devono interessare.
Dunque lasciamo che Nilde Iotti riposi in pace, che la premier finlandese Sanna Martin porti avanti il programma del suo governo, che la Presidente della Consulta Marta Cartabia faccia il suo lavoro e che entrambe rendano palpabile a noi la positività della differenza.