Rosaria Talarico: per venti anni giornalista, oggi imprenditrice di suino nero in Calabria
da https://www.magazine.tipitosti.it/
Per venti anni, giornalista. Da due, principessa del Fiego e imprenditrice di suino nero. Inseguendo il suo eroe e suo avo, Giosafatte, di cui porta il cognome, Rosaria Talarico, 41 anni, di Lamezia Terme ha detto per il momento stop al suo vecchio mondo e ha deciso di trasformarsi in brigantessa. Brigantessa del feudo di famiglia.
“Morirò tra i giornali – ci dice subito- E’ per quello che sono nata. Ma per ora ho deciso di impegnarmi per realizzare un vecchio sogno di mio padre, che ho perso all’età di 22 anni. Quello di una fattoria, dove allevare e trasformare il porco, come da tradizione in Calabria. Non quello rosa, più diffuso. Ma quello nero, che costa tanto e rende poco. Per farlo ingrassare ci vogliono diciotto mesi e in tutto quel tempo, nessun guadagno. Che vuoi, mi piacciono le sfide. Ci sono abituata. Del resto, anche fare il giornalista in Italia senza avere i genitori iscritti all’Ordine, è ormai quasi impossibile. Eppure ci sono riuscita con le mie sole forze e per vent’anni mi sono concentrata solo su quello”. http://www.fiego.it/
Ma vediamo il suo percorso.
Laureata in Scienze della Comunicazione all’Università La Sapienza di Roma, con una tesi sulle tecniche di intervista, Rosaria è diventata vicepresidente dell’Associazione di giornalismo investigativo , ha scritto per i maggiori quotidiani e periodici italiani (La Stampa, L’espresso, Il Fatto quotidiano, Il Foglio, Panorama Economy, il Reportage), occupandosi di economia, finanza, esteri, politica, media, tecnologia e cinema. E’ stata in Libano come giornalista embedded. Con lo Stato maggiore della difesa ha fatto viaggi in Kosovo presso le basi del contingente italiano a Pristina. Nel 2011, dopo aver superato un iter basato su titoli e prove psicologiche, con decreto del presidente della Repubblica è stata nominata ufficiale dell’esercito italiano (riserva selezionata) con il grado di tenente.
“Sono stata impiegata in Libano nella missione Unifil (United nations interim force in Lebanon) – ci racconta- vivendo per sei mesi nel quartier generale di Naqoura, al confine con Israele. Ero a capo del Product development media center, avendo alle mie dipendenze soldati indonesiani come coordinatore delle attività di comunicazione, rivolte alle scuole e alla popolazione locale dei villaggi del Sud del Libano. Unica giornalista ad avere avuto un blog autorizzato dai vertici militari per raccontare la vita dei soldati nella base e degli abitanti al di fuori e ad avere preso direttamente parte a un’esercitazione delle forze speciali”.
Sempre in ambito militare, si è occupata del restyling di Rivista Militare, storica pubblicazione dell’esercito fondata nel 1856 e ha tenuto lezioni di giornalismo e comunicazione presso la Sda Bocconi School of management, l’università La Sapienza, l’università di Pavia, la Scuola superiore Sant’Anna e nelle scuole elementari delle periferie di Roma, nell’ambito del premio Ilaria Alpi. Ha vinto vari premi giornalistici, tra cui: il Maurizio Rampino (con l’inchiesta sul riciclaggio internazionale e il traffico di cash ), il Premio Natale – Unione cattolica stampa italiana (per il reportage sul precariato nel mondo della scuola ) e il premio Val di Sole per un giornalismo trasparente (con il sito internet www.ilbarbieredellasera.com , antesignano dei blog e di cui, con lo pseudonimo Pennina, è stata una delle colonne della redazione). Ha fatto parte dell’ufficio stampa del ministero dei Trasporti.
“Nel 2017 – spiega- è terminato il mio incarico come portavoce del viceministro per lo sviluppo economico. Curando, tra le altre cose, la rassegna stampa alle 7 di ogni mattina, senza mai prendere ferie, mi è venuta la nausea dei giornali. Lavoravo 18 ore ogni giorno, a volte di più. Una non vita, al servizio di altri e spesso anche ingrati. Così ho preso una pausa per dedicare le energie a costruire qualcosa che fosse solo mio e ho seguito un corso della regione Calabria, come imprenditore agricolo professionale. Con l’attestato in mano, ho deciso di riesumare un vecchio progetto di mio padre, che i miei fratelli e io non eravamo mai riusciti a realizzare”.
Il casolare e il terreno, venti ettari in tutto, erano rimasti per tanti anni in stato di abbandono, ma la famiglia non ha mai voluto venderli.
“Due anni fa – continua – ho provato a partecipare ad un bando per ottenere un finanziamento europeo, il Piano di sviluppo rurale. Ho redatto il progetto grazie a diversi consulenti. E siamo riusciti a entrare in graduatoria! Con i primi 100 mila euro siamo partiti. Ho fatto ripulire il bosco, rimesso in piedi la vecchia stalla che sarà trasformata in un salumificio, dislocato su due piani. Ho già preso i contatti per comprare nei prossimi mesi delle scrofe.
Entro l’anno prossimo il progetto deve essere ultimato e potremo vedere i primi suini neri, che per tanto tempo hanno rischiato di estinguersi, salvati negli ultimi anni da eroici imprenditori che hanno iniziato ad allevarli quando ormai non lo faceva più nessuno, e che a Panettieri vivranno allo stato semibrado. Di giorno liberi nei boschi, di notte avranno un ricovero. Da noi mangeranno patate, radici, triticale. Tramite la mia pagina fb https://www.facebook.com/groups/278861536291527/ mi hanno contatta già ristoranti calabresi, ma anche danesi”.
Rosaria intanto continua a seguire corsi per imparare la parte più tosta: dalle tecniche di produzione a quella commerciale. “Aver fatto la giornalista – aggiunge – comunque, mi aiuta. Non sono nata imprenditrice, ma ho sviluppato capacità relazionali notevoli. L’agricoltura oggi ha un bisogno estremo di comunicazione e in questo sono avvantaggiata. Anche l’esperienza maturata in zone di guerra mi è servita. La battaglia contro la burocrazia richiede parecchie munizioni e la determinazione a vincere”.
E in un futuro più lontano? “Vorrei trasformare – replica – il Fiego in un agriturismo esperienziale che permetta di godere delle bellezze del luogo e in una fattoria didattica, dove organizzare visite guidate per i bambini delle scuole. Qualcosa si sta muovendo anche per quanto riguarda un Consorzio, che tuteli il suino nero per venderlo con un marchio che leghi il prodotto al territorio. Si vedrà. Intanto dopo anni di delusioni e precariat come giornalista una soddisfazione me la sono presa. Riesco a pagare due persone con un regolare contratto. Quelli che latitano anche in testate prestigiose. Dove prestigio ne è rimasto ben poco se da anni è sparito il lavoro degnamente retribuito nell’indifferenza di capetti vari e direttori”.
Per questo si sente un po’ come il brigante Talarico, che a Panettieri è una leggenda. Una sorta di Robin Hood della Sila piccola. Nel frattempo Rosaria comincia a piantare nocciole. La richiesta è arrivata dalla Ferrero.
“Se mi sento tosta? Sono diventata giornalista professionista con una lunghissima gavetta, diventata imprenditrice in memoria di
mio padre, affannandomi tutti i giorni con burocrati spesso ignoranti e un complicato accesso al credito, non devo dire che ho almeno la capa tosta? È il marchio doc dell’essere calabrese. E in più il mio segno zodiacale è l’ariete. Se una porta è chiusa, la
sfondo”.