Immaginate di incontrare, l’uno dopo l’altro, Tommaso d’Aquino, Tommaso Campanella e Giordano Bruno. E di ascoltarli, e di confrontarvi con loro, per scoprire se le loro idee, concepite secoli fa, non siano poi così lontane da quelle di oggi – e, soprattutto, non possano aiutarci ad affrontare meglio la realtà. Impossibile? Niente affatto: a Napoli, nella Sala del Capitolo del convento di San Domenico Maggiore, i tre filosofi sono ancora vivi.
Li ha fatti ‘rinascere’ il Festival della Filosofia in Magna Grecia, che organizza anche quest’anno, come già nel 2019, i “Dialoghi filosofici”, riportando come sempre la filosofia nei luoghi dov’è nata e dunque i tre domenicani nel convento in cui, per un periodo della loro vita, studiarono, scrissero, insegnarono, in epoche vicine o lontane tra loro, con un obiettivo comune: rifondare il sapere e la società, mettere in discussione le concezioni politiche e morali, ripensare il presente per creare un futuro migliore, per tutti.
Ed è di tutti la lingua in cui si esprimono: piana, asciutta e sintetica quella di Tommaso d’Aquino (1225-1274), nonostante la mole di conoscenze affrontata nella Summa Theologica; volutamente vicina al popolo quella di Giordano Bruno (1548-1600), che – in italiano e non in latino – ne Il candelaio alterna il dialogo al trattato; carica di speranza quella di Tommaso Campanella (1568-1639), che nel suo desiderio utopico di un mondo migliore descrive La città del Sole che può realizzare la giustizia sociale.
Al pubblico di giovani studenti dei licei, target abituale del Festival della Filosofia in Magna Grecia, anche se i Dialoghi hanno visto sessioni serali per gli adulti nel corso di Estate a Napoli 2019, i tre filosofi e teologi pongono oggi – attraverso i brani recitati da Riccardo Marotta (Tommaso d’Aquino), Danilo Piscopo (Tommaso Campanella) e Noemi Perfetto (Giordano Bruno), accompagnati dalle musiche originali di Mario Di Bonito e introdotti dalla presidente e dai consulenti scientifici e didattici del Festival – interrogativi sociali, civici ed esistenziali di attualità.
È questo, del resto, il compito della filosofia. Che già nel XIII secolo, attraverso il teologo Tommaso, si impegna a ricercare la verità confrontandosi con la teoria aristotelica, ribellandosi ai canoni della cultura del momento; e analizza le varie forme di governo per scoprire quali siano le più giuste. E nel XVI secolo, grazie al visionario Campanella, si pone concretamente il problema di risolvere le questioni sociali e di assicurare parità alle donne; o di accettare il “compromesso politico”: parola cruda, brutale, a volte oscena, come scrive Bruno ne Il candelaio.
“Gli intellettuali, i filosofi, sono spesso nemici del potere”, spiega Giuseppina Russo, presidente e ideatrice del Festival della Filosofia in Magna Grecia. “Oggi, come nel Medioevo, la parola filosofica rappresenta uno scandalo, un pericolo per il potere consolidato. Dobbiamo continuare a riflettere in modo critico e a pensare l’utopia, che, sia pur irrealizzabile, rappresenta il più perfetto dei modelli sociali. I temi filosofici sono oggi attualissimi.”
Parlano ai giovani, i tre domenicani, e li invitano al confronto; quello sollecitato già nelle precedenti sessioni dei Dialoghi filosofici, in occasione degli eventi di Napoli città della conversazione, ma anche quello tra storia e arte, cultura e tradizioni dell’itinerario nelle chiese gotiche e nelle vie del centro storico che precede l’incontro con i filosofi, preparando a immaginarseli nei luoghi dove trascorrevano i momenti di pausa dallo studio. Come l’Osteria del Cerriglio, poco distante dal convento e ancora aperta, nella quale possiamo immaginare incontrarsi la folta umanità priva di barriere sociali che affollava la Napoli angioina.
Santa Chiara, San Lorenzo, San Domenico Maggiore: guglie svettanti al cielo simbolo del potere della Chiesa, che in quel periodo ha bisogno di affermare la propria potenza, minacciata dalle eresie del tempo. Eresie nate nei grandi centri, perché, come dice un detto medievale, “l’aria della città rende liberi”. Rende liberi anche la filosofia, che porta a interrogarsi, a riflettere, a non dare niente per scontato. Come fanno i tre domenicani, che Annalisa Di Nuzzo, docente di filosofia e storia, antropologa culturale e responsabile dell’area didattica del Festival, definisce “glocal”, precorritori della globalizzazione delle idee che verrà secoli dopo e portatori già allora di un “messaggio per tutti” che si diffonde dalla città. “Ancor oggi Napoli si ‘mostra’. È palcoscenico, set a cielo aperto per la produzione di film, luogo cercato dal turismo per la sua particolarità”.
Napoli attrae oggi come all’epoca dei tre filosofi, ciascuno a suo modo ‘fuggitivo’ – come sottolinea Salvatore Ferrara, docente di filosofia e direttore scientifico del Festival – da una realtà difficile: Tommaso d’Aquino dalla vita destinatagli, Campanella dalla sua Calabria dominata dagli spagnoli, Bruno da se stesso. E ciascuno speranzoso di realizzarsi nella città partenopea, perfetta sintesi di apollineo e dionisiaco e perciò simbolo dell’universalità.
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Prossime date 30 gennaio, 13 e 20 febbraio 2020 (ore 10:30-12:30 con visita guidata alla Napoli Medievale ore 9:30-10:30): info@filosofiafestival.it.
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Immagine in evidenza: Antonio Sciarra
Foto dello spettacolo: Chiara Santoianni
Locandine con logo: Festival Filosofia in Magna Grecia