Praticare il digiuno fa bene…ma in modo consapevole
Sempre più frequentemente si leggono articoli che indicano nel digiuno una nuova pratica salutistica, foriera di uno stato di benessere, soprattutto se praticata in modo regolare. Siamo insomma passati da un periodo di grande attaccamento culinario e di stravizi, soprattutto quando i locali con cibo spazzatura sono dilagati nel nostro territorio, ad una era in cui è iniziata a prevalere una nuova cultura del cibo, più incline alla natura, vedi il boom dei prodotti bio, più rispettosa dell’ambiente, vedi il declino del consumo pro capite della carne, soprattutto quella rossa.
In questo contesto ecco apparire diversi modi di gestire la propria alimentazione quotidiana, più o meno restrittivi. In realtà quello che oggi sembra una novità è una pratica molto antica, spesso fatta per necessità più che per sfizio. Chi, senza andare troppo lontano, ha vissuto il periodo della seconda guerra mondiale narra come gli alimenti erano molto scarsi, razionati , poveri in proteine animali e invece ricchi in cereali molto integrali e, se si era in campagna, la frutta, verdura, patate, uova e qualche gallina quando si era fortunati erano presenti sulle tavole quotidiane. Chi ha tirato la cinghia e soprattutto ha mantenuto delle abitudini virtuose ha senza dubbio ridotto il rischio di sviluppare malattie infiammatorie, autoimmuni o oncologiche e ancora oggi tanti arzilli vecchietti ultra ottantenni vivono tra noi, dando molte lunghezze alle generazioni successive in termini di sprint e lucidità mentale. Con il boom economico le abitudini alimentari hanno virato verso un aumento esponenziale delle proteine animali, riducendo la quota integrale a vantaggio del troppo raffinato e così ecco fiorire patologie anche gravi , tutte legate alla già citata infiammazione, allo scatenamento della autoimmunità e al disastro metabolico.
Sì ma allora il digiuno?
Riprendere questa pratica , con diverse varianti come oggi si propone, può essere un modo per arginare il decadimento fisico e mentale e rinnovare le nostre cellule. E’ infatti notizia recente che si tenta di rallentare il decadimento cognitivo dei soggetti con un inizio di Alzheimer applicando mensilmente la dieta mima digiuno. Questa dieta è stata già sdoganata da qualche anno e ha dimostrato come in effetti comporti un ringiovanimento dei processi cellulari, per cui si auspica che la deposizione di sostanza amiloide nel cervello venga rallentata, sempre se la si applica in maniera “teutonica” e con intervalli regolari. La dieta mima digiuno consiste nella restrizione dietetica per 5 giorni, con un quantitativo calorico che arriva a 750 calorie, eliminando i carboidrati semplici e alcuni complessi, come ad esempio pasta o patate, ma dando la preferenza a verdura fresca, frutta secca , cereali integrali, poco olio di oliva, naturalmente extravergine , niente proteine animali, meglio evitarle a vantaggio di quelle vegetali come i legumi. Questo modello di digiuno non è però adatto a tutti: donne in gravidanza o sottopeso o affetti da malattie degenerative non possono aderire a questo piano. E’ comunque importante evitare di riprendere la dieta dissennata quando si è negli intervalli tra un digiuno e quello successivo, altrimenti si vanifica il risultato. Quindi la parola d’ordine è moderazione, da applicare sempre, non soltanto a singhiozzo .
Più fattibile è il cosiddetto giorno di magro , con molti liquidi e piatti come verdure abbondanti, meglio se condite con limone, brodo vegetale senza glutammato, yogurt magro e poco zuccherato e magari uno pseudo cereale come la quinoa, che fornisce proteine vegetali, da consumare con qualche noce o mandorla tritata e verdura.
Un giorno è più fattibile e spaventa meno, serve da detox e possono farlo tutti.
La pratica del digiuno intermittente è anche saltare un pasto, consigliata questa pratica a cena, il momento della giornata in cui ci servono meno i nutrienti (e invece si tende a mangiare di più proprio con questo pasto), oppure più semplicemente lasciare un intervallo di tempo tra un pasto e il successivo di 12 ore, ad esempio anticipare la cena alle 18 di sera e non fare più spuntini fino alle 7 del mattino successivo.
Quale è il vantaggio di ridurre l’apporto di cibo? E’ stato dimostrato che lo stato infiammatorio generale si riduce e il metabolismo diventa più funzionante: gli indici di rischio cardiovascolare si normalizzano, la resistenza all’insulina si riduce, migliorano i valori di colesterolo e trigliceridi circolanti, le cellule e l’epidermide invecchiano di meno e si hanno più forze, quindi si è più energici. Spesso è credenza popolare che mangiando di più soprattutto alimenti ricchi in zuccheri si possa guadagnare in forza fisica e prestazioni: ebbene è proprio all’opposto, tanti zuccheri impegnano l’organismo e sottraggono risorse energetiche.
Il mio consiglio è quindi di praticare il digiuno in modo consapevole, senza strafare e seguendo i ritmi del nostro corpo, naturalmente evitando che i giorni di dieta “normale” siano giorni di abbuffate non solo di quantità non necessarie per le nostre esigenza ma anche di qualità dei cibi: evitiamo che la spazzatura si depositi nei nostri tessuti, il nostro corpo e i complessi meccanismi che lo fanno funzionare al meglio ogni giorno ci ringrazieranno.