Lara era apparsa nella mia vita così improvvisamente che mi ero chiesta spesso come fosse riuscita ad entrare così facilmente in un campus di stranieri come eravamo noi.
Gli unici russi presenti erano gli insegnanti che incontravamo la mattina per le lezioni di grammatica e conversazione, E lei non era tra quelli. Inoltre c’erano gli inservienti che facevano le pulizie, ma nemmeno tra quelli potevamo annoverarla. Carina, di bei modi, intelligente e colta era piombata in quelle camere di studenti che passavano il tempo ad apprendere una nuova lingua ed una cultura ben distante dalla loro, ma così vicina. Chi di noi non aveva mai letto Pushkin, Dostojevski, Tolstoi o la grande poetessa Anna Akhmatova? Ma una cosa era confrontarsi con la letteratura un’altra con la storia peraltro ancora abbastanza recente.
La Perestroika era ancora lontana e dovevamo fare i conti con il seppur più mite ed aperto Andropov che morì proprio negli anni in cui eravamo presenti noi studenti stranieri. Ricordo ancora le lacrime versate da una donna da me incontrata mentre facevo la lunga coda per comprare l’unico formaggio presente in vetrina (tvorog). Probabilmente non sapeva chi gli sarebbe succeduto e se avrebbe tenuto la stessa politica economica.
Lara appariva spesso nell’ora di cena e ci invitava a bere il the con lei, chiacchierava con noi per un po’ e poi spariva. Una volta la invitammo ad assaggiare i tortellini che la madre di una di noi aveva portato da Reggio Emilia. Lei non rifiutò, ma alla fine con gentilezza ci disse che il giorno dopo ci avrebbe fatto assaggiare i ”pel’meny” russi che tanto assomigliavano ai nostri ravioli.
E così il pomeriggio successivo eccoci, Lisa ed io, ad apprezzare con lei la cucina russa di cui avevamo sentito parlare ma che non avevamo mai assaggiato. Per noi tutto costava pochissimo, soprattutto dopo aver fatto il mercato nero, e quindi offrivamo sempre noi. Entravamo ed uscivamo dai pochi negozi sulla strada come se fossimo utenti locali. Ci eravamo vestite in modo poco occidentale possibili ed avevamo deciso di usare per coprire capo e spalle quei magnifici floulard a fiori russi (Pavlovo) o Orembuski (di lana leggera) che eravamo andate ad acquistare con lei a GUM (magazzino universale di stato) una specie di grande supermercato dei nostri, ma molto più ”magico”. Sembrava di entrare in una favola infatti.
Ma un giorno ci fermarono mentre stavamo pagando.