Barbara è’ una donna generosa, estremamente orientata alla condivisione e al lavoro di squadra, allo scambio e alla messa a disposizione delle proprie conoscenze e competenze. Insomma, una donna di grande valore!
Barbara ha fotografato gli spazi della mia esistenza professionale e non: il mio atelier, luogo del mio pensare e le mura domestiche in cui vivo la tanto agognata solitudine ma anche la convivialità e la vita di relazione e di scambio. Era la terza volta che un fotografo si aggirava e indagava dentro i miei spazi ma questa volta ho avvertito negli scatti di Barbara una piena adesione al mio progettare, una sintonia che francamente non era mai emersa nonostante io abbia avuto modo di lavorare con molti fotografi che hanno ripreso i miei lavori. Mi sono domandata se la ragione di tanta complicità fosse derivata dal suo essere donna – fino ad ora i miei lavori erano sempre stati soggetto di scatti maschili – e pur non avendo una risposta certa sono convinta che in qualche modo c’entri. Come certamente c’entra il fatto che Barbara è una grande professionista; la sua bravura è sostenuta e avvalorata da una precisione, una meticolosità nello studio del dettaglio e una dedizione al lavoro che tanto ama da renderla piuttosto eccezionale. Ed inoltre è una donna generosa, estremamente orientata alla condivisione e al lavoro di squadra, allo scambio e alla messa a disposizione delle proprie conoscenze e competenze. Insomma, una donna di grande valore!
Sei stata incoraggiata dalla tua famiglia nella scelta di studiare architettura?
Inizialmente avrei voluto frequentare l’Accademia o il Dams, mio padre invece suggeriva una laurea più scientifica (lui lavorava nel settore chimico), infine come “compromesso” ho optato per architettura. E’ stata tuttavia una scelta di cui non sono per nulla pentita. Mi sono appassionata sempre di più durante i miei studi.
E quale è stata la molla che ti ha spinta a passare dal progettare al fotografare l’architettura?
Proprio l’architettura stessa. Infatti la ragione per cui mi sono avvicinata alla fotografia è stata proprio il mio amore per la sua rappresentazione, non solo grafica.
A chi ti ispiri?
Ho avuto due bravissimi maestri che mi hanno ispirata: Franco Fontana, di cui sono stata assistente per un corso di fotografia all’università ed il fotografo di architettura Gerry O’Leary, per cui ho lavorato tre anni a Dublino. Oggi mi ispiro anche al fotografo Fernando Guerra ,che non conosco ma di cui apprezzo molto i lavori.
Come concili l’attività professionale con i tuoi variegati ambiti di interesse?
Per fortuna, e sfortuna, non ho mai orari e spesso i miei impegni lavorativi cambiano anche da un giorno all’altro, per chiusure di cantieri ritardati, meteo , permessi di ingresso…. Perciò se da un lato è difficile pianificare – ad esempio frequentare corsi a scadenze regolari – dall’altro a volte mi capita di avere spazi in orari di solito lavorativi o giorni della settimana liberi; il che mi consente di potermi dedicare ai miei interessi più vari piuttosto che visitare città interessanti legandole a viaggi di lavoro.
Ci racconti nel dettaglio il work in progress della tua attività?
I miei ambiti di lavoro sono molto vari ed il work in progress dipende dal tipo di incarico: servizi per case, hotel, negozi, uffici, viaggi. Tuttavia, a grandi linee, si può sintetizzare nei seguenti passaggi:
_ sopralluogo (se il posto è all’estero mi faccio dare indicazioni oppure lo eseguo il giorno degli scatti);
_ organizzazione dello styling (di cui a volte mi occupo io, oppure cerco collaborazioni con professionisti del settore);
_ ricerca di props e scelta delle persone da inserire negli scatti con eventuali outfit adatti, quando necessari;
_ pianificazione delle date e degli orari per ottimizzare gli scatti: ad esempio per i negozi preferibilmente di notte per evitare le persone e l’illuminazione naturale; per gli uffici spesso nei fine settimana quando sono vuoti; per gli esterni scegliere le stagioni e le condizioni meteo più favorevoli e così via;
_ servizio vero e proprio con pianificazione degli accessi delle viste migliori, (eventualmente anche in zone limitrofe per scattare gli esterni) per la sequenza degli spazi da scattare in base alle luci;
_ in fase di scatto, ottimizzazione dei vari spazi oggetto del servizio fotografico, spostando gli oggetti – quando è possibile – con l’ausilio del visore della macchina fotografica, o l’ipad, o il computer per avere una visione più congeniale allo scatto: la prospettiva dell’occhio è diversa da quella della macchina fotografica;
_ post produzione suddivisa in diversi momenti, ovvero la selezione degli scatti, il montaggio delle esposizioni e dei pezzi delle foto da unire (se realizzati con ottiche tilt and shif ), la pulizia da elementi indesiderati quali la segnaletica di emergenza, prese , cavi…… ed infine i ritocchi finali (ad esempio il raddrizzamento di alcuni muri, il bilanciamento colori, i livelli, contrasti e così via)
Quali ripercussioni ha avuto sul lavoro il tuo essere una donna? E in tal senso, negli anni in cui hai vissuto all’estero hai riscontrato sostanziali differenze di comportamento? Ti sei mai sentita discriminata nel corso della tua carriera?
In realtà non mi sono quasi mai sentita discriminata durante la mia carriera per il fatto di essere donna, tranne alcune volte nei cantieri, sia in Italia che all’estero. L’episodio forse più eclatante mi capitò a Dublino in un cantiere: mentre stavo scattando il work in progress dei lavori arrivò il project manager che mi disse che avrebbe voluto delle viste dall’alto, dalla punta di una gru e non dalla cabina di comando e da tutti i punti cardinali !! Accettai la sfida che era sicuramente anche una provocazione per il fatto di essere donna …. si percepiva dai suoi toni. Ricordo anche che da quando iniziai a salire a quando raggiusi la cima, tutti i lavoratori del cantiere si fermarono a guardarmi per vedere se riuscivo nell’impresa. Ho avuto una grande paura ma ancora più soddisfazione per esserci riuscita! Ho tuttavia riscontrato differenze sostanziali riferite alla discriminazione legata all’età, più che al genere e devo dire purtroppo solo in Italia, paese in cui si pensa che i giovani non abbiano mai abbastanza esperienza.
Affermarsi professionalmente e salire ai livelli più alti è più difficile per le donne che si muovono dentro la tua professione?
Nel mio mondo da free lance non direi, forse è un problema che si può maggiormente riscontrare in altri ambiti lavorativi.
Qual è stato il progetto fotografico che ti è rimasto nel cuore?
Due in realtà. Il primo, legato alla mia ricerca personale, la cartiera Burgo di Niemeyer, una vera perla dell’architettura che ho sempre ammirato fin da piccola per il fatto che mi ricordava una navicella spaziale. Ho avuto la possibilità di fotografarla anni fa (grazie all’architetto Cristiana Chiorino) e con una foto, elaborata proprio come se la navicella fosse appena atterrata, ho aderito ad un concorso internazionale di fotografia con partecipanti da tutto il mondo – l’International Color Award – ottenendo il terzo posto e la menzione d’onore nella sezione architettura.
L’altro, un progetto per lo studio irlandese KLD della mia cliente Roisin Lafferty. In un bellissimo edificio vittoriano dovevo scattare il loro progetto per una caffetteria – salotto con annesso teatro live. Per la destinazione d’uso dello spazio abbiamo pensato ad allestirlo e scattarlo con un sapore teatrale alla Alice in Wonderland, soprattutto per quanto attiene l’abbigliamento delle designer, ispirandoci al fotografo onirico Tim Walker che adoriamo. Nonostante fosse un servizio commerciale è stato uno dei servizi più divertenti e creativi e le mie clienti per questo progetto hanno ottenuto diversi premi (tra cui la vittoria come miglior progetto del prestigioso Restaurant and Bar Design Award 2019 negli UK)
Che cos’è per te la Bellezza?
La Bellezza è tutto ciò che percepiamo in armonia ed in risonanza col nostro essere. Inoltre penso che la Bellezza possieda anche una dimensione etica e non solo estetica ( secondo la visione di Dostoevskij )
Che rapporto hai, nel tuo lavoro e nel quotidiano, con la tecnologia?
Mi interesso molto alla tecnologia solo per quanto riguarda il mio lavoro, cioè per migliorarlo e velocizzarlo ma per il resto non sono una tecnologica “addict“ in tutti gli ambiti.
Come è organizzato il tuo lavoro, cosa riesci a delegare e cosa segui personalmente?
Ho sempre cercato di seguire tutto da sola, non per gelosia del mio lavoro ma per i miei ritmi che trovavo difficili da organizzare con altri. Negli anni però ho imparato ad avvalermi di collaborazioni che si sono dimostrate sempre stimolati ed interessanti (assistenti, stylist, artisti, designer). A tal proposito ho avviato una collaborazione con la bravissima stylist e producer Chiara Dal Canto – con cui ho realizzato il servizio della casa atelier di Marisa – e da lei sto imparando tantissimo. La stimo molto sia professionalmente che umanamente, e per me è molto importante anche il fattore umano.
Pensi che nell’Italia di oggi ci siano ancora dei pregiudizi nei confronti di una donna fotografa e architetta?
A volte ho percepito pregiudizi più per l’età che per il fatto di essere donna, soprattutto quando venivo presentata a persone (di entrambi i sessi, con età superiore alla mia) che non conoscevano il mio lavoro e la mia esperienza professionale. Negli anni, ovviamente invecchiando, lo vivo molto meno. Penso tuttavia che ci siano ambiti dove molti pregiudizi siano ancora fortemente radicati, anche se nel corso dello scorso secolo si sono raggiunte molte conquiste nel nostro paese.
Quali sono le caratteristiche o le qualità che prediligi nella selezione dei tuoi collaboratori/trici?
La lealtà, il rispetto e la tenacia.
Che suggerimento daresti alle giovani colleghe? Consiglieresti a una ragazza di iscriversi alla facoltà di architettura? O a una scuola di fotografia? Cosa consigli a chi vuole intraprendere una carriera come la tua?
Suggerisco sempre a tutti i giovani di perseguire i proprio sogni, anche i più difficili, e perseverare nel raggiungerli. Consiglio anche a tutti un’esperienza all’estero oppure suggerisco di viaggiare il più possibile, per arricchire le proprie conoscenze ma soprattutto per aprire la mente alle diversità. A chi ama la fotografia suggerisco di specializzarsi: all’inizio dell’attività di fotografo si tende a scattare in diversi ambiti ma nel tempo consiglio di trovare il ramo più congeniale e potenziarlo (penso che sia meglio essere selettivi e specializzati). Inoltre qualunque scuola si frequenti penso che la scelta più importante riguardi il tirocinio lavorativo per imparare a strutturare la parte business. Purtroppo quasi tutte le scuole italiane tendono ad essere molto più accademiche rispetto a quelle anglosassoni molto più pragmatiche; l’ideale sarebbe avere una commistione di entrambe le culture.
C’è una donna fotografa e/o architetta a cui ti ispiri? E una artista?
Le donne fotografe che ammiro per la loro arte oltre che per il loro essere state all’avanguardia sia nel lavoro che nella vita personale sono: Berenice Abbott, epiche le sue foto dall’alto dei palazzi in costruzione degli anni ’30 a New York che “scalava” col banco ottico; Tina Modotti, donna estremamente emancipata per l’epoca; i suoi scatti di soggetti assolutamente inconsueti per l’epoca, dai pali della luce agli strumenti ed alle mani dei lavoratori sono di forte potenza espressiva ed estremamente poetici; e Lisette Model, maestra della più conosciuta Diane Arbus, fu una delle pioniere della street photography negli anni ’40.
Un oggetto di design e un’architettura a cui sei particolarmente affezionata?
Adoro il design e lo stile di Patricia Urquiola ed il mio pezzo di design preferito è la poltrona Fjord: la linea molto particolare del pezzo ha un enorme impatto fotografico, che ho avuto modo di immortalare nello show room di Minima di Dublino durante la mostra organizzata per Patricia Urquiola.
Invece per l’architettura La Ciudad de Las Artes y Las Ciencias di Calatrava, che scattai anni fa per partecipare ad Award dei Master Photographers Association negli UK e vinsi il premio come migliore fotografa di architettura Overseas
Sul tuo tavolo da lavoro non manca mai….
Oltre ai vari Apple :l ‘ipad, l’ iphone, il Mac , il Mac book, ahimè… anche una lista delle cose da fare. Scritta a mano, mi aiuta a memorizzarle meglio.
Una buona regola che ti sei data?
Cercare di non andare a dormire troppo tardi – sono un gufo ed amo lavorare di notte – ma non sempre riesco a seguirla !!
Durante i servizi fotografici tendo a vestimi in maniera pratica, soprattutto di nero, ma ultimamente aggiungo tocchi di colore che a volte scelgo in base ai toni degli spazi da fotografare: sarà una deformazione professionale !!!
Città o campagna?
Per vivere assolutamente città. Per riposare campagna, o meglio montagna e mare.
Qual è il tuo rifugio?
Un luogo “rifugio” la mia casa, un’occasione per lavorare di nuovo come architetto ristrutturandola a mia misura e secondo le mie esigenze, in collaborazione con l’architetto Marco Bernini. Una terra “rifugio” la Sardegna.
Porto. Bell’atmosfera, gente molto affabile, un saliscendi di vie colorate dagli azulejos delle case. Molta architettura moderna e contemporanea che vale la pena visitare, soprattutto le opere di Alvaro Siza. Il Boa Nova Tea House in particolare, uno dei suoi primi progetti, rappresenta un esempio di perfetta integrazione tra natura ed architettura. Interessante ed emozionante
Il tuo difetto maggiore?
Tendo ad essere workaholic: la fortuna e la sfortuna di fare il lavoro che si ama ;-))
E la cosa che apprezzi di più del tuo carattere?
Il mio essere molto estroversa e socievole.
Un tuo rimpianto?
In realtà non penso di averne. Quando mi si sono presentate in passato scelte difficili ho sempre cercato, anche se con grande fatica, di affrontarle ricavandone lezioni di vita utili.
Work in progress….?
Sto pianificando i lavori che dovrò scattare a Dublino molto presto. Avendo lavorato in Irlanda per otto anni ho una cerchia di clienti affezionati che mi chiamano continuamente e quando torno (circa 4 o 5 volte l’anno) cerco di scattare il più possibile, anche se purtroppo il meteo irlandese non è di aiuto 😉
http://www.barbaracorsico.com/