Parliamo greco da sempre, in Europa, ma non ce n’eravamo mai accorti. Lo ha scoperto Maria Mattioli, docente di italiano ad Atene, che, in un suo rivoluzionario saggio, ci dimostra come la lingua degli antichi greci, dopo la sua prima diffusione nell’area indoeuropea, non sia mai scomparsa: tanto che oggi, senza rendercene conto, usiamo più di 3000 vocaboli che non si limitano a discendere etimologicamente dal greco, ma sono quasi gli stessi che si adoperavano nella penisola ellenica, sin dagli albori della civiltà occidentale.
A dimostrarcelo è proprio l’autrice, giunta a Napoli da Atene (dove vive da 14 anni) per spiegare al pubblico – riunito nella Sala del Capitolo del convento di San Domenico Maggiore per il terzo appuntamento invernale dei Dialoghi Filosofici del Festival della Filosofia in Magna Grecia – che, grazie ai greci, l’Europa è un po’ più unita e, come recita il titolo del convegno, La koinè è viva. Perché, se la Storia ha già conosciuto, nell’età alessandrina, una lingua comune (quella ellenistica, diffusasi nei territori conquistati da Alessandro Magno e divenuta lingua franca degli scambi commerciali, da cui è nato il greco moderno o neogreco), oggi una κοινὴ διάλεκτος continua a esistere, annullando confini e diversità in nome della sorellanza linguistica.
“Le lingue moderne hanno un DNA comune”, spiega la professoressa Mattioli, “formato dalle radici greche che troviamo nei vari idiomi: possiamo davvero dire che i popoli europei parlino la stessa lingua. Bisognerebbe ora cercare di capire quanto ci assomigliamo: scoprirsi simili potrebbe essere la base di un rinnovato cammino verso un’unione europea più consapevole. Il mio è un messaggio politico nel senso etimologico del termine.” Saper riconoscere gli elementi comuni del linguaggio ci permetterebbe di imparare meglio le lingue del nostro continente e di decodificare più facilmente le parole che non conosciamo; ci aiuterebbe ad abbattere barriere e distanze culturali e anche, come sosteneva Wittgenstein, a produrre concetti. Il linguaggio è alla base della conoscenza: assume quindi quella funzione di evento disvelante che gli attribuiva Heidegger.
Ecco il perché del volume Parliamo greco [senza saperlo]: il lessico, illustrato da Carlo Bordone e corredato da un’appendice didattica con cruciverba e indovinelli, in cui Maria Mattioli ha raccolto 3400 voci tra vocaboli (“prestiti” e “antiprestiti”, più 450 “calchi”, traduzioni di termini greci in latino), nomi propri, radici, prefissi e suffissi che le sei principali lingue europee hanno mutuato dal greco antico. “Il libro è nato dall’esperienza vissuta”, spiega Mattioli. “Sono arrivata in Grecia con il bagaglio del greco antico imparato al liceo. L’impatto con il neogreco è stato di straniamento: leggendo i cartelli stradali sembrava di essere nell’antica Ellade, dotata delle nuove tecnologie. Da ciò è nata la sfida: mostrare provocatoriamente che parliamo greco senza saperlo”. Titolo poi scelto per il libro, che inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi Antibabele, o Dizionario palindromo.
Nel suo percorso di ricerca, l’Autrice (che è nata a Modena ed è figlia del professor Enrico Mattioli, autore di numerosi volumi sulla scienza della traduzione), ha scoperto il profondo ‘debito’ che la lingua italiana ha con la koinè ellenistica: il greco – che, con il cinese, è una delle lingue che si è meno modificata nel tempo – ha fortemente influenzato la nostra lingua madre, il latino, in uno scambio continuo del ‘patrimonio genetico’. E ha dato vita a innumerevoli “prestiti” (ben oltre quelli citati nel libro, spiega Mattioli) e neologismi, come “enoteca”, formatosi in Italia nel 1963 e diffusosi solo successivamente in Grecia, come “prestito di ritorno”.
Il 13 febbraio il convento di San Domenico Maggiore, tornato a essere cittadella filosofica grazie alle attività organizzate dal Festival della Filosofia in Magna Grecia, ha ospitato quindi nella pratica – attraverso letture, dibattiti, giochi e performance artistiche – l’idea rivoluzionaria di unirsi nel presente attraverso una lingua (e una cultura) antichissima, che ha dato origine a concetti moderni come crittogramma, giga, cibernetica.
Introdotto dalla Presidente del FFMG Giuseppina Russo, il libro di Maria Mattioli è stato presentato dalla Dirigente del Liceo “Quinto Orazio Flacco” di Portici Iolanda Giovidelli, insieme ad Annalisa Di Nuzzo, antropologa culturale e responsabile dell’area didattica del Festival. E una lingua niente affatto “morta”, è diventata viva: Maria Mattioli, insieme alla professoressa Caterina Monari di Modena, ha coinvolto il pubblico con ‘enigmi’ linguistici, dimostrando come sette idiomi apparentemente diversi abbiano radici e usi comuni in ogni settore del sapere: dalla storia alla geografia, alla matematica, alla fisica, all’informatica, alla filosofia. Parola, non a caso, ‘trasversale’, grazie alla sua origine greca.
Il greco antico, archetipo delle lingue e del pensiero europeo (“alle parole si legano immagini, concetti, miti”, dice Mattioli), può essere usato per una didattica nuova: “Tra le otto competenze chiave dell’apprendimento permanente c’è la competenza multilinguistica, fortemente sostenuta dall’Unione Europea e dal Consiglio d’Europa”, spiega la Dirigente Giovidelli. “Ma anche la competenza pluriculturale e interculturale”.
Ed è proprio alla scuola che si rivolge, da sempre, il Festival della Filosofia in Magna Grecia. Protagonisti della giornata sono stati dunque, ancora una volta, i giovani: in continuità con i temi dei Dialoghi Filosofici, gli studenti del Liceo Flacco hanno presentato la coreografia Philia in scena e un cortometraggio sulla libertà di pensiero di Giordano Bruno; i liceali del “Pasquale Villari” di Napoli hanno eseguito una dimostrazione di Tai Chi Chuan; gli allievi del Liceo Scientifico di Trentola Ducenta hanno curato lo Spazio Poetico e si sono ispirati al De amicitia di Cicerone in un testo sui legami (“Un vero amico ci darà sempre la possibilità di esprimerci, anche nell’errore e nella incomprensione”, ha detto l’autrice, Simona Di Lauro). Gli esperti del FFMG hanno poi guidato i laboratori creativi, dando vita a una vera e propria giornata di “Filosofia in festa”.
Il libro Maria Mattioli, Parliamo greco [senza saperlo], “Saggi e Critici”, ETP Books, 2019, pp. 356
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Photo credits Foto dell’evento: © Chiara Santoianni
Locandina a cura del Liceo “Quinto Orazio Flacco”