In questi giorni l’attenzione dell’intero Paese è rivolta al contenimento del contagio da Coronavirus. Ma vi è anche un’altra emergenza da gestire: il panico da contagio emotivo
di Dr.ssa Alexia Di Filippo, Psicologa e Psicoterapeuta
Sono giorni difficilissimi per l’Italia da quando sono esplosi i focolai di Coronavirus in Lombardia ed in Veneto dove le autorità hanno disposto l’isolamento dei paesi più colpiti e la chiusura di scuole, chiese, musei, uffici e luoghi di aggregazione.
Le misure straordinarie si sono rese necessarie a causa della rapida diffusione del virus nel nostro paese che si colloca al terzo posto nel mondo per numero di casi accertati e al primo in Europa.
Da alcuni giorni, considerata l’eccezionalità della situazione, si rincorrono sui media notizie discordanti, confondenti, alcune terrorizzanti che stanno seminando il panico in buona parte della popolazione.
Un contagio emotivo evidente quello che si disvela sotto ai nostri occhi dalle conseguenze allarmanti e imprevedibili.
Perché succede? E cosa si può fare per prevenire una psicosi di massa?
Che le emozioni siano contagiose è una evidenza cui la Scienza è giunta a seguito di quella che viene considerata la più importante scoperta della neurobiologia del 900: l’esistenza dei neuroni specchio nel nostro cervello ad opera di un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma guidato dal Prof. Giacomo Rizzolatti.
Quando una persona viene a contatto con l’emozione di un’altra, i neuroni specchio nel suo cervello si attivano automaticamente ed inconsapevolmente con il risultato di suscitargliela con immediatezza.
E’ lo stesso meccanismo per il quale ci commuoviamo di fronte a scene tristi di un film o ci preoccupiamo se vediamo qualcuno farsi male e manifestare dolore.
Cosa succede dunque se l’emozione che corre sul filo dei media è il terrore per una possibile pandemia di un nuovo, contagioso virus che ha quasi messo in ginocchio una potenza economica ed un paese popoloso e per certi versi organizzato come la Cina? Cosa proviamo ancor prima di formulare un pensiero alla vista dei supermercati dagli scaffali vuoti e dei farmacisti che allargano le braccia perché hanno esaurito le mascherine di protezione che, notizia recente, sono state addirittura sottratte da un ospedale e vengono vendute a prezzi da mercato nero unitamente ai disinfettanti per le mani?
Il rischio che si diffonda il panico al limitar della psicosi di massa è concreto anche tenendo conto del fatto che la scienza ha dimostrato che il contagio emotivo non avviene soltanto nell’ambito di interazioni dirette con l’altro dove giocano un ruolo importante fattori come la mimica facciale, la postura, il tono della voce etc, ma anche attraverso i messaggi diffusi dai social media.
I Ricercatori della Cornell University e del Core Data Science Team di Facebook hanno infatti dimostrato che visualizzare messaggi con contenuti negativi susciti emozioni altrettanto negative influenzando oltretutto gli interventi che seguono; solo l’astensione dall’esposizione a questo tipo di contenuti riduce la produzione di messaggi dello stesso tenore emotivo.
Alla luce di quanto detto possiamo comprendere quanto sia dannosa ed allarmante la spirale di terrore innescata da notizie contrastanti diffuse dai media rilanciate con l’usuale dissennato corollario di fake news dai social.
Purtroppo questo è quanto accaduto fin dalle prime ore in cui si ha avuto notizia dell’esistenza di due focolai del virus in Italia, molte persone sono infatti state raggiunte dall’audio fake della presunta infermiera che denunciava 27 casi inesistenti di Coronavirus presso un importante nosocomio romano che i “piani alti” colposamente nascondevano e che invitava chiunque lo ricevesse a inviarlo a tutti i propri contatti, tante altre erano impegnate nella difficile scelta tra l’opinione del virologo x che denunciava la pericolosità del virus, il parere della primaria y che lo paragonava alla comune influenza, la disconferma di quest’ultimo da parte della virologa z, etc, etc, etc, (il ping pong degli esperti in merito alla questione è tutt’ora attivo), in un climax emotivo da film catastrofista.
Cosa possiamo fare allora per non farci travolgere dall’angoscia?
- Contestualizzare le misure disposte dal Governo e dalle Regioni non come reazione ad una situazione fuori controllo quanto come provvedimenti cautelativi determinati dalla necessità di contenere i contagi per evitare che le strutture sanitarie possano avere difficoltà nel gestire l’afflusso di malati e soprattutto al fine di tutelare le persone più indifese rispetto al virus che sono gli anziani e chi é affetto da patologie importanti come quelle cardiache, renali, oncologiche etc.
- Evitare di seguire ossessivamente le notizie sul numero dei contagi soprattutto via social. Scegliere di acquisire le informazioni due, tre volte al giorno per un tempo stabilito (10 – 15 min) e consultare esclusivamente fonti ufficiali.
- Non passivizzarsi di fronte a quanto si apprende da canali non ufficiali, attivarsi per le verifiche e segnalare alle autorità fake news, sciaccallaggi e possibili truffe. Essere proattivi in tal senso oltre che doveroso, aiuta a combattere le proprie paure rendendosi utili agli altri.
A quanti si trovano in casa per disposizione delle autorità vorrei esprimere comprensione e vicinanza suggerendo che questa potrebbe anche essere una occasione per coltivare rapporti familiari per i quali spesso si ha poco tempo a causa del lavoro e dei ritmi di vita frenetici che più o meno tutti condividiamo.
Si potrebbe approfittarne per stare accanto ai nostri anziani, per parlarsi ed ascoltarsi tra partners, tra genitori e figli adolescenti, per giocare con i bambini avendo cura di non spaventarli nel comunicare loro il perché non vanno a scuola e, per chi è solo, di utilizzare la tecnologia utilmente allo scopo di comunicare superando l’isolamento forzato.
Seneca diceva che anche se il timore avrà sempre più argomenti, occorra preferirgli la speranza. Ebbene io spero che da questa situazione potrà emergere nel nostro Paese bello e disperato, spesso diviso e impregnato di conflitti, un rinnovato senso di comunità, di fratellanza, di solidarietà.
Mi auspico che nel mezzo della difficoltà si possa recuperare la responsabilità dell’altro e con essa l’umanità e la consapevolezza che solo insieme possiamo affrontare al meglio qualunque situazione compresa quella piuttosto complessa che stiamo vivendo.
Alexia Di Filippo -Psicologa, Psicoterapeuta – Psicologa dello Sviluppo ed Educazione dal 1997 (laurea con lode) Psicoterapeuta specialista in Self Analisi Bioenergetica e Psicologia Clinica Strategica Conduttrice diplomata di classi di esercizi bioenergetici. Consulente per la Asl RM D in Progetti di Promozione della Salute e Prevenzione del disagio Psichico che hanno interessato centinaia di adolescenti delle Scuole superiori del Distretto.Coordinatrice di Progetti di Prevenzione del rischio ambientale che hanno coinvolto migliaia di bambini, ragazzi e personale docente di scuole elementari e medie del Comune di Roma Docente in corsi sul controllo dei rischi ambientali rivolti ad educatori di asili nido Docente di Educazione stradale in corsi per alunni di scuola superiore. Autrice di articoli per la Rivista della Protezione Civile DPC informa. Consulente di équipe bariatrica per la valutazione ed il trattamento dei disturbi alimentari Ideatrice e Docente dei metodi registrati Bioenergetidanza e Bioenergetitango scelto dalla giornata dello stile di vita 2019. Autrice dell’Articolo inerente il metodo Bioenergetitango sulla Rivista Psicoclinica. Organizzatrice di Eventi benefici per la promozione del benessere psicocorporeo La sua professionalità viene spesso richiesta per approfondimenti in trasmissioni radiofoniche. Svolge la libera Professione di Psicoterapeuta.
2 commenti
Grazie ancora dott.ssa Alexia Di Filippo, la preoccupazione è alta in noi tutti, sopratutto perchè la mancanza di conoscenza e la corretta informazione porta proprio ad un contagio emotivo!!
La seguiamo sempre qui!
Ringraziamo anche la direttrice di DOLS per la sua grande cura della rivista on line
Ringrazio, ma le mie collaboratrici sono bravissime ad esplorare problemi comuni ma attuali che fanno o vibrare le coscienze. Brava Alexia