Siamo in pieno contagio corona virus e in tutta Italia nascono gruppi, fan club, che amano il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Uno di questi “Le bimbe di Conte” è un profilo Instagram seguito anche dalla Ferragni, incuriosita lo sto seguendo anche io. Non mi interessa dal punto di vista politico e dato che questa nuova tendenza è di altra natura mi lancio nell’analisi del fenomeno.
Giuseppe Conte è uno dei politici più belli della storia della Repubblica, lo dicono in tante e non è necessario avere lenti spesse per rendersene conto, ma lui è andato oltre diventando un sex symbol grazie al contributo del corona virus. Sì, perché anche l’amore e il sesso devono trovare il loro spazio di esistenza nei momenti di crisi e se poi c’è l’obbligo per decreto legge di non muoversi dalla propria casa ecco che il desiderio aumenta in modo esponenziale. Sul social, ad ogni foto del premier ritoccata con coroncine di fiori, vestito da superman, con in braccio un gatto o in affettuoso rapporto con un cane si scatenano commenti di ogni tipo: dai più affettuosi e sentimentali fino a vere dichiarazioni erotiche. Le bimbe di Conte ricordano le scatenare fan di Vasco Rossi al Modena Park che si liberavano dei reggiseni, ma allo stesso tempo le pudiche fanciulle che adoravano negli anni ’70 il giovanissimo e rassicurante Miguel Bosè; lui, il Primo Ministro, tiene insieme gli opposti: i sogni erotici e quelli romantici che appartengono ad ogni donna. Già, ma perché proprio ora? Conte ci ha chiusi tutti in casa agendo a livello simbolico come un duro censore capace con un decreto di evocare persino il sadomasochismo. Le bimbe sono anche delle sottomesse infatti tra i commenti si legge “le 50 sfumature di Conte”, un novello Grey del celebre romanzo di successo? Certo è che la repressione sessuale è insopportabile per chi nel fiore degli anni è costretta a separasi dal fidanzano, dall’amante o dall’idraulico di turno: ogni rapporto è vietato e il bisogno di canalizzare tanta energia libidica, nel senso freudiano e non, è un imperativo categorico. Non quello di Kant ma quello dell’ormone impazzito. E Conte, il nostro eroe, come lo dipingono le sue ammiratrici, diventa un simbolo di libertà: sono disposte a tutto pur di averlo anche a diventare semplici numeri del suo harem. Lo amano perché le tiene ognuna reclusa facendola sentire unica. Speriamo di non buttare a mare anni di lotta di emancipazione femminile…
Ma tutto ciò è anche una burla, spero, e come mi ha detto un amico è l’esempio di come gli Italiani non prendano mai tutto sul serio e forse chissà che questa non sia la loro fortuna, cittadini di un’Italia sempre in procinto di affondare senza mai per fortuna riuscirci.