Cara Mariacristina,
in questi giorni di grande preoccupazione per l’emergenza sanitaria che ha investito il nostro paese e il mondo intero, sono particolarmente preoccupata per i miei genitori anziani. Proprio oggi mio padre, che ha 75 anni, vive in Veneto, lontano da me e si occupa di mia madre di 80 anni, disabile al 90% , mi ha informata di voler riprendere servizio come infermiere, dato che gli ospedali stanno richiamando le persone in pensione. Io capisco che per lui, persona molto dinamica, stare chiuso in casa sia un tormento, ma il rischio cui esporrebbe se stesso e di conseguenza mia madre sarebbe elevatissimo. Mia madre poi non potrebbe stare senza assistenza, io vivo lontana e non sto andando da loro proprio per non esporli al rischio, mio fratello lavora a sua volta in ambito assistenziale e quindi non può assentarsi dal lavoro per assistere lei. Insomma sono preoccupata perché oltre al fatto di voler rendersi utile, secondo me inizia a soffrire della forzata reclusione in casa e inizia a pensare diversivi pericolosi.
Grazie dell’ascolto
Cristina
Gentile Cristina
Capisco bene la tua giusta preoccupazione per i tuoi cari.
Mi scrivi che la tua mamma dipende totalmente dal tuo papà, avendo così tanta disabilità. Il fatto che lui si senta così forte da rendersi utile a chi sta soffrendo per la pandemia significa che si sente forte, con tanto da dare ad altri e anche a se stesso.
Oggi un settantenne non si può chiamarsi anziano, se sta bene ed è in forza, tanto che molti liberi professionisti in aree diverse sono talmente operativi e proattivi da non dimostrare affatto l’età cronologica né mentalmente né fisicamente.
Ho curato da pochi mesi un Convegno il cui titolo era ”I nuovi ragazzi hanno 70 anni” e ti assicuro che i partecipanti non apparivano affatto anziani e hanno espresso ancora tanta voglia di vivere attivamente e con tante idee nuove da mettere in campo.
Hai capito bene, stare in casa senza potersi muovere liberamente, soprattutto se ha ancora molta energia lo fa sentire in gabbia. Inoltre se tuo fratello già lavora in ambito medico gli dona una maggior carica il voler aiutare il figlio, mettendosi anche lui a disposizione.
Che fare, allora, col problema della tua lontananza, difficoltà comune a tante famiglie e con la tua mamma bisognosa di assistenza continua, occorre, con calma, farlo ragionare.
Non partire dalla negazione, dicendogli subito che non può assolutamente, data la situazione a casa, pensare al volontariato.
Comincia invece a parlare della sua forza, della sua lodevole volontà di mettersi a disposizione, ma ricordagli garbatamente le condizioni in cui si troverebbe la mamma sola o con un’assistenza mai così premurosa e affidabile come la sua.
Fagli capire che le sue doti le dovrebbe usare lì con lei che ha altrettanta necessità oltre al suo affetto.
Fallo sentire indispensabile lì dove si trova, anche se capisci molto bene il suo desiderio di uscire sul fronte dove l’aiuto concreto è meno silenzioso e più evidente. Proprio per questo rendi evidente l’aiuto che vi ha dato in questi anni e ringrazialo e sii grata a lui per quello che fa per voi figli che non potete esserci.
Non bisogna mai dare per scontata la disponibilità di qualcuno, ma occorre far sentire l’importanza ed il valore che ha per noi, ciò è indispensabile e necessario a chi presta la propria energia per qualcun altro…Auguri Cristina.
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MARIACRISTINA PASELLI – Collabora con Dol’s Magazine fin dall’apertura della testata, specializzata in Scienze d’Azienda, Psicologia del Lavoro e delle Risorse Umane, si occupa da molti anni di Alta Formazione all’Eccellenza, Aggiornamento e Preparazione di Manager ed Imprenditori alla Professionalità e all’ Evoluzione Valoriale accrescendo le Aziende nel Management, nella Gestione organizzativa, nel Coaching operativo, nella Leadership personale e nel Marketing strategico. Ha scritto numerosi libri ed articoli dedicati al genere femminile ed alle problematiche di coppia.