Gianna Melis, giornalista freelance. Dai viaggi e turismo alla reclusione forzata casalinga.
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Da quanto tempo sei in casa ?
Sono chiusa in casa a Milano dal 4 di marzo, ma già a febbraio quando ci sono stati i primi malati ho evitato i luoghi con tante persone. Finora sarò uscita 5 volte, per andare a fare la spesa o in farmacia. Ma non mi lamento, a casa, a parte un po’ di noia, sto bene. Ho la fortuna di vivere in un appartamento grande e luminoso che peraltro ha un grande terrazzo. Importantissimo in questo periodo per non sentirmi in gabbia! Mi alzo come al solito abbastanza presto, dopo la colazione e la lettura del quotidiano, mi lavo e mi trucco normalmente e poi mi metto al computer e con molta, molta, fatica cerco di lavorare. Non è facile, in questo periodo, scrivere di viaggi e turismo ma è uno stimolo positivo per pensare che presto la nostra vita riprenderà il suo corso.
Come hai distribuito le tue giornate? telelavori?
Le mie giornate sono abbastanza piene, al mattino faccio un po’ di pulizie, poi mi siedo al computer e cerco di scrivere. Dopo il pranzo, riprendo a lavorare, ma alle 17 faccio una pausa per fare una mezz’ora di attività fisica con mio marito. A volte facciamo questa attività in collegamento skype con qualche amica e così diventa anche un momento di chiacchiera piacevole.
A casa sono con il marito e il figlio 25enne che segue le sue lezioni universitarie, suona e canta. Lui è una presenza positiva, perchè oltre a canzonarci ogni tanto, ci suggeriesce film e serie da vedere e ci racconta le sue lezioni di storia contemporanea, rendendoci anche “più istruiti”.
Cosa hai privilegiato di fare ne tempo che ti resta libero? ;Leggere, cucinare, studiare , ascoltare musica, vedere film..o altro?
Il tempo libero….La divisione tra tempo impegnato e tempo libero non esiste più, due cose sono totalmente fuse. Non riesco, e ci ho provato, a darmi i ritmi separati tra lavoro e non lavoro, perchè i miei pensieri vagano spesso e quando prevale la distrazione, tra un paragrafo di un articolo e l’altro, vado a fare la lavatrice, a metter su il pranzo. Ecco cucinare mi distrae e mi gratifica molto, ma questo succedeva anche prima della reclusione forzata, cucino per la mia famiglia, posto le ricette del mio archivio decennale raccolto durante 10 anni di collaborazione a Cucina Naturale, e due/tre volte la settimana appendo un foglio con una ricetta sulla bacheca condominiale.
Per fortuna abitiamo in un palazzo di persone con un buon spirito comunitario e con diverse “famiglie amiche”, con alcuni ci sentiamo al telefono, con altri parliamo da un balcone all’altro, e una/due volte la settimana chiamo le persone anziane che vivono da sole. Ogni giorno ho un pensiero per una signora 85enne che per festeggiare il suo compleanno è partita a dicembre per fare il giro del mondo in crociera. Ci scambiamo tanti messaggi, il viaggio prosegue con molti cambiamenti di destinazione, in nessun porto li fanno scendere a terra, ma lei per fortuna riesce a fotografare tramonti meravigliosi e a godersi l’orizzonte sul mare o la vista da lontano di dune, grattacieli o castelli.
La solitudine ti stressa? Come riesci a superarla?
Per fortuna non sono mai da sola, ma mi mancano molto le amiche, gli incontri per un pranzetto, le cene in casa, il cinema e le serate al Teatro Franco Parenti. Ogni tanto organizziamo con le amiche e con i parenti delle video-telefonate, ma non le trovo molto soddisfacenti, anzi aumentano la nostalgia e la voglia di vedere dal vivo le persone.
Le mascherine di danno la sensazione di proteggere te o gli altri?
Ho usato le mascherine per uscire da casa dal primo momento in cui si è presentato il problema in Lombardia, anche quando non era chiaro se fossero utili o no, e con mia figlia Bianca, anche per fare qualcosa insieme, ho avviato una produzione di mascherine con tessuti etnici, un po’ fashion. Hanno un doppio strato di stoffa, con l’interno bianco, che si possono lavare in lavatrice e usare tantissime volte. Ho molta stima per tutti quelli che affrontano in prima linea questa terribile situazione, a volte senza gli strumenti adeguati, e quando vedo in tv le facce stravolte di medici e sanitari in generale, mi sento molto fortunata. Anzi, mi sento una privilegiata e se non fosse per l’età -sono nella fascia maggiormente a rischio- mi sarei sicuramente offerta come volontaria.
Cosa ti manca di più in questa situazione emergenza e restrizione di spostamento?
Mi manca la libertà di viaggiare. Sono una giornalista che scrive prevalentemente di viaggi e se non poter uscire di casa è per tutti una grande sofferenza, per me lo è forse un po’ di più. Non poter viaggiare incide sia sull’economia familiare, sia sul futuro professionale perchè questo periodo di chiusura in casa, forse, darà il colpo finale a quale giornale di turismo.
Qual’è la prima cosa che farai appena finita l’emergenza?
Andrò subito nella casa di famiglia in Sardegna, anche per vedere l’orizzonte ampio del mare e per respirare l’aria profumata di mirto e delle erbe selvatiche sarde.