Maria Eugenia d’Aquino : attrice e formatrice, Presidente e Direttrice Organizzativa di PACTA . dei Teatri, Direttrice Artistica di TeatroInMatematica ScienzaInScena
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Da quanto tempo sei in casa?
Ho perso il conto, sicuramente da quando si è reso necessario. Vivo a Milano. Ma per me, come per tutti quelli e quelle che svolgono il mio lavoro, il ritiro è cominciato quando i nostri luoghi d’azione, i teatri, sono stato chiusi e cioè dal 22 febbraio.
Come hai distribuito le tue giornate?
Ecco forse non sto ‘distribuendo’ un bel niente, o per lo meno, non riesco a ‘distribuire’. All’inizio ero un po’ preoccupata di questo. Mi sembrava che si ingenerasse una sorta di anarchia poco salutare, invece poi a poco a poco ho scoperto che è meraviglioso…lasciarsi trasportare dall’onda dell’ispirazione e fare le cose che più ti piacciono nel momento in cui se ne palesi il desiderio. Un lusso sfrenato, che non ricordo di essermi mai potuta permettere. Certo tutte cose realizzabili tra le pareti di casa, ma ce ne sono tantissime!
Telelavori? Come fai col tuo lavoro che è molto fisico e di vicinanza?
Prima di rispondere a questa domanda devo fare una doverosa premessa e sfatare un luogo comune che perseguita tutti quelli che si occupino di cultura e di spettacolo dal vivo. Luogo comune ben riassunto da una battuta che circola nel nostro ambiente:
A – Che cosa fai?
B – Attore/Attrice
A – No, di lavoro, volevo dire.
Ecco, chiariamo una volta per tutte: l‘apparizione sulla scena’ è la punta dell’iceberg, il coronamento di un immane lavoro organizzativo, imprenditoriale, promozionale, che sta dietro, per arrivare a quel momento, perché quel momento sia sostenuto, perché venga conosciuto, perché rientri in un progetto culturale di cui lo spettacolo sia il punto di arrivo, il momento della ‘rivelazione’, ecc. … per tutto il resto c’è MasterCard.
Quindi, pur a sipario doverosamente chiuso, il mio lavoro non può interrompersi, anzi aumenta, perché abbiamo dovuto garantire ai nostri dipendenti forme retribuite di sospensione momentanea del lavoro e quindi cerchiamo di assorbire anche quella parte che non può più esser svolta. Non sto a tediare con una lunga lista di incombenze, ma chi di voi sia datrice o datore di lavoro, può facilmente immaginare.
Tutto questo lavoro viene ora svolto da casa, collegati con i server degli uffici per avere a disposizione tutta la documentazione necessaria, poi ogni tanto si fanno delle riunioni via zoom o videochiamate per fare il punto della situazione. Per il mio lavoro di formazione con studenti e studentesse sto poi elaborando laboratori virtuali in cui poter condividere contenuti altri strumenti creativi concessi in questo momento. Sono poi ovviamente proiettata sui progetti della prossima Stagione Teatrale 2020/2021: la quarta edizione del Festival ScienzaInScena che dirigo, le donne di Scienza che porterò in scena, comme d’habitude, il debutto del nostro grosso progetto su Elsa Schiaparelli, per la prima volta portata sulla scena, che è stato solo rimandato, ecc. ecc. Tanta roba, no?
Cosa hai privilegiato di fare ne tempo che ti resta libero?
Ho pochissimo tempo libero, per ora, e vorrei averne molto di più per ‘staccare’ completamente dalle preoccupazioni per il futuro, dalla ‘bulimia’ di volere essere presenti a tutti costi nel mondo virtuale, che noia tutto questo ‘sgomitamento’ a inventarsi hashtag, pagine, pillole… prendiamoci una pausa per liberare la mente da qualsiasi ‘dipendenza’ e dall’ansia d’immortalità! Il teatro non può vivere online. Punto.
Per quello che privilegio nel tempo libero vedi risposta alla terza domanda.
La solitudine ti stressa? Come riesci a superarla?
Per ora non particolarmente. Sono con mio marito, con quale devo dire vado sorprendentemente più d’accordo del solito. Non posso però non rivolgere il mio pensiero alla solitudine di chi è ricoverato, di chi in situazioni molto dolorose non può avere vicino i suoi cari, di chi oltre a quest’emergenza deve fare i conti con altri gravi problemi, chi vive in prima linea le emergenze. A loro tutto il mio rispetto e la mia solidarietà.
Le mascherine ti danno la sensazione di proteggere te o gli altri?
Ho sentito molte teorie sul tema, c’è chi dice che servano solo per proteggere gli altri, chi dice servano anche proteggere sé stessi, c’è chi dice, c’è chi dice… Ma che importa? Tanto sono obbligatorie. (E non si trovano!)
Cosa ti manca di più in questa situazione emergenza e restrizione di spostamento?
La mia ‘bimba’, che da ottobre si è trasferita a vivere in UK con il suo compagno e che non so quando riuscirò a riabbracciare. L’unico piccolo conforto è che ci videochiamiamo due o tre volte al giorno, raccontandoci cose, scambiandoci riflessioni, facendoci quattro risate, con un’assiduità e una complicità che non avevamo mai avuto prima. Incredibile, no?
Qual è la prima cosa che farai appena finita l’emergenza?
Correre a trovare la mia bambina in UK