Un tempo, questo che viviamo, che sta subendo un mutamento profondo e che viene ridefinito rapidamente in cui le donne hanno una straordinaria responsabilità: agire non per inventare il nuovo ma per costruirlo, nel rispetto di quanto nel passato è stato parte della vita di ciascuno.
Mercoledì 13 maggio, il Senato ha approvato la Mozione a favore delle donne ed esse, le”donne“, non possono che dichiarare la loro soddisfazione per questo impegno assunto dal Governo, che risponde ad un senso di responsabilità collettiva della politica ma che è anche un atto dovuto alla grave crisi economica legata all’occupazione femminile e alla disparità di genere.
Constatando però, e nello stesso tempo, che l’argomento “diritti delle donne”, finora disatteso o parzialmente riconosciuto, ha avuto bisogno di un’eccezionalità, aggravata dalle conseguenze della Fase 2 del COVID19.
Viene da chiedersi se prima di oggi le cose andassero così bene per loro.
Da quanto si sono battute, solo a volerlo vedere, si direbbe di no e le difficoltà che esse hanno incontrato lasciano sgomenti.
Un segnale di cambiamento in questi ultimi anni è arrivato dal movimento degli Stati Generali delle Donne e dal non facile percorso da essi tracciato. Esso rappresenta una realtà molto radicata a livello territoriale e da tempo è impegnato con proposte concrete per aprire un tavolo di confronto costruttivo. Un dialogo e una collaborazione aperta giacché un genere escluso non può che rifuggire da esclusioni al suo interno.
Che alcune delle firmatarie della Mozione approvata al Senato portino firme significative, come l’on Donatella Conzatti del Trentino ( prima firmataria) e le senatrici Assuntela Messina (che con gli SGD ha presentato e firmato il Patto delle donne per il clima e l’ambiente il 18 marzo 2019 al Parlamento europeo a Milano) e Cinzia Leone (che con gli SGD sta seguendo la buona pratica dell’allontanamento del maltrattante, presente nella loro aula virtuale del 23 aprile scorso), creano un’ulteriore speranza per una futura e più significativa collaborazione.
Dunque la Mozione del Governo è molto articolata sia nella premessa, come nel dispositivo.
In estrema sintesi, essa parte dalla constatazione di come le donne abbiano fornito il contributo maggiore durante le settimane di più grave emergenza sanitaria, risultando peraltro sottoposte a un forte sovraccarico di lavoro, soprattutto se madri con figli, e che la fase di ripresa delle attività, ormai avviata, presenta il forte rischio di produrre effetti asimmetrici soprattutto sul livello e sulla qualità occupazionale tra uomini e donne.
La Ministra Bonetti, ha sottolineato in più occasioni il proprio e convinto impegno ma è l’APPLICAZIONE di questa Mozione che dovrà segnare la demarcazione con i governi precedenti che fino ad oggi non hanno prodotto cambiamenti significativi. La Ministra ha affermato che la soluzione di una politica di genere non debba costituire il traguardo o la vittoria di uno ma vada nella direzione di una vittoria per tutti.
Ed è proprio sulla parola “tutti” che dovrebbe passare il rinnovamento.
Nella nebulosa politica di genere, dove l’istituzionalizzazione ha preso il sopravvento, una menzione a sé va di muovo attribuita agli Stati Generali delle Donne impegnati da diversi anni nella costruzione di una rete che sappia mettere in atto una diversa modalità politica. I bisogni di una sono i bisogni di tutti. Un passaggio che può rappresentare un punto di sintesi del dibattito di genere.
L’azione degli Stati Generali delle Donne prende il via dalla constatazione che, se è vero che durante le crisi economiche più recenti l’occupazione femminile aveva subito un rallentamento senza però subire una diminuzione drastica, nella congiuntura attuale i settori economici più colpiti, almeno nella prima fase, sono stati e continueranno ad essere il turismo, il commercio, la comunicazione, il terziario avanzato, i servizi in genere, tutti ad elevata, con una prevalente presenza femminile.
L’attuale Pandemia ha ulteriormente evidenziato le distorsioni, le iniquità e le discriminazioni presenti nel mondo del lavoro e nella nostra società, che incidono negativamente, non solo sulla vita delle persone, ma anche sulla qualità del nostro sistema produttivo e sulle prospettive di crescita del Paese. La Mozione del Governo sembra rappresentare il “Patto delle donne per il lavoro” che gli SGD hanno già presentato prima al Governo Renzi, poi al Governo Gentiloni e poi declinato in tutte le Regioni con la sottoscrizione da parte dei candidati e candidate alle Elezioni Regionali.
Inoltre e con questo spirito gli SGD hanno avviato dallo scorso 27 febbraio, una “Task force donne-emergenza” con aiuti e supporti concreti nei territori e con i seminari ogni giorno on line.
E’ legittimo domandarsi sul “dove erano le politiche” e sul cosa abbiano fatto fino ad ora. Perché il vero nodo di tutto, a monte e a valle, sta nel fatto che pur non mancando ideologicamente la volontà di raggiungere la parità di genere, è mancata un “opposizione donna” all’interno delle forze politiche per condizionarle a dibattere e decidere su questi temi. Questo tipo di battaglia richiederebbe un accordo di potere fra donne, che volendolo non sarebbe impossibile, che metta in crisi i vecchi schemi parlamentari, creando una permanente contestazione contro un concetto abusato di “secondaria importanza”, propositivo ad integrare soluzioni politiche più generali.
Un ministero delle Pari opportunità, posto in un cantuccio salvo per l’appunto un’emergenza difficilmente ignorabile, non può dare risultati nel tempo. Comitati di supporto ad “ora” neanche. Meglio sarebbe una sintesi di realtà territoriali, un filtro necessario per definire proposte realmente percorribili.
Un tavolo allargato permanente di consultazione, non tuttologo e possibilmente operante con gruppi di lavoro per competenze, di cui il Ministro o chi indicato da esso possa svolgerne il coordinamento. Insomma i modi di fare “Politica” le donne possono-devono saperlo trovare. O ora o mai più!
A suo tempo gli Stati Generali delle Donne, hanno individuato nel loro ” Patto per le Donne”elementi importanti su cui lavorare insieme. Su alcune di quelle proposte il Governo potrebbe trarre spunto per predisporre un “patto” condiviso con misure finalizzate al sostegno e all’incentivazione del lavoro, delle imprese femminile in modo tale da rendere compatibili e armonici i tempi della vita e del lavoro, al fine di consentire alle donne lavoratrici la possibilità di dedicarsi alla famiglia senza correre il rischio di perdere il lavoro, senza creare le riserve indiane fra le dipendenti e le autonome, e senza incorrere in atteggiamenti discriminatori e di riprendere al più presto le attività lavorative. A tal fine prevedere strumenti di programmazione di lungo periodo verso un cambiamento del sistema di produzione e consumo che è fallito. Un Piano per le donne che sia concreto per la riorganizzazione del sistema scolastico e di ogni servizio alla famiglia, il riordino e il potenziamento degli incentivi per sostenere l’ingresso o il rientro delle donne nel mondo del lavoro.
Un tempo, questo che viviamo, che sta subendo un mutamento profondo e che viene ridefinito rapidamente in cui le donne hanno una straordinaria responsabilità: agire non per inventare il nuovo ma per costruirlo, nel rispetto di quanto nel passato è stato parte della vita di ciascuno. Il grande cambiamento, quello si che possiamo definire epocale, sarà nel mondo del lavoro e della formazione scolastica. Un passaggio difficile da affrontare con la riconfigurazione di prassi che creino nuove possibilità e competenze per tutti piuttosto che con sistemi di tutela.
Buone prassi che dovrebbero contemplare una revisione complessiva delle politiche sociali, come prevede anche l’Europa.
“Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che definisce le priorità del Parlamento europeo per la 64a Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, solo l’ultimo di una serie di atti che hanno al centro la questione della promozione dei diritti delle donne e della parità di genere; la posizione di lunga durata del Parlamento è quella di elaborare e perseguire una solida strategia della UE per la parità di genere, a partire dalla necessaria integrazione della dimensione di genere che costituisce in tutte le politiche, le misure e le azioni della UE, considerando che i diritti delle donne e la parità di genere non rappresentano soltanto diritti umani fondamentali, ma anche una condizione essenziale per l’avanzamento dello sviluppo sociale ed economico e la riduzione della povertà in un mondo prospero e sostenibile”
La ministra Bonetti, fin dall’inizio del suo mandato, ha dichiarato di avere a cuore queste questioni e si è mossa per impegnare il Governo ad attuare un piano per l’occupazione femminile, per far diventare l’Italia un Paese paritario e competitivo, con idee innovative per una vera parità di genere.
Ad essa va l’affidamento temporale da parte delle donne, pronte a dare tutto il sostegno necessario.
Il mondo “sommerso”delle “donne agenti“ in questo Paese, forse è ancora sconosciuto. Per questo non sembra fondamentale sostituirle o farle rappresentare da task force che hanno l’aria di essere provvisorie o di diventare “carrozzoni” privi di ruote.
Non è solo l’ emergenza che spinge verso una nuova visione di questa componente sociale di genere ma anche il fallimento dell’indifferenza, della scarsa elaborazione, del pressapochismo che spesso impoverisce un Paese, la sua rappresentanza, la sua cultura producendo un tardivo sviluppo e disaffezione.