“E quindi uscimmo a riveder le stelle” è un lavoro di scuola nato durante l’emergenza covid, in un tempo di distanziamento, di solitudini e smarrimenti, che scorre lento e faticoso mentre si cercano strade di risalita.
di Pina Arena
Nella nuova realtà di una scuola confinata in una quotidianità meccanica, la sfida è quella di espanderne i confini umanizzandola, recuperando la dimensione viva e vera dell’anima umana che ora e qui comunica e si esprime solo attraverso schermi, videocamere, microfoni, piattaforme digitali.
Sfida ancor più alta dal momento che gli interlocutori e le interlocutrici dell’insegnante –oltre-lo -schermo sono adolescenti , apparentemente distanti e abbioccati nella nuova ruotine da covid, in realtà vibranti di inquietudini indefinite e in attesa di risposte a domande di senso, oggi ancor più assillanti di quelle di sempre: risaliremo, come si risale, cambieremo, perché il mondo si ferma all’improvviso, finirà tutto questo, chi ci aiuterà, di chi possiamo fidarci, come sarà il mondo dopo, come saremo dopo ?
Ed ecco che le parole di Dante danno voce al nostro e al loro smarrimento.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura”: da qui siamo ripartiti, in compagnia del classico assoluto che ci viene in aiuto, proprio come Virgilio ha fatto con Dante, dà risposte e senso alle domande, guida, rimodula emozioni e sentimenti, indirizza la ricerca di noi persone adulte e specialmente di quegli adolescenti inquieti.
Così, Dante, exul immeritus, uomo smarrito che insegue virtute e canoscenza, pellegrino, che pone domande, cerca risposte, sapiente conoscitore dell’umanità, degli antichi e dei moderni, è diventato nostro compagno di viaggio e nostra guida in un viaggio di conoscenza, di purificazione e risalita dall’inferno verso un ancora inimmaginabile paradiso. E’ cominciato, così, con lui un viaggio di letture e riletture, conversazioni e riflessioni dalle quali è nato il nostro video “italiano” di terzine dantesche.
Con le sue parole, ci siamo ritrovati insieme, da Catania a Milano, dalla Sicilia alla Lombardia, a raccontare la speranza, la paura, la fuga, il dolore, la perdita, il vuoto, l’errore, il desiderio di risalita, di luce, di rinascita, di abbracci umani, di sguardi puliti, di un mondo nuovo, di amore.
Partito dalla scuola, il progetto è cresciuto ed ha accolto – nel chiuso delle nostre case- altre voci, altri sguardi.
Oltre le voci di studenti e insegnanti di ogni parte d’Italia, quelle delle donne e degli uomini in prima fila per la cura dell’umanità. Sono arrivate così le parole dell’ anestesista e dell’infettivologo che accolgono senza esitazione la mia proposta e rubano tre minuti al loro lavoro in trincea per far sentire che Dante parla di noi, ci mette insieme, ci dà speranza.
Sono arrivate anche le voci degli infermieri del Nord e del Sud: di Francesco, infermiere a Catania, di Elisa, infermiera a Codogno, guarita dal covid e ritornata al lavoro.
Le voci dell’uomo sapiente e antico, Filippo Siciliano -novantanovenne, uomo di scuola e di battaglie culturali, sociali e politiche- e della piccola Elisa che ci riporta alla luce e al cielo.
Cinquanta magnifici interpreti le cui voci diventano una sola che racconta il comune cammino, in ascolto del Poeta italiano che conduce, porta oltre, innalza, e può anche solo per un attimo, far trasumanar e far perdere il peso del confine materiale.
Alla forza della trascendenza dell’Arte e dell’Artista rimanda il cielo azzurro e luminoso che chiude il video: è il cielo della città polacca di Byalistock, cresciuta accanto e dentro un bosco: è un cielo vicino e lontano, che una delle interpreti , Costanza, ci regala per il video perché “siamo tutte e tutti sotto lo stesso cielo”.
Il nostro lavoro è visibile qui