L’ottimismo non è una panacea per vivere meglio, è un atteggiamento mentale da conoscere a fondo.
Per prima cosa dobbiamo distinguere la visone rosa della vita dall’ottimismo vero: la prima è una modalità che rimanda alla speranza, il secondo si avvicina alla scienza. Se la speranza è dura a morire, come dice un noto motto polare, è anche vero che essa non risolve le situazioni bensì si crogiola in un’eterna sospensione nell’attesa che qualcosa si risolva con un intervento non prevedibile. Il deus ex machina della tragedia greca ne è un esempio concreto: la situazione era grave e non c’era via d’uscita allora interveniva Zeus o un suo inviato. Per esteso il deus ex machina è una soluzione improvvisa agita da chi non c’entra nulla con la situazione ma intervenendo mette a posto tutto, quasi con un tocco di magia. Aspettando ciò non troviamo una soluzione azzeccata, ma viviamo nella fiduciosa attesa di qualcosa che potrebbe anche non arrivare mai. Tutto questo per giungere alla Lombardia e al suo problema dei contagi ancora non sufficientemente bassi per pensare con certezza di poter uscire dai confini regionali dal 3 giugno.
Questa situazione altalenante provoca una certa ansia, si vorrebbe essere finalmente liberi, ma soprattutto rende ancora più pesante la nomea di “untori”. I Lombardi sono i colpevoli della diffusione del covid nell’intero Paese? Questi assurdi pensieri nascono anche e soprattutto da un atteggiamento superstizioso ancora vivo nelle menti, purtroppo ci portiamo dietro zavorre assurde. Come uscirne? Ricordando a chi decide che l’ottimismo è cercare la soluzione migliore che è la più semplice, ce lo ha insegnato William of Occam, filosofo medioevale illuminato, che con la sua teoria del Rasoio sapeva eliminare il superfluo. Quanto superfluo c’è nella discussione sul covid? Vale la pena di rifletterci a fondo. Passate parola e chissà che non giunga là dove deve, nel frattempo i contagi per fortuna stanno scendendo e il vero ottimismo potrebbe sconfiggere la speranza.