Il lungo periodo di “sosta” forzata a causa del COVID19 ha scosso coscienze individuali, messo in evidenza responsabilità generali, terremotato la scienza e reso ancora più evidente la fragilità dei destini umani.
Costretti a prendere coscienza della nostra inadeguatezza, abbiamo messo in discussione modalità di vita organizzata, denunciato i difetti e le incongruenze, dando il via ad una riflessione complessiva delle relazioni ma con proposte alternative ancora non definite nella loro sostanza e sperimentali.
Le crepe che si sono aperte nei nostri sistemi di vita hanno bisogno di una riflessione e di un intervento comune attivo che vada oltre le analisi.
E di queste non se ne vede bisogno, al limite di alcuni aggiornamenti, perché se ne sono fatte in abbondanza e questa fase richiede di andare oltre, perché il futuro di ieri è già l’oggi, che è il domani.
Un “peccato” di realismo organizzativo della vita che le donne hanno messo sempre in evidenza.
Ad Isa Maggi, coordinatrice nazionale degli SGD, chiediamo di sintetizzare il suo pensiero, quello delle tantissime donne che con lei sono presenti attivamente in questo percorso, che non hanno mai smesso di lavorare e che si sono incontrate giornalmente online in questi mesi confrontandosi con referenti delle istituzioni, del modo imprenditoriale, culturale e sociale.
Una fase storica, che chiama tutti i Paesi, Governi, Comunità religiose a prenderne parte, uomini e donne di ogni razza e genere. Lo stesso Papa si è espresso in questo senso. ll futuro è alle porte ma ancora indefinito quale è il tuo pensiero?
Abbiamo la visione di mondi femminili che scrivono il futuro, in tutti i settori.
Un capitale umano ancora molto sottovalutato.
Cinque anni fa, proprio oggi 24 maggio, Papa Francesco firmava la Laudato Si, un documento che rappresenta una road map per costruire società più giuste in grado di custodire la vita umana e la Madre Terra.
Voglio partire dalla attualità della enciclica per riflettere sul momento presente, mentre il mondo intero combatte contro la pandemia del Covid-19 a proposito dei fondamenti del rapporto tra le creature e il Creatore e della profonda interconnessione che ci lega.
La questione ambientale è un tema che caratterizza da sempre il vostro impegno.
C’è chi la riduce ad una questione ideologica, chi pensa che non si prioritaria, che sia usata in modo strumentale e chi pensa che non la riguardi direttamente. Che opinione hai?
Non esiste una questione ambientale separata da quella sociale e i cambiamenti climatici, le migrazioni, le guerre, la povertà e il sottosviluppo sono manifestazioni di un’unica crisi che prima di essere ecologica è, alla sua radice, una crisi etica, culturale e spirituale.
Laudato si’ non nasce da nostalgie per far tornare indietro l’orologio della storia e riportarci a forme di vita pre-industriali, ma individua e descrive i processi di auto-distruzione innescati dalla ricerca del profitto immediato.
“Siamo andati avanti a tutta velocità – ha detto il Papa lo scorso 27 marzo durante la Statio Orbis – sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta… non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.
Francesco ha ricordato che siamo chiamati “a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta… il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è”.
Laudato si’ ci guida nel ripensare un modello di società dove la vita umana, specie quella dei più deboli, sia difesa, dove tutti abbiano accesso alle cure, dove le persone non siano mai scartate e la natura non sia indiscriminatamente depredata ma coltivata e custodita per chi verrà dopo di noi.
L’emergenza Covid-19 ci ha trovati tutte e tutti impreparati. Nessuno poteva prevedere una crisi così dirompente, con un numero impressionante di vite umane spezzate. Questo virus pone la domanda se ha a che fare con la questione ambientale.
L’emergenza sanitaria in corso ha numerosi aspetti che si intersecano con le questioni ambientali e climatiche.
Sulle possibili relazioni tra epidemie e ambiente/condizioni climatiche, molte cose erano state anticipate, già all’epoca della scrittura del nostro “Patto delle donne per il clima e l’ambiente” ma molto bisognerà ancora studiare per arrivare a risposte certe e attendibili, che vadano al di là delle ipotesi. Pur comprendendo il bisogno diffuso di capire la situazione attuale (da dove arriva? cosa comporta? dove ci porterà?) e in certi casi anche una certa ansia di informazioni su una situazione inedita, per avere risposte attendibili e non fuorvianti bisogna rispettare i tempi della scienza e di meccanismi che non si possono forzare.
Anche sulle conseguenze delle misure prese per diminuire i contagi con la forte riduzione di spostamenti e attività produttive occorre fare un ragionamento più articolato rispetto alle prime suggestioni.
Certamente, il lockdown ha avuto un effetto significativo, nel breve termine, sulla qualità dell’aria, sulle emissioni di gas climalteranti, sugli habitat e sulla biodiversità, sull’inquinamento acustico e soprattutto sulla diffusione del contagio.
Abbiamo come Stati Generali delle donne sperimentato un inedito ed eccezionale “laboratorio” di apprendimento, di formazione e informazione a partire dal 27 febbraio nella nostra aula virtuale di “ #statigeneralidonne on line” attraverso la piattaforma Zoom che ci ha permesso di studiare ogni sera, sotto molti aspetti – economico, psicologico, psicoanalitico, ambientale, politico – la portata dell’impatto antropico della pandemia e avere così indicazioni preziose per il futuro.
Nelle serate on line abbiamo cercato di capire quali saranno le ripercussioni di lungo periodo.
Il futuro che vogliamo disegnare dipenderà in gran parte dalle scelte che verranno messe in campo per declinare il new green deal, essendoci ora tutte le condizioni per poterlo fare.
Quali gli step percorribili?
Prima la situazione emergenziale e poi la volontà di far ripartire in fretta le attività economiche, davanti all’esigenza di fronteggiare la grave situazione economica che si prospetta, non possono essere la giustificazione per una minore attenzione agli aspetti ambientali, come pare stia avvenendo negli Usa e in Brasile.
Guardare al futuro significa non retrocedere, ce lo ha detto Papa Francesco, anzi vuol dire porre le condizioni per un’attenzione ancora più elevata ai principi della sostenibilità, che si potranno tradurre anche in una maggiore equità sociale.
Quali opportunità per e dal cambiamento?
La lotta ai cambiamenti climatici, la transizione energetica verso le energie rinnovabili, la necessità di trasformare l’economia da lineare a circolare, l’impegno per il rispetto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu manifestano ora, più di prima, la propria urgenza.
Ogni crisi porta con sé delle opportunità.?
Per cogliere queste opportunità che per il prossimo futuro ci si presentano, la ripartenza, la cosiddetta “fase 2” e tutte le fasi successive, dovranno allora essere impostate su basi nuove, riorientate a un’attenzione rinnovata a un ambiente salutare e a un benessere che tenga in considerazione le esigenze di tutti, comprese quelle delle generazioni future.
Andiamo incontro ad una sfida?
La sfida è tutt’altro che semplice, ma non possiamo permetterci di fare finta di nulla.
Il Coronavirus ci lascia un tessuto economico rallentato, con forti sacche di disoccupazione, disparità acuite fra “ricchi e poveri”, fra “garantiti” e “non garantiti”.
Quindi rivedere il sistema economico?
Abbiamo ora la possibilità di scrivere una revisione sostenibile dell’economia che, finanziando la riconversione di vari settori, crea crescita e occupazione qualificata e un miglioramento della qualità della vita.
Un’economia che deve arrendersi alla realtà che siamo tutti interconnessi.
Abbiamo in Italia un’opportunità unica, specifica e privilegiata, date le nostre caratteristiche territoriali.
Abbiamo bellezza,paesaggio, cultura, saperi, scienza, innovazione, imprenditorialità, biodiversità.
Abbiamo la visione di mondi femminili che scrivono il futuro, in tutti i settori.
Un capitale umano ancora molto sottovalutato.
Quali le speranze?
Riusciremo a trasformarci in un paese che gestisce il suo territorio a 360 gradi, con efficienza solidale per diventare un modello globale per il futuro: l’economia sostenibile è quella che interpreta il territorio valorizzandone ogni potenziale, sorretta da una domanda che non remunera più la quantità uniforme, ma le tipicità e le specialità di nicchia, secondo le vocazioni territoriali.
Un territorio che genera ricchezza e che è rispettato come bene comune fa nascere la cultura della legalità, della fiducia e della solidarietà.
Questa oggi è la nostra sfida.