È buona cosa imparare l’inglese ma lo è altrettanto non perdere l’italiano.
Il sofista Gorgia da Lentini vissuto nel V secolo a.C. fornisce un significato alla Parola del tutto originale precorrendo i tempi. Nel suo Encomio di Elena si esprime così: … ”la parola è un gran dominatore, che con piccolissimo corpo e invisibilissimo, divinissime cose sa compiere, riesce infatti a calmar la paura, e a eliminar il dolore, e a suscitare la gioia, e ad aumentare la pietà”. La sua spiegazione è legata alla fisiologia e lo afferma poche righe dopo: “C’è tra la potenza della parola e la disposizione dell’anima lo stesso rapporto che tra l’ufficio dei farmaci e la natura del corpo”. Per i Greci il farmaco (farmakon) ha il duplice valore di veleno e filtro magico, la parola come la medicina può rivelarsi infatti un rimedio efficace o un veleno mortale.
Comprendere questa estrema e antitetica potenza della parola, il suo essere tagliente e violenta mentre all’opposto è indagatrice e lenitrice della sofferenza, rivela una dote di profonda analisi della comunicazione che ci mostra come certe cognizioni sulla vera natura dell’animo umano provengano da molto lontano. Certo, Gorgia era un sofista e la sua arte rivolta alla persuasione ingannevole lo dipinse come venditore di parole, maestro di retorica, ma ciò non offusca minimamente queste intuizioni così acute.
Se la parola possiede doti straordinarie non va sottovalutata, se la nostra lingua si definisce Madre, quella che impariamo da bambini a cui ci educa la mamma, se essa racconta il nostro vissuto, se sa esprimere i nostri pensieri più profondi, allora la lingua siamo noi. Essa è il nostro veicolo verso il mondo. Se non fossimo dotati di parola, saremmo privi di qualcosa di fondamentale, ci mancherebbe l’identità che collettivamente si fa identità comune di un popolo. Eccomi giungere al punto che desidero sottolineare, la nostra lingua italiana. Nel periodo di blocco (definito lockdown) delle nostre vite e nelle fasi successive sono entrati a viva forza alcuni termini anglofoni, alcuni pure non corretti o quasi inventati, lascio a voi scovarli, per descrivere ciò che
avveniva: droplex, termoscanner, covid hospital, triage, smart working… fino alla summer school del dopo fase due. È buona cosa imparare l’inglese ma lo è altrettanto non perdere l’italiano, lingua studiata in tutto il mondo per la sua particolare ricchezza e musicalità, lingua che ci rappresenta. E noi permettiamo che sia bistrattata senza opporre la giusta resistenza? La lingua di un popolo rappresenta la sua origine, la sua cultura, è un prezioso patrimonio da rispettare perché, tra l’altro, porta con sé tutta la sacralità della madre.